L'addio di Totti, quello di Zanetti e un comune denominatore: Moratti
C'è stato un momento, tanti anni fa, in cui abbiamo seriamente rischiato di vedere Francesco Totti all'Inter. Lo trattò con la Roma il presidente Moratti, così come fece Galliani per il Milan. Affondi rimasti a metà, un po' perché il giocatore non è mai stato realmente convinto di lasciare la Capitale, un po' perché l'ex patron, da buon romantico del pallone, si sentiva quasi in colpa a strappare un simbolo alla propria città. Sarebbe stato come rubare il Colosseo e probabilmente Sensi avrebbe dovuto girare con la scorta.
Solo una volta Totti ha vestito la casacca nerazzurra. Era il 12 febbraio 1995, si giocava un Roma-Inter e le squadre scesero in campo a maglie invertite come gesto di sportività, di unione, dopo la morte del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo negli incidenti legati a una tristemente famosa partita con il Milan. Il “Pupone” era ancora un pupetto. Se ne intravedevano le doti, nessuno poteva pensare che sarebbe diventato un re.
All'Inter, negli anni, ne ha combinate di tutti i colori. Ha segnato gol pazzeschi: cucchiai, punizioni, guizzi in area, cannonate da fuori. Ha fatto di San Siro il giardino di casa. Ha tolto qualche trofeo a metà dello scorso decennio dalla bacheca di Corso Vittorio Emanuele, ma molti altri ne ha persi e qualche volta ha faticato a sopportarlo (vedi il calcione da rosso diretto a Balotelli nella finale di Coppa Italia 2010).
Se Moratti avesse spinto sull'acceleratore nessuno avrebbe forse visto quanto accaduto ieri all'Olimpico. Chi tre anni fa ha applaudito Zanetti dal vivo al Meazza ha vissuto emozioni molto simili, che non avrebbe potuto raccontare qualora, all'inizio del millennio in corso, l'argentino avesse accettato le lusinghe del Real Madrid. Fu proprio Moratti a decidere che il “Tractor” doveva continuare a solcare la fascia di competenza a Milano e non a Madrid.
Carriere così giustificano il rammarico del tifoso che si sarebbe augurato di avere Totti o Zanetti in squadra e invidia chi se l'è potuto godere in esclusiva (o quasi, nel caso dell'argentino). Sarebbe stata però un'ingiustizia privare gli interisti dello spettacolo di tre anni fa e allo stesso modo è delittuoso pensare che un romanista avrebbe potuto perdersi l'addio del più grande giocatore della storia del club. Anche se questo ha significato, nel caso dell'Inter, non poterselo gustare al fianco di Ronaldo. Davvero si rischia di andare troppo in là con i pensieri: chissà, con Totti al suo fianco, se anche il “Fenomeno” avrebbe vinto in nerazzurro e magari deciso di proseguire una storia interrotta nella maniera peggiore.