Il peccato originale di Suning
di Mattia Zangari
L'abbaglio tecnico su Joao Mario, causato in larga parte da un equivoco tattico, non sarebbe stato neanche grave in sé; l'errore grossolano fu commesso nelle modalità del suo acquisto che ha i suoi riverberi sinistri anche ai giorni nostri. Il costo del cartellino, 40 milioni di euro e rotti, si capì subito fosse fuori mercato, dopato dalle buone prestazioni messe in mostra dal giocatore in terra francese con la sua Nazionale. Una trappola che ogni dirigente dovrebbe evitare ma che, per sfortuna dell'Inter, portò a una fumata bianca festeggiata dall'ambiente a cui sicuramente serviva un diversivo per evadere dalla realtà e combattere la depressione di quegli anni bui.
Clima che non ha nulla a che vedere con quello attuale: l'Inter, nel frattempo, è riuscita infatti a superare l'impasse storico scalando le gerarchie della Serie A fino a issarsi in cima alla classifica per festeggiare lo scudetto a maggio. Qualche settimana prima dell'inizio dell'impresa compiuta dall'altro protagonista di questo strano romanzo, il Mancio, che ha guidato la Nazionale italiana al suo secondo titolo continentale. Nel torneo itinerante in cui non c'è stata alcuna traccia di Joao Mario, scavalcato nelle preferenze di Fernando Santos da giocatori decisamente più talentuosi che però non sono andati oltre gli ottavi di finale perdendo senza demeritare dal Belgio.
Anno 2021: l'Italia è campione d'Europa e l'Inter si è cucita il tricolore sul petto. E Joao Mario? Ha risolto il contratto per sposare la causa del Benfica, rivale odiato dello Sporting Lisbona che minaccia di fare causa alla Beneamata per il presunto mancato rispetto di una clausola inserita nel contratto in quell'infausto agosto 2016. Un pagamento aggiuntivo di 30 milioni di euro in caso di trasferimento del giocatore a un altro club lusitano. Sarebbe un danno clamoroso, oltre la beffa per il primo peccato commesso da Suning. Settanta milioni di euro totali, curiosamente la cifra che l'Inter si è trovata costretta a racimolare per far respirare i conti cedendo Achraf Hakimi al Psg. Il passato che ritorna con prepotenza nel presente: Joao Mario e Hakimi sono due errori di segno diverso generati da una brutta gestione della ricchezza. Di fronte ai quali torna utile la massima di Marotta, secondo cui non sempre è valida l'equazione che 'chi più spende più vince'. Lo sa bene Zhang, questa lezione dovrebbe averla imparata.
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