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Il momento di essere forti

di Lapo De Carlo

L'approccio alle partite dell’Inter di questo periodo risente di una dicotomia tra l'inquietudine dei problemi societari e la speranza di riuscire comunque a vincere il Campionato, battendosi con le due rivali storiche Milan e Juventus.

Sono due sentimenti che convivono forzatamente e guardano con attenzione alle informazioni che quotidianamente rovesciano quintali di pettegolezzi maliziosi sulla situazione societaria dell’Inter e dall'altra osservano con fiducia all’evoluzione della squadra.

L’Inter migliore degli ultimi dieci anni sta nuotando contro corrente ma è una condizione inevitabile.

La squadra avrebbe tutto per vincere lo scudetto, Conte è riuscito a trovare un assetto stabile, collezionando due vittorie importanti in Campionato e nel derby di Coppa Italia.

Il secondo posto a due punti dai rossoneri testimonia la bontà della squadra che non ha eliminato alcuni difetti ma li nasconde meglio. Il tecnico ha deciso definitivamente le titolarità e tutti i componenti recepiscono meglio i movimenti.

Nelle ultime due partite con Juventus e Fiorentina si è ulteriormente compreso che la squadra ha una organizzazione tattica dentro la quale riesce a costruire diverse occasioni, mentre in difesa devono capitare svarioni clamorosi, come quello di Handanovic e Bastoni, per capitolare. A questo proposito l’Inter nonostante abbia un piede fuori dalla Coppa Italia, dopo una partita che non meritava di perdere, la squadra ha tutto per andare a fare una partita importante a Torino, anche perché il divario è decisamente diminuito.

Non basterà una grande partita, ci vorrebbe anche fortuna e un arbitraggio accettabile ma la possibilità per restituire il favore alla Juventus c’è tutta. Dipende anche da singoli che ultimamente preoccupano, due dei quali, Sanchez e Vidal, non ci saranno. I due cileni hanno problemi differenti. L'attaccante anche se gioca con generosità non segna mai, il centrocampista resta l'acquisto più deludente di questa stagione, assimilabile agli esempi che nella storia dell’Inter sono arrivati con il nome, senza più l’energia che li aveva resi grandi. Giocatori come Jugovic, Davids, Batistuta, Forlan, Nainggolan, per citarne alcuni, in una categoria a cui si può probabilmente iscrivere anche Vidal, il quale gioca mediamente al di sotto del suo standard.

Lukaku invece è sempre determinante ma dopo la contrattura al quadricipite femorale rimediata nella prima partita dell'anno contro il Crotone ha diminuito il suo apporto nel gioco dell'Inter.  

Ha giocato due partite importanti, faticose contro Roma e Juventus, 27 minuti contro la Samp, è entrato in Coppa Italia contro la Fiorentina segnando un gol di testa facile, poi con l’Udinese è parso poco mobile, col Benevento ha segnato due gol senza strafare e con la Fiorentina è parso legittimamente stanco.

L’Inter non dipende necessariamente da lui ma ci vuole tempo per imparare a giocare senza appoggiarsi eccessivamente al gigante.

La squadra ha maturato un gioco che rinuncia al dribbling e privilegia il dialogo, ha bisogno di un ritmo alto perché quando abbassa i giri diventa noiosa anche per sé stessa e non organizza idee differenti. Per questo quando riesce e portare più giocatori nell'area avversaria, trova inserimenti che mettono in crisi qualunque difesa. E’ un gioco dispendioso che ha bisogno di concentrazione sempre alta ma senza coppe europee l’Inter avrà più tempo per preparare le partite e arrivarci fisicamente pronta, dalla settimana successiva alla partita in casa con la Lazio.

Il fatto è che da quando è arrivata la notizia che la proprietà nerazzurra stava cercando un acquirente per vendere il club si è scatenata la tempesta. Un mese di voci incontrollate, con opzioni messe in scena dalla stampa nazionale con lo spiccato senso del dramma, della catastrofe imminente alla quale nel giro di un mese e mezzo secondo questa lettura, la società potrebbe andare incontro. Basterebbe raccontare i fatti senza enfasi, invece si ironizza ed esaspera una vicenda già delicata. Molti tifosi sono innervositi ma è altrettanto avvilente che alcuni di loro pretendano che non se ne parli, non si evochi nemmeno la situazione “perché lo fanno già tutti”, senza contare che per molti non è vero niente. Chi è interista, dicono, non dovrebbe dire nulla a riguardo, solo parlare del campo e possibilmente in modo positivo, a prescindere dal risultato e dal gioco.

Due “filosofie” opposte, con tutto il rispetto per la filosofia, nel quale stare in mezzo non è contemplato. Brutti tempi per verità, cultura del rispetto e diritto di opinione che da una parte diventa pettegolezzo e dall’altra rifiuto, integralismo e negazione.

Resta, almeno quello, il campo, dove martedì sera l’Inter con una grande partita può darsi ancora l'opzione di eliminare la Juventus.

Amala.

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