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Incompetenza o malafede. Eppure basterebbe ammettere di aver sbagliato

di Alessandro Cavasinni

Quanto è facile parlare dopo. Eppure, nonostante ciò, sono ancora tanti gli errori che continuano a essere commessi. Quello che si diceva sulla Serie A in generale e sull'Inter in particolare fino a metà febbraio ce lo ricordiamo tutti, no? Società assente, Conte da esonerare, spogliatoio in fermento, caso qui, caso lì... Oppure "Il campionato più equilibrato degli ultimi 10 anni", "II ritorno delle sette sorelle", "Ma come gioca il Milan?!", "Che Atalanta magnifica!", "Il Maestro Pirlo", "Eh ma la Roma di Fonseca...". Tutto dimenticato. Da quando l'Inter ha preso il largo, sembra tutto scontato, ovvio, obbligato.

Ma ci sarà un merito dei nerazzurri o no? Macché. Tutte quelle squadre incensate fino a poche settimane fa, adesso sono diventate squadre che mai avrebbero potuto vincere lo scudetto. E allora tutto diventa ipocritamente normale, dal distacco abissale dalla prima posizione alla lotta per entrare in Champions. Ma come, fino a febbraio dicevate che Conte doveva dimettersi per essere fuori dalle coppe e adesso fate quelli che "tanto si sapeva"? Molto facile. Si abbia, piuttosto, il coraggio di ammettere di aver sbagliato valutazione. Di non aver approfondito bene determinate prestazioni e di non essere andati al di là del risultato. Perché poi l'analisi corretta è quella che ti fa in un certo modo anche ottenere previsioni giuste nel medio e lungo periodo. Processo mentale che, evidentemente, non è riuscito a chi chiedeva la testa di Conte su una picca e a chi sparava nel mucchio a ogni minimo passo falso.

Per dire: l'eliminazione dalla Champions League poteva essere valutata da più angolazioni e non solo da quella banale del "sei fuori perché non hai fatto un gol allo Shakhtar". Idem per qualche pareggio in campionato nel girone d'andata. E ci torna in mente, l'1-1 di Bergamo, la prima vera partita in cui Conte torna a mettere in campo la sua Inter. E parliamo di principi e attitudine, più che di numeri e moduli. Tanti fanno riferimento a Sassuolo-Inter, ma soltanto perché il cervello si indirizza verso il 3-0 finale. In realtà, Conte ritrova la sua Inter già a Bergamo: basterebbe guardarle bene le partite e non fermarsi al mero tabellino. Non che quanto accaduto prima fosse tutto da gettare via, anche perché quasi nessuno ricorda come quella nerazzurra sia stata la squadra che più di tutte ha patito l'inizio di stagione anticipato tra casi Covid e zero preparazione. Però è evidente che Conte torni sui suoi passi all'indomani del gol di Rodrygo subito a Madrid in contropiede nel finale dopo aver rimontato dallo 0-2 al 2-2.

E siamo ancora qui a sentir parlare di "Inter favorita dall'uscita dalla Champions", quando la prima striscia di vittorie in campionato parte con ancora mezzo girone da giocare. Tentativo puerile di sminuire un lavoro enorme fatto ad Appiano Gentile. Eppure basterebbe poco. Basterebbe ammettere di aver sbagliato. Perché altrimenti qualcuno potrebbe pensare all'incompetenza. Oppure alla malafede.


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