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Il classico di Natale: una poltrona per due

di Giulia Bassi

Presente, concentrata, concreta. E vincente. L'Inter che batte il Verona e resta a un punto dal Milan capolista è un concentrato di energia, prepotenza e convinzione. Tutto quello che serve per il settimo successo di fila in campionato, per migliorare numeri che certificano la ritrovata graniticità di un gruppo che sembra di nuovo in possesso di quelle convinzioni e di quella mentalità che hanno a lungo caratterizzato il 2020 nerazzurro. Un 2020 che si chiude col primato e ritrovate certezze. La prima: l'Inter segna tanto e lo fa sempre più spesso nella ripresa e nell'ultima mezz'ora, segnale di una squadra che legge le partite e che le finisce in crescita.

A Verona il primo tempo è stato equilibratissimo con i gialloblu che hanno tenuto di più la palla e fatto un pressing forsennato mentre i nerazzurri (vestiti da Conte con il 3-4-2-1 con Brozovic e Barella in mezzo al campo e la coppia Perisic-Lautaro alle spalle di Lukaku) hanno atteso di più appoggiandosi, come sempre, alle sponde del gigante belga. Il nuovo modulo di Conte ha dato meno ampiezza del solito e ha portato, nei primi 45 minuti, allo scarso coinvolgimento di Hakimi e Young, più attenti a coprire che partecipi di una manovra poco fluida e continua, che avrebbe dovuto basarsi di più sulle giocate e sulle triangolazioni dei tre d'attacco (da cui, infatti, su palla recuperata a centrocampo da Perisic, portata in area da Lukaku e indirizzata verso la porta da un tocco d'esterno di Lukaku è nata l'azione migliore del primo tempo). Un primo tempo di attenzione dove la parola d'ordine, da tutte e due le parti, è stata: non concedere spazi e occasioni.

Tutto diverso nella ripresa dove un Verona che ha diminuito l'intensità del pressing e inziato a giocare meno ha permesso all'Inter di guadagnare campo e iniziative. Un'Inter che ha, fin dai primi minuti, ha alzatoto il baricentro e coinvolto gli esterni, finalmente pronti e presenti a buttare cross in area. Si legge così il vantaggio di Lautaro, trovato da un assist perfetto di un Hakimi devastante nella ripresa. Ripresa che come spesso è successo nelle ultime settimane ha permesso ai nerazzurri di uscire alla distanza e andarsi a prendere le chiavi della partita, dominata e gestita in maniera totale.

Il momentaneo pareggio del Verona, o meglio, il regalo di Handanovic a Ilic, non ha cambiato atteggiamento e modo di stare in campo. E il nuovo vantaggio trovato da Skriniar su assist di Brozovic ne è stata la giusta certificazione. L'Inter si è appoggiata a un Lukaku a cui è mancato solo il gol ma che è stato potenza pura per 90 minuti e capacità costante di prendere e difendere ogni pallone. Ma si è appoggiata anche alle sgroppate di Hakimi e alla presenza di Young, i due che erano mancati nei primi 45 minuti. Si è poi appoggiata a un super Lautaro che oltre alla girata perfetta a baciare il palo per il primo gol, ha sfoderato corse, rientri, pressione, recuperi e conclusioni pericolose. E si è appoggiata a una solidità difensiva che al Verona, o più precisamente a Dimarco, ha concesso solo un'occasione nel primo tempo e una punizione alta nel secondo.

Conte vive il suo secondo Natale interista a +9 sulla Juve (che deve recuperare la gara col Napoli) e con una ritrovata solidità dopo qualche sbandamento, sopratutto difensivo e di assetto tattico, nella prima parte di stagione. Ci arriva con in saccoccia una brutta doppia eliminazione dall'Europa ma con, dalla sua, un gruppo che ha mostrato di essere completamente dalla sua parte (si vedano e si rivedano le sofferte ma volute vittorie contro Cagliari e Napoli per quanto molto diverse tra loro). Ci arriva a un punto dal Milan, che si prende in extremis il successo contro la Lazio e chiude il 2020 davanti a tutti. Per ora la classifica vede la ritrovata centralità della Milano calcistica, nel più classico dei classici di Natale: una poltrona per due.


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