.

Inter alla ricerca del tempo perduto: De Boer ha chiesto 4 mesi per cambiare la storia

di Mattia Zangari

"Vedremo la mia Inter tra quattro mesi”. Sì, ma nel frattempo? Questa la domanda lecita che tutti i tifosi interisti sparsi in ogni angolo del globo si sono posti non appena Frank de Boer, da poco investito della carica di nuovo tecnico nerazzurro, ha pronunciato ai microfoni della Gazzetta dello Sport a soli 4 giorni dal primo impegno stagionale con il Chievo. Già, quel match dall'esito amarissimo che ha misurato il primo passo falso dell'ex allenatore dell'Ajax.
Ora, in data 24 agosto 2016, definire i contorni delle responsabilità di quello che è successo nei 90 minuti del Bentegodi domenica scorsa è un esercizio davvero complesso, se non altro perché quello che si è visto – al netto degli esperimenti tattici cervellotici di FdB – non può non essere inserito nel contesto di una progettazione societaria della pre-season approssimativa a tutti i livelli. E allora, verso chi bisogna puntare il dito dopo la prima disfatta di un'annata che è partita sotto i peggiori auspici ancora prima di cominciare? Verrebbe da prendersela con Kronos, dio del Tempo, colpevole prima di essersi dilatato quasi in maniera punitiva per celebrare il complicato addio di Mancini, e poi di essere volato via troppo veloce tra lo sbarco di De Boer a Milano e il suo prematuro esordio in Serie A.
Una teoria della relatività del tempo grossolana che fa il paio con quella, squisitamente finanziaria, del piano quinquennale di Thohir, pronunciata dopo l'assemblea dei soci del 20 ottobre 2014. Ebbene, ne sono passati quasi due, ma ora non si sa se le tempistiche di ET siano aderenti a quelle prospettate da Jindong Zhang, che per ora è l'unica personalità societaria che non si è espressa in termini temporali, non lasciando minimamente intendere quando la squadra avrà l'obbligo di centrare i massimi obiettivi.
A questo punto si apre un dilemma: meglio avere una prospettiva prudenziale alla Thohir-De Boer o è preferibile pensare di andare alla caccia del tempo perduto senza vincoli di pensiero e di azione? Di certo, la famosa finestra temporale di 4 mesi chiesta da De Boer denuncia, seppur indirettamente, il colpevole dietrofront progettuale della società. Un salto all'indietro nella Storia di questi ultimi anni che si cristallizza in maniera compiuta nella frase "A gennaio sapremo veramente chi siamo (firmata sempre De Boer)". Un proroga del tutto inconcepibile visti i presupposti che si erano venuti a creare nella passata stagione e all'inizio dell'estate. E intanto le lancette dell'orologio continuano a girare inesorabili, a scandire la già ben nota mancanza di identità.

 


Altre notizie