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L'era delle volpi del deserto

di Christian Liotta

L’Inter ci aveva già provato nel 1988: era la squadra di Ernesto Pellegrini e Giovanni Trapattoni, che si avviava a vincere lo scudetto dei record. La punta di diamante di quella formazione era stata individuata in un giocatore proveniente da un Paese sicuramente di secondo piano nel panorama calcistico, ma che solo un anno prima si era reso protagonista di una grande impresa: si chiamava Rabah Madjer, veniva dall’Algeria, e si guadagnò il soprannome di ‘tacco di Allah’ per via di un prodigioso numero di tacco col quale regalò la Coppa dei Campioni 1987 ai Dragoes a spese del Bayern Monaco. Era tutto fatto, ci fu anche la presentazione, ma poi un problema fisico rilevato durante le visite mediche ne pregiudicò l’acquisto. Arrivò al suo posto Ramon Diaz, determinante per la conquista del 13esimo tricolore, mentre non si poté verificare la prima volta di un calciatore algerino nelle fila dell’Inter.

Venticinque anni dopo, l’Inter, lasciata l’opportunità Madjer, raddoppia: tra i nuovi acquisti arrivati alla corte di Walter Mazzarri, infatti, ci sono ben due giocatori provenienti dal Paese maghrebino, i primi nella ultracentenaria storia nerazzurra. A inizio mercato, ecco Ishak Belodil, giovane e potente attaccante dal Parma in cambio di Antonio Cassano; ieri, invece, è stato il turno di Saphir Sliti Taider dire sì alla Beneamata. Taider che con Belfodil condivideva già le origini e nutriva una grande amicizia (e ha in comune anche il procuratore George Atangana) e che adesso condividerà anche la maglietta. Una trattativa nata quasi per caso, annunciata da un quotidiano locale di Bologna, smentita immediatamente dal club rossoblu, ma che poi si è sviluppata tra un ostacolo e l’altro, fino alla fumata bianca, che ha consegnato all’Inter un giovane dai grandi mezzi e dal grande potenziale.

Che giocatore è Saphir Taider? E’ davvero lui l’uomo giusto per rispondere alle esigenze del centrocampo dell’Inter? I dubbi e gli interrogativi da parte di alcuni tifosi non sono mancati, però non mancano anche le certezze. In primo luogo, questo ragazzo è definito da molti addetti ai lavori un ottimo elemento, secondo a nessuno per personalità e carattere, oltre che per tecnica. A gennaio metà del suo cartellino era stato preso dalla Juventus, che lascia il giocatore in prestito al Bologna che poi risolverà a suo favore la compartecipazione: non varrà molto, ma è comunque un segnale che Taider si può ritenere un giocatore in grado di dire la sua anche in club importante.

E’ ritenuto un vero e proprio jolly della mediana, ideale come centrale con licenza di attaccare, e anche con un discreto senso del gol (nella Torino bianconera lo ricorderanno bene…). E corre, corre tanto: può garantire insomma una riserva di fiato non indifferente anche in fase di copertura, quindi potrebbe agire da schermo difensivo, come da incursore a sostegno dell’unica punta in un 3-4-2-1. Nell’ultimo anno con Pioli, come raccontato, è cresciuto tantissimo sul piano tattico. In quel Bologna che nell’ultima stagione è riuscito a fare lo scherzetto al Napoli tra le mura amiche, Walter Mazzarri è rimasto particolarmente colpito da lui, che ha deciso di portare in nerazzurro viste le difficoltà incontrate per Radja Nainggolan.

L’Inter quindi riempie il proprio centrocampo, il reparto che sin qui aveva mostrato le maggiori lacune; soprattutto, l’Inter apre una nuova frontiera: nel nome dell’essere “fratelli del mondo”, la società nerazzurra aggiunge la bandiera numero 44 alla lista delle nazioni di provenienza dei propri giocatori: quella dell’Algeria, movimento calcistico che sta vivendo una fase di crescita dopo alcuni anni davvero difficili. Si apre quindi una nuova era, l’era delle volpi del deserto, come vengono chiamati i nazionali algerini: quanto sarà lunga, dovranno dirlo loro…


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Domenica 15 dicembre