.

Il sogno di Biscardi

di Mattia Zangari

Le parole di Antonio Conte sul rigore discusso assegnato in Inter-Napoli ai nerazzurri per fallo di Zambo Anguissa ai danni di Denzel Dumfries hanno catapultato il mondo del calcio nel 2017, ovvero all’alba del VAR in Serie A. A quei tempi ci si chiedeva che impatto avrebbe avuto la tecnologia sullo sport più conservatore al mondo. Il tema principale era, all’ora come oggi, il perimetro di intervento dello strumento comunque maneggiato da uomini in carne ed ossa. In molti ignorarono, e ancora ignorano, che per ridurre (non eliminare) questi dubbi esiste un protocollo che, come recita il regolamento, ’per quanto possibile, è conforme ai principi e alla filosofia delle Regole del Gioco’. A questo concetto devono attenersi gli arbitri, ma anche quelli che commentano le loro decisioni. Senza il rispetto di queste premesse, tutto quello che viene detto è da catalogare come disinformazione, anche quando si valuta un episodio lucidamente.

Nel caso specifico, per contestare il fischio di Maurizio Mariani, Conte ha voluto ergersi a paladino di tutti quelli che denunciano un presunto difetto di stesura del protocollo che impedisce ai direttori di gara di rivedere al monitor la loro impressioni live. Praticamente invocando l’introduzione della ‘moviola in campo’ di biscardiana memoria, ovvero quanto di più lontano dallo spirito con cui è stato pensato e introdotto il Video Assistant Referee. Da anni, in molti si chiedono chi arbitra veramente una partita di calcio tra il direttore di gara centrale in campo e chi è nella saletta davanti a un monitor. Famosa, in questo senso, la domanda che Carlo Ancelotti, all’epoca allenatore del Napoli, pose al designatore Nicola Rizzoli durante il Forum Figc tra arbitri, allenatori e giocatori. Un quesito che trovò pronta risposta: "La certezza che arbitra il campo dovete averla”. Questa rassicurazione qualche volta non si è tradotta nei fatti, anche perché pure gli arbitri calpestano il protocollo, generando tra tifosi e addetti ai lavori uno sconveniente spaesamento. Poi trasformato, a seconda della convenienza, in sospetto e dietrologie. 

Quello che è certo è che in Italia, per 'colpa' del VAR, la soglia per assegnare certi rigori si è abbassata. Si è parlato molto dello step on foot, spesso male interpretato perché non si tiene conto della contesa del pallone, ma in generale ora basta un minimo tocco per indurre l’arbitro ad assegnare la massima punizione. L’ultimo caso in ordine temporale alle nostre latitudini è quello sopracitato, Anguissa-Dumfries, un contatto lieve che non può giustificare la caduta dell’ex PSV. Eppure quanto basta per suggerire a Mariani di indicare con sicurezza il dischetto. Il tocco c’è, quindi il VAR non può fare altro che confermare. Lo dice il protocollo, proprio per evitare che a ogni fischio parta il 'Processo del lunedì'. Non è 'un chiaro ed evidente errore', anche se resta una concessione che va contro lo spirito del gioco. In altri momenti si sarebbe definito ‘generoso’,  ora lo si chiama 'rigorino', da definizione di Gianluca Rocchi, che pure non riesce a convincere la classe arbitrale di cui è a capo di lasciar correre la partita in certe situazioni. Più che stracciare e rifare il protocollo, che non è perfetto e andrebbe certamente corretto, l’AIA dovrebbe essere più incisiva sulle direttive rispetto ad alcune categorie di falli che generano simulazioni ridicole. Non si può continuare a valutarli come falli da 50 e 50, episodi che qualcuno valuta in un modo e un altro all’opposto, spesso per partito preso. Succede puntualmente ad ogni giornata, al bar come ai vertici del nostro calcio. Tra lunedì e martedì, complice il fuso orario Italia-Miami, Beppe Marotta e Aurelio De Laurentiis hanno dato vita a un botta e risposta nel quale il presidente nerazzurro sosteneva che il rigore assegnato domenica scorsa fosse 'ineccepibile', al contrario del numero uno dei partenopei che, tramite un comunicato, ha puntualizzato che 'non c’era, a detta della stragrande maggioranza degli osservatori'. Nulla di nuovo, insomma: le solite polemiche arbitrali che solo un inguaribile ottimista pensava che il VAR avrebbe spazzato via. 


Altre notizie