Il flop Italia fa male. Ma San Siro torna a essere nerazzurro
Torna il campionato dopo un lutto sportivo difficile da elaborare. Cresce a dire il vero il partito di quelli che: "A me della Nazionale non frega nulla”, ma poi sono loro i primi a parlarne, undici milioni hanno sofferto davanti alla Tv, in 73 mila provenienti da tutta Italia e non solo, hanno riempito San Siro, lunedì scorso, per spingere gli Azzurri ad una rimonta contro la Svezia assolutamente fattibile, ma che l'intero ambiente, dall'ormai ex Ct, ai giocatori, ai dirigenti federali, ha reso impossibile per una serie di errori e valutazioni che gridano vendetta. Tant'è. Vedremo anche un Mondiale senza l'Italia, senza sentire “Mameli” diventato legge, prima delle partite, senza discutere delle scelte del commissario tecnico. Magari, come in Sudafrica e in Brasile, il rito sarebbe durato solo per le tre partite del girone di qualificazione, ma intanto in Russia ci si andava. E invece no. Peraltro, a causa della pessima scelta di disputare quello del 2022 in Qatar e quindi in autunno o inverno per ragioni climatiche (successe solo in Uruguay nel 1930), il prossimo mondiale d'estate con la nostra Nazionale, sempre se riuscirà ad andarci, si disputerà nel 2026. Auguri.
Esaurite le considerazioni sul nostro stato d'animo dopo la debacle, sarà interessante capire come reagiranno in campionato dal punto di vista psicologico i giocatori coinvolti nel fattaccio. Nell'Inter sono Candreva, Eder, Gagliardini e D'Ambrosio. Ci auguriamo che prevalga lo spirito di reazione e non la depressione comprensibile per aver visto sfumata una parentesi importantissima per la loro carriera e quindi, anche per la loro valutazione. Domani sera si tornerà al Meazza, l'azzurro sarà sostituito dal nerazzurro, un colore che anche contro l'Atalanta, nerazzurra pure lei, ha finora accompagnato con grande passione la Beneamata sugli spalti. A tal proposito riportiamo il messaggio dell'Ufficio Stampa dell'Inter che informa di un Instagram firmato Luciano Spalletti. Il tecnico elenca le gare interne disputate finora corredate dal numero esatto degli spettatori presenti. Totale: 413.499 in sette gare, compresi i 50.115 di Inter-Atalanta il cui dato è naturalmente ancora migliorabile. I numeri sono commentati cosi da Spalletti: “La vostra clausola rescissoria non ha prezzo. Onorati di essere la vostra passione”. Il pareggio con il Torino non ha dunque scalfito le convinzioni, lo stadio sarà ancora pieno nonostante il meteo annunci freddo intenso.
Ma l'Inter dovrà conquistare i tre punti, anche se non sarà affatto facile contro l'Atalanta dell'ex Gasperini che in campionato non sta offrendo lo straordinario rendimento della scorsa stagione, ma che invece si sta comportando più che bene in Europa League, a conferma che i valori della squadra bergamasca continuino ad essere importanti. Contro il Torino abbiamo avuto la conferma di come l'Inter trovi delle difficoltà ad affrontare le cosiddette medio-piccole, brave a chiudere tutti gli spazi per poi ripartire sulle palle perse. Sinora è un fatto che i nerazzurri si trovino più a loro agio contro chi ti viene a giocare in faccia come le cosiddette grandi. Luciano Spalletti è stato bravo a inculcare una mentatalità che nelle ultime stagioni sembrava scomparsa.
L'Inter non più paura di scendere in campo contro nessuno, non ha più paura di se stessa, si è rimpossessata del suo blasone. Le difficoltà, nel contesto di un cammino finora ottimo (terzo posto a due punti dalla prima, frutto di nove vittorie e tre pareggi) sono figlie di difetti strutturali come la mancanza di maggiore qualità in alcune zone del campo, ad esempio le fasce, e nel momento della rifinitura per la finalizzazione, ancora troppo affidata al solo Icardi. Fortuna che Maurito, nonostante la giovane età, abbia le spalle ben larghe. Se segna e basta, viene criticato per non aiutare più di tanto la squadra. Se, come contro il Toro, incappa in errori non abituali per lui al momento di concludere, ma si sbatte e regala con assist al bacio la palla del pareggio di Eder, lo si attacca perchè non ha segnato. Per come la vedo io, ma, cosa molto più importante, per come la vede Spalletti, Icardi è il punto fermo e imprescindibile di una squadra chiamata a fine stagione al raggiungimento di un posto in Champions League. Ma anche gli altri, soprattutto i centrocampisti, devono convincersi che la porta avversaria possa essere violata. Matias Vecino lo sta capendo, se ne è accorta anche la traversa della porta sotto la “Nord” che continua a tremare dopo il missile terra-aria scagliato al minuto 88 della sfida con il Toro.
Inter-Atalanta arriva in un momento delicatissimo per la nostra squadra chiamata sempre a dimostrare qualcosa in più delle altre per essere ritenuta credibile. Immagino come un non successo domani sera possa far raffiorare antichi scetticismi e nei tifosi il timore della replica dell'Inter 2015-16 targata Mancini, addirittura prima in classifica per metà campionato e alla fine quarta con l'addio alla sospirata Champions League. No, quest'anno non dovrà essere così. Anche le partite non vinte o addirittura perse, se un giorno ciò accadrà, dovranno essere analizzate con equilibrio e profondità di giudizio da tutti: società, allenatore, giocatori, tifosi. È vero che quanto scritto cozza con l'essere “Pazza Inter”, ma anche l'imprevedibilità, nostro marchio di fabbrica, può e deve essere gestita con logica.