Juan boom: come l'Inter lo ha scovato, l'ascesa e la verità sul prestito mancato
Come d'incanto, Jesus. No, non si è verificato un miracolo. Ma qualcosa di imprevisto, sì. Alzi la mano chi, nelle formazioni estive che costruivano l'Inter versione 2012/2013, inserivano Juan da Belo Horizonte. Assolutamente nessuno. E non perché qualcuno lo chiamasse Jesus, una storia che sul nome ha quasi del paradossale. In Brasile è per tutti, semplicemente Juan. Se chiedete di Juan Jesus si mettono a ridere, anche a Porto Alegre dove lo hanno visto crescere. Storia di un nome lungo (non di certo una novità, per i brasiliani) e quasi impossibile da dimenticare, in Italia è diventato Juan Jesus. Sta benissimo anche a lui. Eppure, dicevamo, per trovarlo sui giornali bisognava sfogliare qualche pagina, capitolo riassunto trasferimenti: il brasiliano, arrivato a gennaio scorso nel silenzio generale, era accostato continuamente a società di Serie A e anche estere. Tutto assolutamente sacrosanto. Perché per questo mastodontico difensore centrale di piede mancino c'era la fila. Ma questa è una storia che nasce col corso del tempo.
Già, perché i tanto vituperati uomini mercato dell'Inter, in Brasile, ci hanno visto giusto. Juan all'Internacional era stato seguito per un intero anno e mezzo, poi a gennaio l'assalto decisivo. Ormai un separato in casa a Porto Alegre, colpa di comportamenti fuori luogo: troppe espulsioni, per un difensore ormai preso di mira dagli arbitri e quasi penalizzato dal fisico mostruoso che abbatteva praticamente qualsiasi furetto scorazzante del Brasileirao. Soltanto 10 le sue presenze da titolare proprio nel Campeonato Brasileirao del 2011. Eppure, l'Inter ha deciso di puntarci dopo essersene letteralmente innamorata in modo definitivo all'ultimo Mondiale Under 20, dove Juan ha vinto in squadra con Coutinho e dimostrato tutto il suo valore. L'occasione giusta, poi, nell'inverno scorso, per portarselo a casa. Da qui nasce il processo di sgrezzamento di un difensore già nell'orbita della Seleçao. Juan nel bunker di Appiano inizia a lavorare duro, con l'aiuto anche dei compagni più esperti. Ma sente il sapore della Serie A solo negli ultimi minuti dell'ultima giornata, all'Olimpico. La crescita che conta è in allenamento. Stramaccioni lo vede, lo segue, i riflettori esterni restano spenti. Ma perché si accendano basta poco, alle Olimpiadi.
Mano Menezes, c.t. della Seleçao, punta sui giovani e non è uno sprovveduto. Juan è un '91, a Londra con il suo Brasile al fianco di Thiago Silva è un titolarissimo: bene (non benissimo) nei Giochi, ma il meglio deve ancora venire. Perché le qualità in ottica futura di questo ragazzo le riconoscono tutti. E alla porta dell'Inter bussano davvero in tantissimi: in Spagna premono il Maiorca con l'Osasuna e altre due società, anche in Francia Juan riscuote successo, in Italia lo chiedono in tante. Ci sono il Parma eil Torino, ma una su tutte lo vorrebbe davvero a qualsiasi costo ed è il Bologna. Il tecnico Pioli e il ds Zanzi provano a strappare in qualsiasi modo un prestito, da giugno fino al 31 agosto. Ma l'Inter gestisce alla perfezione la situazione, con la volontà di puntare sul giocatore espressa anche da Andrea Stramaccioni. Il Bologna vuole inserire Juan nell'operazione Mudingayi, poi si tenta anche di slegarla all'affare per il belga. Niente da fare. Juan aspetta la fine delle Olimpiadi per decidere, Stramaccioni non ha nessuna intenzione di privarsene. Negli ultimi giorni di agosto, al rientro del difensore da Londra, gli ennesimi assalti del Bologna (e non solo) vengono respinti: Juan ha deciso di giocarsi le sue carte all'Inter, di realizzare il suo sogno pur partendo da ultimo nelle gerarchie, sulla carta. Nel suo orecchio c'è la pulce di Stramaccioni, che glielo dice chiaramente: dimostrami quello che sai fare e il tuo spazio puoi trovarlo, come tutti. Non mentiva.
Da qui nasce il mancato prestito, che sembrava scontato ma mai è stato tale. Juan nelle idee di Strama è sempre stato preso in considerazione: utile da centrale mancino e da terzino sinistro (adattabile) in difesa a quattro, centrale o terzo a sinistra in difesa a tre. Quella difesa a tre a cui si lavorava in grande silenzio da settimane, e adesso diventata l'habitat naturale di questo ragazzo che è cresciuto in maniera incredibile in questi mesi europei. Grintoso, sempre concentrato, ottimo senso della posizione, bravo sulle palle alte e anche in gestione del pallone al piede, oltre a una potenza fisica e muscolare che lascia esterrefatti. Una potenza in particolare nelle gambe che ha incantato anche lo staff dell'Inter, che di bestioni ne ha visti passare ad Appiano. Naturalmente, Juan è giovane: può e deve ancora migliorare nel senso dell'anticipo e nell'inevitabile ruvidità - dettata proprio dal fisico imponente - di alcuni suoi interventi.
Nella difesa a tre è sicuramente giocatore ideale, anche perché lui stesso ci ha fatto l'abitudine in Brasile. Con questo sistema di gioco si trova assolutamente a suo agio dai tempi dell'Internacional, dove i dirigenti lo definivano "il miglior difensore della sua generazione". Lo voleva anche il Napoli, un'estate fa, prima che arrivassero Branca e Ausilio. Ma in Brasile era ancora una pepita tutta da sgrezzare, da puntigliare. Tanto che i giornalisti vicini all'Internacional non hanno mai smesso di criticarlo. Una sorta di bersaglio, anche questo ha aiutato Juan a trovare forza in sé stesso rispondendo sempre a qualsiasi attacco. L'Inter ci ha creduto a prescindere, ne ha visto le qualità e lo ha portato a Milano. Ha coccolato Juan Jesus in silenzio, aspettandone l'esplosione. Adesso è il suo momento di gloria, sperando che non si passi dal tutto al nulla alla prima prestazione negativa. E' giovane, promettente e si farà. Chiedetelo a Mano Menezes, che lo vede subito dietro David Luiz e Thiago Silva nell'attesissima Seleçao padrona di casa al Mondiale 2014. Chissà, se nel frattempo non piazzerà il sorpasso. Intanto, Juan si sta conquistando l'Inter. Ed è solo l'inizio. Non l'avrebbe mai detto nessuno, vuoi vedere che forse è veramente un miracolo. Da uno che chiamano Jesus (ma solo qui da noi, non ditelo in Brasile!), lecito aspettarselo...