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Inter meravigliosa, vince contro tutto

di Lapo De Carlo

E’ un articolo che ribolle di gioia, tensione, nervosismo, entusiasmo e speranza. Soprattutto è un articolo orgoglioso di una squadra che ha vinto contro la sorte e ha deciso il match giocando come deve fare una grande. E’ successo di tutto ma l’Inter l’ha spuntata grazie alla tempra e la voglia di vincere, come non si vedeva da troppi anni.
Il gioco del primo tempo è caratterizzato da un'Inter che lascia l’iniziativa e il pressing agli avversari, cercando di non farsi schiacciare e approfittando di eventuali errori o spazi. L’occasione arriva puntualmente e permette a Lukaku e Lautaro di mettere in mostra il loro miglior repertorio. Da una parte con l’impressionante fisicità del belga e la freddezza nel tenere un pallone contro tre uomini, servendo in mezzo a Lautaro un pallone nel quale l’argentino si avventa e piazza alle spalle del portiere. Il fatto più sconcertante e decisivo avviene tra il 34° e il 36°, con un intervento di De Vrij che anticipa Olayinka, anche se in modo rischioso. L’arbitro vede e fa continuare. Due minuti più tardi l’Inter trova il gol del raddoppio, favorita da un errore grossolano di Frydrych il quale perde un pallone e Lautaro ne approfitta per ricambiare Lukaku: 0-2 e partita virtualmente vinta. L’arbitro viene invece improvvisamente richiamato dal Var, che vede un fallo in area di De Vrji avvenuto il secolo scorso. Parliamo di quell’intervento su Olayinka che l’arbitro aveva visto e giudicato regolare. Se sia fallo o meno e probabilmente il fischio in tempo reale avrebbe potuto starci, salvo controllare al Var, è molto più di un dettaglio. Passare però dallo 0-2 all’1-1, per un’azione avvenuta molto tempo prima, è prima di tutto uno stravolgimento del senso del gioco ed è folle passare da un punteggio netto ad uno di parità. Il Var serve ma non utilizzato in modo tanto disinvolto, senza contare che l’arbitro ha smentito una sua stessa decisione.

Nella seconda parte c’è il rischio di sbandare e infatti lo Slavia si fa sotto in un paio di occasioni ma è l’Inter che risale la corrente e va vicina al gol. C’è qualcosa di eccessivamente complicato nella stesura del match, vien voglia di essere fatalisti, con quelle due traverse colpite da Lukaku e Brozovic e si gela il sangue quando Brozovic fa la cosa più brutta della serata dando un pallone troppo lento nella direzione di B. Valero che, a sua volta, lascia scappare Masopust. Handanovic fa un miracolo simile a quello che cambiò la storia recente dell’Inter, in casa con l’Empoli nell’ultima di Campionato e infatti la triplice sostituzione di Conte da gli effetti sperati. Entrati Lazaro, Esposito e Gagliardini la squadra rinnova le sue energie, fino a quando Frydrych, ancora lui, scivola, Lukaku parte, va in velocità verso la porta, supera Kolar e si dirige verso la rete.

Esultano tutti anche prima che la palla entri e così l’Inter torna in corsa. L’esperienza però è materia preziosa perché lo Slavia Praga reagisce, per una volta gira bene quando, a seguito di una punizione di Sevci si crea una mischia in area e Soucek libero fortunatamente la mette fuori. Il gol dell’1-3 manda in estasi gli interisti davanti alla televisione e tutta la panchina. Ancora e ancora la coppia Lukaku-Lautaro, simbolo di una squadra che gioca davvero a calcio e mostra, anche fin troppo bene, che i giocatori vanno innescati e pochi al mondo sanno farlo come Antonio Conte.

L’atto finale di questo girone di Champions si consumerà il 10 dicembre, quando l’Inter troverà un Barcellona già qualificato e il Borussia Dortmund sbrigherà la pratica dello Slavia Praga, eliminato anche dall’Europa League e senza più pretese. L’Inter può solo vincere e sarà determinante riavere Sensi, anche per una porzione di partita. Quella vista con lo Slavia è una squadra che ha giocatori sorprendenti per rendimento e sintonia. La coppia Lukaku-Lautaro è impressionante e in trasferta trova spazi che ne esaltano le qualità. La miglior coppia gol dopo tanti anni, sena scomodare paragoni. Borja Valero ha giocato bene, pur palesato inevitabili cali di ritmo o distrazioni, come quella del secondo tempo. Resta uno dei giocatori più importanti di questa partita, considerando il coefficiente di difficoltà. Molto bene Godin, finalmente all’altezza della sua classe e nel complesso l’ottimo rendimento di un centrocampo rattoppato, eppure in grado di difendersi e trovare le distanze, fino a dilagare nel finale.

A prescindere dall’esito una Champions, per prestazioni e risultati, più convincente della precedente. Ora tre partite in casa determinanti per continuare a sognare.
Amala.

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