Inter forte ma prevedibile. Serve più qualità offensiva. E uno sforzo della proprietà
Nessun dramma. Naturalmente il pareggio interno con il Torino non rende felici, ma l'Inter di Luciano Spalletti ha conquistato finora ben 30 punti sui 36 a disposizione ed è l'unica squadra imbattuta insieme al Napoli. La solidità del gruppo è ormai certificata, così come il fatto che, salvo crolli al momento difficilmente ipotizzabili, la Beneamata lotterà fino all'ultimo per il raggiungimento dell'obiettivo prefissato in questa stagione: un posto in Champions League. Contro il Torino, uno stadio meraviglioso con scenografia vintage in Curva Nord ha soffiato per 94 minuti dietro la squadra, dopo il pareggio di Eder il tifo dei 71 mila presenti si è trasformato in bolgia che ha indotto Matias Vecino a spaccare il palo con quel tiro all'ultimo respiro che, fosse entrato all'incrocio, avrebbe consegnato alle cronache una domenica da delirio.
È stata una bella Inter contro un ottimo Toro che, come da tradizione, al Meazza si esalta perchè il blasone granata si ricorda di esistere. I nerazzurri hanno giocato con impegno rispettando le consegne dell'allenatore, hanno corso, hanno prodotto numerose occasioni da gol, ma per la prima volta dall'inizio del campionato i ragazzi hanno sbattuto contro la sfortuna e le polveri bagnate di Icardi davanti alla porta, il suo regno abituale. Maurito si è però fatto perdonare con l'assist al bacio per il gol di Eder, gesto tecnico da incorniciare quello del capitano, soprattutto perchè pensato. La mancata vittoria però pesa. Pesa perchè le antagoniste per i primi quattro posti vincono quasi sempre con le cosiddette medio-piccole. E invece l'Inter ha già mancato il successo con due di queste, il Bologna e, appunto, il Torino, peraltro affrontato in casa. E anche in occasioni delle vittorie, la banda Spalletti ha più volte sofferto contro chi è palesemente inferiore. Basti ricordare le trasferte con Crotone, Benevento e Verona e il successo solo allo scadere a San Siro contro il Genoa che viaggia in coda alla classifica e ha esonerato Juric per richiamare Ballardini dopo il derby perso.
È ormai un fatto che l'Inter trovi più difficoltà del previsto quando deve imporre il proprio gioco contro chi pensi solo a chiudersi e a ripartire, mentre sembra non avere problemi ad affrontare i pari grado, che giocano e lasciano spazi in cui hanno vita facile le ripartenze dei vari Candreva e Perisic. Le foto di quanto appena scritto sono ad esempio le azioni che hanno partorito le reti di Icardi e Vecino all'Olimpico contro la Roma e la tripletta di Icardi nel derby. Questa Inter è forte, compatta, discretamente tecnica, ma priva del genio e delle giocate necessarie a spaccare le partite che prevedono il muro avversario a difendere. Lo stesso Luciano Spalletti ha più volte chiesto che in fase di rifinitura ci sia più qualità nel far viaggiare il pallone che vicino all'area avversaria non deve rotolare, ma “suonare”. Invece spesso si sbagliano passaggi semplici, poche volte si salta l'uomo centralmente creando superiorità numerica e quindi occasioni da gol da sfruttare comodamente. La manovra dell'Inter, specialmente in casa, è organizzata, a volte arrembante, i reparti sono vicini, c'è sempre aria di dominio e non esiste più le terra di nessuno dove anche Novara e Carpi in passato si sono esaltate. Manca però chi esce dal coro per la giocata che mandi all'aria i piani dell'allenatore avversario e se i tre davanti hanno dormito male la notte precedente la gara, segnare diventa più difficile.
Molti tifosi nerazzurri maledicono la mancata vittoria con il Toro perché, con i tre punti, l'Inter avrebbe affiancato il Napoli in testa alla classifica. Ma lo stesso rammarico lo avranno i tifosi partenopei per aver pareggiato sul campo del Chievo. A mio avviso sarebbe un grave errore, a questo punto del campionato, illudersi che l'Inter possa vincere lo scudetto. Scenario possibile di default ogni anno per il solo fatto di chiamarsi Inter, ma oggettivamente fuorviante ora in sede di analisi delle partite e dei risultati conseguiti e da conseguire. Dopo anni bui in cui l'ambiente credeva di essere ancora all'altezza degli eroi del Triplete, quest'anno finalmente si è iniziato un lavoro importante dalle fondamenta per ricostruire un club solido finanziariamente e che offra la squadra strutture degne delle più grandi realtà europee. Da questo punto di vista Suning è una garanzia, come conferma anche l'articolo pubblicato ieri dalla Gazzetta dello Sport a firma dell'ottimo Marco Iaria. Però sarebbe un vero peccato non sfruttare al meglio le capacità dell'allenatore.
Spalletti sta dando il meglio di se per arrivare a dama a fine stagione, ma così stanno facendo, oltre ai soliti Allegri e Sarri, anche il romanista Di Francesco e il laziale Simone Inzaghi. Al tavolo manca Montella, ma al Milan non mancano tempo e qualità per rientrare nel gruppo Champions. Insomma, questa Inter e il suo impareggiabile pubblico meritano il maggior supporto possibile da parte della proprietà e mi riferisco al mercato di gennaio. Non chiediamo Messi o Cristiano Ronaldo, ma uno sforzo per rendere credibile sino all'ultimo la corsa verso il traguardo da non fallire: l'Europa che conta.