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Il Made in Italy non tramonta mai. Il passo indietro in realtà è avanti

di Fabio Costantino

Il Made in Italy non tramonta mai. Neanche quando sei ormai assolutamente integrato in un contesto globalizzato, in cui ti vengono riconosciuti enormi meriti nella qualità del prodotto. E ieri sera al Meazza si sono affrontate due squadre di stampo europeo, che oltre a vincere tendenzialmente si fanno apprezzare. L'Inter ha vinto 1-0 contro l'Arsenal, proteggendo con le unghie e con i denti il prezioso rigore firmato da Hakan Calhanoglu, accettando di arretrare il baricentro di fronte alla volontà britannica di agguantare il pareggio. Nella fattispecie, se Mikel Arteta ha scelto di non snaturare l'approccio della sua squadra, Simone Inzaghi ha fatto un passo indietro, o avanti (dipende dai punti di vista) arretrando il baricentro e chiudendo con un insolito 5-4-1 a difesa della propria area. Non il classico catenaccio, perché i nerazzurri erano sempre pronti a uscire in pressing sul portatore di palla, ma molta abnegazione nel controllo passivo del gioco. Non è un caso se Yann Sommer abbia rischiato solo sui corner, battuti con schemino insolito e assai fastidioso per il portiere elvetico.

Matteo Darmian, tra i migliori, alla vigilia era stato chiaro (concetto ribadito in tre-quattro interviste): l'obiettivo si raggiunge con la collaborazione, con l'aiuto di tutti più che con la prestazione del singolo. E ha avuto pienamente ragione, perché nel pieno della resilienza la squadra non ha mai perso le distanze, non ha commesso errori, ognuno ha messo la gamba al momento giusto e dove serviva, arginando ogni velleità dei Gunners che oltre a un cross dietro l'altro non sono riusciti ad andare, trovando in Stefan de Vrij, Yann Bisseck e Benjamin Pavard tempismo, atletismo, cattiveria e personalità. Un muro insolito, considerando le solite scelte di Inzaghi, che però ha retto senza scricchiolare. 

Gli esteti diranno che l'Inter non ha divertito come al solito, ma in certe serate bisogna badare al sodo, soprattutto quando davanti c'è l'Arsenal e fra quattro giorni il Napoli. Impossibile non tenerne conto e vincere di misura, mantenendo la porta inviolata in Champions League, rimanendo nel gruppetto delle terze in classifica, gestendo anche le risorse energetiche (cinque titolarissimi dalla panchina, perché tutti sono davvero importanti), è il non plus ultra in questo momento della stagione, in cui si gioca ogni tre giorni. E in serate come queste, in cui si torna nello spogliatoio con uno scalpo nobile, l'estetica può anche tornare a sedersi al suo posto e rimanere a guardare.

Va aggiunto un dettaglio non da poco in questo percorso di Champions League: al netto di qualche passaggio a vuoto di troppo in Italia, l'Inter è riuscita a lasciare a bocca asciutta due degli attacchi migliori d'Europa come quelli di Manchester City e Arsenal. Subendo il minimo sindacale e dimostrando di sapersi difendere in modo propositivo e non solo passivo. Un segnale importante da una squadra che non ha ancora offerto, nel complesso, la sua migliore versione ma viene da 8 vittorie nelle ultime 9 partite, con l'antipatico e tutt'ora inspiegabile pareggio contro la Juventus che sarebbe stata vittoria in tutti gli altri milioni di mondi paralleli. Numeri importanti per un gruppo che a volte viene criticato ingiustamente. Ora il Napoli, perché c'è un'altra classifica da nobilitare e bisogna dare continuità a questo periodo prima della sosta. 

Infine, come dopo lo Young Boys, ancora complimenti ai ragazzi di Andrea Zanchetta che travolgendo l'Arsenal per 4-1 hanno ipotecato la qualificazione alla seconda fase della Youth League. Visto l'andamento in campionato, viene il sospetto che la nostra Primavera abbia più un DNA europeo che italiano. Bene, benissimo perché, come detto da Gabriele Re Cecconi, non capita tutti i giorni di battere un avversario così blasonato e se l'obiettivo è far crescere questi giovanotti, probabilmente vale di più un successo europeo rispetto ai due più recenti contro Empoli e Monza. Che, sia chiaro, mica guastano...

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