Il tempo stringe, la monoposto va revisionata. E the Saints are coming
Non è un periodo facile per Frank de Boer. Inutile girarci intorno, stasera contro il Southampton si gioca una buona fetta di carriera nerazzurra. E neanche potrebbe votarsi a qualche santo, visto il soprannome degli avversari odierni (Saints) sarebbe come raccomandare la pecora al lupo. E, guarda caso (ma lui non c'era), contro i lupi l'Inter ha patito l'ultima eliminazione in Europa League (Wolfsburg, che oggi sta peggio dei nerazzurri, per la precisione).
Durante la conferenza stampa di ieri il tecnico olandese, pur faticando non poco a esprimersi (sfido chiunque a cimentarsi nella sua lingua, che ne so, ad Amsterdam davanti a un pubblico prettamente locale, nel giro di due mesi), ha fatto intendere di essere abbastanza sereno nonostante gli organi di informazione stiano già cercando, come se fossero head hunter professionali, il suo rimpiazzo sulla panchina nerazzurra. La tranquillità di FdB nasce dalla consapevolezza di due elementi essenziali che lo riguardano direttamente: il lavoro e il tempo. Il primo abbonda dalle parti di Appiano Gentile; il secondo invece manca, almeno cavalcando le aspettative di addetti ai lavori e tifosi.
Non ho le fette di prosciutto davanti agli occhi e finora ho visto accuratamente tutte le partite dell'Inter. Non è solo il risultato a venire meno. Più volte la squadra, sforzandosi di esprimere un calcio propositivo per assecondare le richieste dell'allenatore, perde il filo conduttore che tiene insieme i reparti e si sfalda al primo colpo di vento. E, in quanto ottobre, le folate purtroppo stanno abbondando, soprattutto dalle parti del Meazza. Dove andrà in scena domani sera l'ultima chance di agguantare i sedicesimi di finale di Europa League. Prendendo in prestito uno slogan originario dal sottobosco (non chiedetemi di essere più preciso di così), stasera vincere non sarà importante, ma l'unica cosa che conta. Per il bel gioco ripassare più avanti, quando sarà supportato da consapevolezza e solidità fisica, psichica e tattica. Battere il Southampton, che ahimé sta anche piuttosto bene, permetterà di recuperare punti in classifica, ma anche fiducia ed entusiasmo in vista della trasferta di Bergamo (e anche l'Atalanta sta bene, figuriamoci...). Ma soprattutto permetterà a De Boer di guadagnare altro tempo per proseguire con il suo progetto, condiviso (magari oggi a denti stretti) dalla società.
Mi è piaciuta la similitudine usata ieri dall'allenatore di Hoorn, che ha paragonato la sua Inter a una monoposto di Formula Uno. Per la serie: non si può salire sul podio né gareggiare alla pari delle altre se tutte le componenti non sono al loro posto. Ieri mattina sono andato a revisionare l'automobile (lo scooter in realtà, ma mi fa più gioco una innocente storpiatura della realtà) e ho superato a pieni voti l'esame. Tutto bene, la barca non fa acqua e può andare su strada a petto gonfio e a coscenza pulita. Anche l'Inter dovrà superare questa revisione per correre alla velocità di una monoposto, l'unico antidoto al ritardo accumulato finora in campionato e coppa. Ma è chiaro che tutti i pit-stop obbligati finora siano sintomo di più di un problema di natura tecnica a cui i meccanici che lavorano ad Appiano devono porre rimedio prima possibile. L'equilibrio delle componenti è essenziale, un po' come lo è quello di una squadra che deve ancora migliorare il proprio assetto. Serve tempo, servono test, ma nel frattempo gli altri piloti a bordo della propria vettura sfrecciano e fanno 'ciao ciao' con la manina. E non c'è safety car che possa aiutarti a recuperare posizioni.
Stasera De Boer dovrà guidare ancora una volta un'Inter non pronta, privata tra l'altro, per regolamento, di un paio di alettoni fondamentali (Joao Mario e Kondogbia, giusto per citare chi avrebbe più chance di giocare) per la propria aerodinamica. Ma poco importa, ci saranno altre qualifiche e Gran Premi in questo campionato di Formula Uno. Ora conta solo rimanere in corsa per un piazzamento finale. Occhio, dunque, perché the Saints are coming...