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Inter brutta e fortunata? Consumatori di Maalox. Mancini, pronto l'11 anti-Napoli

di Alessandro Cavasinni

L'Inter continua la sua cavalcata: nove vittorie, tre pareggi e una sola sconfitta. Dopo il mezzo passo falso della Fiorentina, i nerazzurri sono in vetta solitari. Un dato, nulla più dopo 13 giornate di campionato. Ma proseguire a parlare di casualità è da incompetenti, oltreché da consumatori assidui di Maalox. Più sta in alto l'Inter e più i suoi detrattori prendono spunto per parlare dello "spettacolo che manca", del "bel gioco che latita", della "mancanza di affinità elettiva tra Jovetic e Icardi", dell'"assenza di fantasia", della "fortuna" o della "manovra lenta". I nerazzurri non rubano l'occhio come il Napoli, non vanno veloci come la Roma e non dominano in fatto di possesso palla come la Fiorentina. Però hanno quello che hanno tutte le grandi squadre che intendono vincere: volontà, spirito di gruppo e intenti chiari. Se poi qualcuno non vede qualità e genialità in gente come Jovetic, Ljajic, Palacio o Perisic, beh, è un suo problema.

Mancini se ne infischia e prosegue per la sua strada. Indubbi i meriti del tecnico marchigiano in questo exploit nerazzurro. La rosa è attrezzata, con ricambi in tutti i ruoli. In assoluto, non sarà una super-squadra, ma in questo campionato senza padroni ci sentiamo di asserire che potrà tranquillamente restare a lottare nelle zone nobili fino alla 38esima giornata. Il tecnico sta dando tantissimo: non è facile mutare atteggiamento e tattica di settimana in settimana, con interpreti peraltro sempre diversi. Tredici formazioni su tredici diverse: un piccolo capolavoro visti i risultati. Anche contro il Frosinone, il Mancio ha sorpreso (quasi) tutti, mettendosi 'a specchio' con Stellone e andandosi a giocare la partita negli uno contro uno. Un piano strategico ben ideato a tavolino, ovvero quello che ogni bravo allenatore dovrebbe saper escogitare. E non chiamatelo turnover: Mancini non cambia uomini per il gusto di farlo o per questioni fisiche. No, niente affatto. Mancini cambia uomini per precise esigenze tecnico-tattiche.

Volendo, si può già provare a entrare nella testa dell'allenatore nerazzurro e immaginare l'idea con cui si andrà ad affrontare la sfida di Napoli. Quella che molti descrivono come decisiva per il futuro nerazzurro e che, invece, verosimilmente non lo sarà. Perché l'Inter, quest'anno, ha già dimostrato di non montarsi la testa in caso di grande vittoria (Milan e Roma) e di non piombare nell'isterismo in caso di pesante ko (Fiorentina).

Il Napoli dovrebbe giocare con il collaudato 4-3-3. Sarri non muterà nulla e si affiderà al suo undici prediletto. E Mancini? Anche lui cambierà... senza cambiare. Ovvero, resterà fedele a se stesso, adattandosi in parte all'avversario, provando a evidenziarne le lacune. Per cui difesa a quattro con D'Ambrosio e Nagatomo a far fronte a Callejon e Insigne come accadde con Salah e Gervinho; centrocampo a tre con Medel mediano e ai suoi lati due tra Guarin, Felipe Melo, Brozovic e Kondogbia; attacco sulle spalle di Jovetic più Perisic e Ljajic larghi a fare il doppio lavoro di attacco/difesa sui terzini avversari, bravi nell'affondare e meno nel coprire.

Rendersi conto dei propri limiti, provare a mascherarli e, al contempo, intercettare le difficoltà dell'avversario e andare a colpire lì dove fa più male. Non è spettacolo? Non è apprezzabile? Non è calcio?


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Domenica 15 dicembre