L'epilogo più triste e la minaccia dietro l'angolo
L'epilogo peggiore, sicuramente quello più triste. In questo periodo a Milano il clima è un po' pazzo e tra gelo, pioggia a intermittenza e qualche giornata di sole quasi primaverile nessuno sa esattamente come vestirsi. Lui invece, ormai sei mesi fa, aveva le idee chiarissime sul look perché ne scelse uno molto particolare, che rispecchiava in pieno il suo modo di affrontare la vita. Sembrano passati anni luce dal suo arrivo, quando all'aeroporto Malpensa si presentò con camicia a fiori, occhiali da sole, cappellino Nike e, soprattutto, chitarra in spalla. Sì, esatto. Una chitarra. Lo strumento del rock, la perfetta metafora di quello che si augurava di poter regalare al popolo nerazzurro, entusiasta quel giorno di accogliere la rockstar di Buenos Aires.
Felice, sorridente, rilassato e poche parole all'arrivo, ma sufficientemente 'pesanti' per rendere tutti felici e alzare ancor di più la già bollente temperatura milanese: "Un saluto grande ai tifosi, spero di fare bene anche per loro". Era il 4 agosto 2014 e faceva caldissimo. Oggi è diverso, è cambiato tutto, non fa più caldo, anzi, fa molto freddo. In tutti i sensi. Pablo Daniel Osvaldo dirà addio all'Inter, o meglio, l'Inter dirà addio a Pablo Daniel Osvaldo: una storia nata bene, proseguita altrettanto, ma terminata nel peggiore dei modi. Quello più triste.
Peccato, peccato, un grande peccato, perché la prima parte di stagione del Pirata è stata tutto, fuorché un fallimento: 12 presenze e 5 gol in campionato, 7 'gettoni' e due centri in Europa League per un totale di 7 reti in 19 apparizioni. Non male e se a tutto questo si aggiunge il solo cartellino giallo 'raccolto' l'epilogo si veste di un sorriso ironico di cui il popolo nerazzurro avrebbe fatto volentieri a meno. L'aspetto comportamentale è infatti il nemico che sta generando questo brutto finale, con quel 'Io non posso entrare' di giovedì 22 affisso sui cancelli dell''Angelo Moratti' che rappresenta il punto più basso dell'intera vicenda. Ora sarà curioso capire i prossimi passi, con l'Inter che da una parte vorrebbe la risoluzione consensuale del contratto, mentre dall'altra il giocatore opterebbe per una vertenza basata prevalentemente su una sorta di mobbing. Sfaccettature, rumori, momenti antipatici di una storia già finita. A questo punto meglio guardare oltre, con una minaccia dietro l'angolo.
Giocatore di indiscutibile qualità e di assoluto livello, le richieste, i sondaggi e le offerte per Osvaldo si sono sprecate a partire dall'immediato post match dello 'Stadium'. Lui però ha preferito aspettare, declinando le telefonate di club di media-bassa classifica (Cagliari, Parma e, forse, anche Fiorentina), in attesa di una top occasione che potrebbe non arrivare mai o, chissà, forse sì. Difficilmente in Europa le big penseranno a lui, ma in Italia, 'sfogliando la margherita', sono sostanzialmente due le 'grandi' che potrebbero, vuoi per necessità vuoi per bisogno unito a quel sapore di 'sfida-beffa' che a Milano negli ultimi anni non è mai mancato, pensare alla rockstar dal carattere ribelle: trattasi di Juventus e Milan.
I bianconeri in veste di opzione alternativa, il Milan come possibilità validissima considerando che dopo l'addio di Fernando Torres ora il solo Giampaolo Pazzini è chiamato a fare a 'sportellate' là davanti. Forse troppo poco per Filippo Inzaghi, che a parer mio andrebbe di corsa ad Appiano Gentile a prendere Daniel per portarlo a Milanello dove i cancelli non sarebbero chiusi, ma apertissimi. Uno scenario 'beffa' che l'Inter, giunta a questo punto, non potrebbe evitare anche volendo. Il Milan 'incerottato' di questo periodo forse non fa tanta paura, ma il campionato è solamente alla tappa del 'giro di boa' e con tante squadre altalentanti a livello di prestazioni e risultati (nerazzurri compresi) non mi sorprenderei di vedere il Diavolo nuovamente in corsa Champions League nelle prossime settimane. Forse agevolato, chissà, proprio dall'arrivo di Osvaldo che con Menez formerebbe una coppia niente male.
La società nerazzurra, con Roberto Mancini in prima linea, ha avuto le idee chiare sin da subito circa la decisione di escludere gradualmente l'italo-argentino. Una scelta, un 'taglio netto' che non è mai stato messo in discussione perché evidentemente l'etica ha peso maggiore rispetto al valore di un giocatore che però potrebbe essere pericoloso avversario tra poco. Giusto così, decisione corretta soprattutto quando ci si trova in un contesto dove il gruppo è elemento fondamentale, ma in cuor mio spero che l'episodio da cui tutto è nato possa essere grave a tal punto da 'giustificare' uno sviluppo, e un finale, di questo genere. Questo però rimarrà, almeno pubblicamente, un rebus che solo le 'mura' dello 'Stadium' potrebbero risolvere.
La storia ora sembra tristemente scritta e pensando alla camicia a fiori, al cappellino Nike e soprattutto alla chitarra di qualche mese fa, quando i presupposti erano rock a dir poco, non posso fare altro che esprimere il mio dispiacere vedendo partire, indipendentemente da quanto successo, un giocatore che ho sempre stimato, giudicandolo come uno dei migliori attaccanti in circolazione, forse l'italiano più forte insieme a Mario Balotelli. Peccato che questa chitarra non abbia sfornato rock ancora per un po' e mai avrei immaginato un finale del genere, l'epilogo più triste con la minaccia dietro l'angolo. Il mercato però è in netto divenire e, dopo Podolski e Shaqiri, ieri è stato il Brozovic-day. L'Inter del Mancio-bis sta prendendo forma e se dimostrasse di essere la squadra più forte nella lotta Champions ogni discorso risulterebbe a posteriori superfluo. Compreso quella della rockstar di Buenos Aires che a Milano ha regalato sì qualche nota stupenda, rese però vane da quella più triste e stonata, datata 6 gennaio 2015.