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Il dramma Schick

di Alessandro Cavasinni

La frustrazione può giocare brutti scherzi. E così accade che un popolo notoriamente democristiano, che difficilmente si espone come quello italiano, si faccia poi prendere la mano quando può agire nell'anonimato (o quasi). Succede che nel fatato mondo del web le persone, colte da un improvviso coraggio epico, decidano da che parte stare e si scaglino con veemenza verso chi la pensa diversamente. Quello che nella vita reale accade raramente, con l'ignavia a farla da padrona, trova invece immprovvisa concretizzazione sui social. Attingendo a piene mani da questo bidone di insoddisfazione, l'utente medio si sente in diritto di giudicare tutto e tutti. Lo sfogatoio preferito, manco a dirlo, è il calcio, che offre il ghiotto menù del mercato.

In questi giorni, a tal proposito, il tifo interista vive il dramma Schick, apice di mesi di voci e rumors non soddisfatti. L'Inter era partita con ben altre aspettative di mercato e la conferma ce l'ha data lo stesso Spalletti: "Gli obiettivi erano altri quando abbiamo stilato il piano, poi siamo stati costretti a cambiare rotta", il succo del discorso dell'allenatore toscano.

Suning ha solidità economica e voglia di investire sulla squadra. Gente come Nainggolan, Vidal e Di Maria è stata trattata concretamente e non solo a chiacchiere. Poi tra addii sfumati (quello di Perisic su tutti) e rubinetti chiusi dalla Cina (FFP e non solo), Ausilio e Sabatini si sono trovati a metà percorso con tanta semina e poco raccolto. Difficoltà doppia dal momento che le piste fin lì battute si sono dovute abbandonare e si sono dovuti intraprendere percorsi alternativi.

Al contempo, però, c'era una squadra che sudava in silenzio sotto il sole di Riscone e che cominciava ad avere coscienza di sé tra Cina e Singapore. Il campo, nei mesi del mercato, ha davvero poco appeal per giornali e tifosi. E, spesso, i risultati agostani sanno essere effimeri. Ma è lì che si comincia a costruire un gruppo , e la stagione passata della stessa Inter ne è un esempio illuminante (in negativo).

La contraddizione è lampante. C'è un'Inter di campo che vince e convince. Che conferma le premesse estive e fa bottino pieno tra Fiorentina e Roma: 3-0 all'ex Pioli e 3-1 all'Olimpico. Un avvio a razzo con dentro tutto: qualità, coraggio, idee e voglia di non mollare. E poi c'è l'Inter di scrivania, quella del mercato appunto. Quella che, a quanto pare, non ha soddisfatto i suoi tifosi e che non ha mantenuto le promesse in stile Game of Thrones. Ma c'è un limite a tutto. Va bene essere delusi, comprensibile storcere il naso, ma quando si mette il mercato al di sopra del risultato del rettangolo di gioco qualcosa non torna.

Il dramma per il mancato arrivo a Milano di Patrik Schick è un qualcosa di allucinante. Tralasciando il discorso tattico, andrebbe sottolineato come si stia parlando di un elemento che probabilmente diventerà un campione, ma che difficilmente andrà a fare la differenza come Messi o Ronaldo. L'Inter avrà anche perso un duello di mercato con la Roma, ma intanto i tre punti dello scontro diretto hanno preso la strada di Milano. Sicuri fosse Schick l'acquisto essenziale da chiudere e non un altro centrale, un trequartista d'assalto e un vero esterno d'attacco? Quante volte ci siamo ripetuti come sia più importante costruire un gruppo vincente piuttosto che collezionare ottimi giocatori? Ecco, adesso l'Inter appare una squadra vera, con un condottiero ideale in panchina e una società strutturata.

Voi sentitevi pure frustrati per il mercato, qui noi altri ragioniamo di calcio.


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Domenica 15 dicembre