Il sostituto di Dumfries (forse) non c'è: parola di Piero Ausilio
Nel calcio d’oggigiorno si gioca e si parla troppo. In questo modo, le dichiarazioni rischiano di invecchiare male molto presto. Prendete cosa diceva lo scorso 1° dicembre Denzel Dumfries, quando, dal palco del Gran Galà del Calcio, auspicava di rientrare nel giro di 2-3 settimane. Un pronostico a dir poco votato all’ottimismo, visto che martedì scorso si è scoperto che dovrà stare ai box 2-3 mesi dopo l’intervento chirurgico di stabilizzazione della caviglia sinistra a cui è stato sottoposto al 'FortiusClinic' di Londra. Un intoppo mica da ridere per i piani dell'Inter, soprattutto se prendiamo per buone le dichiarazioni del diesse nerazzurro Piero Ausilio che, non più tardi di due settimane fa, ha chiuso in anticipo il mercato di riparazione del club: "Trovare opportunità a gennaio diventa complicato perché il tempo di inserire i giocatori non c'è. Onestamente non sentiamo la necessità di acquistare, abbiamo una squadra completa e competitiva per tutti gli obiettivi della stagione", le sue parole a Sky, a margine dell’evento in cui sono stati assegnati gli Oscar del Calcio italiano per la stagione 2024-25.
Il tema della sostituzione di Dumfries era già attuale all’epoca e, quindi, il concetto espresso dal dirigente è perfettamente sovrapponibile anche allo scenario che si è creato due giorni fa, non appena si è avuta la conferma che il titolare della fascia destra della Beneamata sarà costretto a restare lontano dai campi per lungo tempo. "Il problema sta proprio in quello che ci dite che dobbiamo cercare: i sostituti. Noi abbiamo una squadra forte e competitiva; a parte Akanji, abbiamo inserito dei giovani che sono arrivati come alternative dei titolarissimi. Trovare giocatori che superano Barella, Dumfries e Thuram non è facile e forse non si trovano nemmeno", ha puntualizzato Ausilio, ricalcando la famosa intervista post-scudetto della seconda stella quando parlò di non voler far danni comprando tanto per comprare. "Siamo convinti di essere forti, siamo migliorati nelle alternative, che io non chiamo seconde linee. Davanti siamo stracoperti con Pio e Bonny, a destra ci sono Darmian, Luis Henrique, stiamo scoprendo Diouf e Carlos Augusto è un'opportunità. Purtroppo per voi si resterà così. Non ci saranno neanche uscite”, ha precisato Ausilio.
Da capire se queste sue dichiarazioni entreranno nella già ampia categoria de 'le ultime parole famose' perché nel mercato il motto è ‘mai dire mai’. A livello mediatico i nomi già si sprecano, ma siamo nel territorio del ‘vale tutto’ come succede puntualmente quando si parla di calciomercato. Il mondo delle ipotesi che va di pari passo a quello dei pronostici, sempre con l’Inter assoluta protagonista. "Cinque mesi fa dovevamo finire ottavi perché eravamo finiti, invece siamo ancora qua..”, ha detto Chivu dopo la vittoria sul Genoa, prima di partire per Riad, città dove spera di alzare il suo primo trofeo da tecnico nerazzurro. Un’iperbole per enfatizzare il clima che si respirava attorno alla squadra dopo Monaco di Baviera, una dichiarazione volutamente esagerata per far capire che i giudizi non possono cambiare dall’oggi al domani a seconda dei risultati. In questo senso, Chivu ha seguito le orme di Simone Inzaghi, che nei suoi quattro anni milanesi non ha mai perso l'occasione per sottolineare che non c'era niente di scontato nei traguardi raggiunti da quella che unanimemente, all'esterno, veniva definita come la squadra favorita. A un certo punto della scorsa stagione, però, il tecnico piacentino si è rovinato con le sue mani a livello comunicativo quando è uscito allo scoperto dichiarando che l'Inter dovesse puntare al Triplete. Un cortocircuito identico a quello degli 'ingiocabili' di Henrikh Mkhitaryan. Parole di troppo che rischiano di trasformare la percezione sull'Inter in qualcosa di paradossale.