L'ennesima estate del calcio italiano: la solita favoletta
L’ennesima estate del calcio italiano. Basata sui fallimenti sportivi delle Nazionali, questa volta è toccato all’Under 21, con un Europeo disastroso concluso nel peggiore dei modi mercoledì sera con la sconfitta contro la Norvegia. Ma non solo: l’estate del calcio italiano è quella delle dichiarazioni astratte, vaghe, indefinite, senza soggetti né complementi oggetti. Si paventano riforme, si discute di strutture, si fanno interviste provando a tracciare il punto d’incontro con il calcio inglese. Con quale finalità? Nessuna: puro esercizio dialettico. In questa società dell’apparire a coloro che occupano le poltrone istituzionali conviene sempre fare buon viso e cattivo gioco.
La Federazione continua a sbagliare tutto quello che si può sbagliare: nessuno ha il coraggio di dimettersi. Il sistema è già crollato e si fa finta di niente. Tutto all’apparenza funziona alla grande: le squadre italiane che vanno avanti in Europa sono lo specchietto per le allodole. Ogni anno (e questo non fa eccezione) falliscono diverse squadre, altre si iscrivono senza le dovute garanzie economico-finanziarie. Accade nel professionismo: i settori giovanili sono allo sbando, non ci sono strutture e molto spesso anche le compagini professionistiche si ritrovano a dividere il campo di gioco per gli allenamenti di leve differenti.
Non si deve intervenire sul tetto, ma dalle fondamenta del sistema. È un edificio a pezzi: manca la meritocrazia (concetto notoriamente estraneo all’italica tradizione), mancano regolamentazioni serie: in Serie C i direttori sportivi fanno il calciomercato con le liste in mano per vedere quanti under comprare, quanti contributi ricevere e di conseguenza non si gioca più per vincere (premiando il merito) ma per guadagnare e salvare il bilancio a fine stagione. Nessuno, tra le segrete stanze dei bottoni, ha la seria intenzione di svoltare. Ma ogni mese ci tocca sentire che il calcio italiano è in ripresa e lo dimostrano le big che vanno a giocare in Europa. La solita favoletta. C’è solo un modo per cancellarla: una riforma totale, probabilmente scomoda a qualcuno…