Incubi di Ferragosto
A una settimana dal termine del campionato la situazione dell'Inter è disastrosa: per la prima volta nella centenaria storia del club i nerazzurri sono davvero sull'orlo del baratro e una vittoria potrebbe non bastare per rimanere nella massima categoria ed evitare l'onta della retrocessione. I nerazzurri hanno collezionato solo 7 punti, di cui uno grazie ad un rigore generoso nel finale della gara contro l'Al-Ahli, e segnato pochissimo nonostante si presentasse ai nastri di partenza con uno dei migliori attacchi della massima serie.
La squadra non ha mai avuto identità di gioco, né un briciolo di carisma e i nuovi acquisti si sono rivelati tutti dei flop visto che non hanno dato il minimo contributo in questo campionato ormai agli sgoccioli. Insomma, questa Inter è stata fallimentare sotto tutti i punti di vista e la partita contro l'AEK Atene, storica formazione della massima serie italiana, potrebbe risultare una triste passerella verso la Lega Pro, perché diciamocelo chiaro, l'Inter che si è vista in questa stagione merita di essere retrocessa di due categorie senza passare neanche dalla Serie B.
La dimostrazione si è avuta nel recente turno infrasettimanale in cui la squadra ha perso sia con il Milan che con il Sassuolo e solo la generosità dell'arbitro ha evitato passivi più pesanti considerando che ha sospeso entrambe le partite al 45° minuto per manifesta inferiorità dei nerazzurri in entrambi casi. Insomma, un disastro di proporzioni epiche e il responsabile principale, ma non il solo sia chiaro, è Roberto Mancini.
Il mio collega Daniele Alfieri aveva già espressamente detto che il tecnico jesino fosse all'ultima spiaggia dopo le tre sconfitte consecutive contro Bayern Monaco, Real Madrid e Milan per un bottino pauroso di 0 punti e 0 gol. Adesso, ad una giornata dal termine, possiamo sostenere senza rischio di smentita che Mancini abbia fatto sicuramente peggio del suo predecessore Mazzarri, colui che ha lottato sino all'ultima giornata nella scorsa stagione per vincere il campionato e i tifosi, resisi conto dell'enorme passo indietro, iniziano già a invocarne la testa. Ma potrebbe essere troppo tardi ormai. L'Inter è destinata a retrocedere e poco importa se la reputazione rimarrà intatta, questa sarà un'onta difficile da cancellare.
Ok, forse si è esagerato con i toni, ma l'intento volutamente provocatorio di questo editoriale verte interamente a far capire che iniziare con le lamentele a luglio/agosto è prematuro. Va bene che il precampionato dell'Inter non è stato all'altezza delle aspettative, ma iniziare a dubitare dell'organico, della bontà degli allenamenti di Mancini e delle sue scelte tattiche in partite che contano relativamente e per cui l'Inter veniva presa in giro quando le vinceva anni addietro, serve solamente ad alzare la tensione attorno a una squadra a cui tutto serve fuorché questa.
I dubbi in merito agli esperimenti tattici di Mancini sono leciti, ma da qui a pensare che sia tutto folle o che l'Inter sia un cantiere aperto in cui non esiste né capo né coda ci passa molto. È impensabile credere che un allenatore come lui non abbia già un piano stabilito in mente e stia semplicemente forzando la mano con la dirigenza per avere il suo esterno che chiede da tempo e magari anche per arrivare ad un centrocampista centrale, visto che Felipe Melo (pallino del mister jesino sin da inizio mercato) ha rinnovato con il Galatasaray e questo, nonostante la felicità dei tifosi per il suo mancato arrivo, potrebbe cambiare gli equilibri del centrocampo nerazzurro e le idee preventivate da Mancini. Insomma, nessun allarmismo, nessun isterismo precoce: l'Inter non sta rischiando la retrocessione, bisogna stare calmi e, nel caso, attendere le prime indicazioni del campionato per iniziare a preoccuparsi. Considerando che forse anche quelle sarebbero comunque premature. Per le critiche, insomma, c'è tutto il tempo e se saranno necessarie, ben vengano.