L'impalpabile personalità dei giocatori
Empoli-Inter ha spento la luce delle aspettative illimitate che si aggiravano attorno alla squadra e ha riattivato automaticamente i detrattori di Mancini e i perplessi generici. E’ un fatto naturale che va oltre la spiegazione riduttiva e oltre la teoria di un modulo, di una sostituzione sbagliata o un apparente calo di forma. Purtroppo, per chi deve risolvere la faccenda, la questione è più complessa, per fortuna dei tifosi si può invece ridurre tutto al concetto di squadra scarsa.
Io mi trovo a ripartire da dove ci eravamo lasciati: da quella mentalità che un giorno fa agire Guarin come un brillante mediano, Icardi come un risoluto attaccante, Campagnaro come un esperto giocatore di fascia, Palacio come il più spietato dei cecchini e poi la volta successiva, te li fa ritrovare (si fa per dire) come degli svagati pedatori del sabato, capaci di correre a vuoto cercando sadicamente di snervare il più ottimista dei tifosi con dei movimenti e delle giocate prive di senso. Partendo dall’aspetto pratico la prestazione della squadra è stata totalmente svagata, del tutto priva di ispirazione, di piacere del gioco, di senso del collettivo.
Ho provato una forma di turbamento nel vedere il Real Empoli mettere all’angolo l’Inter per almeno venti minuti del secondo tempo. La testimonianza più indicativa di come la squadra sia entrata in campo ingiustificatamente sazia, viene dall’impressionante numero di appoggi sbagliati, di lanci lunghi per nessuno, di corse in luoghi sperduti e privi di avversari, di assoluta pigrizia nel dare assistenza al compagno. E quindi tutti davanti alla difesa, in cerca di ispirazione, giocandola di rimessa come se l’Inter fosse l’Empoli.
Qualcuno ha mosso dubbi sulla prestazione atletica della squadra. In realtà l’Inter ha corso tanto e male. E come sempre, immancabilmente, quando affronta una squadra che fa pressing a tutto campo, i giocatori si fanno prendere da una paura ancestrale. Così il dato umiliante è che con l’Empoli il possesso palla è arrivato al minimo storico e si è sentita maledettamente l’assenza di un giocatore come Cambiasso. Tatticamente Mancini ha sbagliato qualcosa, molto di più nel modo in cui ha preparato la partita. Succede quando il tuo allenatore è attivamente concentrato anche sul mercato in entrata e in uscita.
Di contro, se gli stessi giocatori hanno pareggiato 1-1 con la Juventus e vinto 3-1 col Genoa, grazie a uno splendido primo tempo, non ti aspetti che passeggino in Toscana ma che continuino a fare il loro lavoro per cui sono pagati benissimo: preparare mentalmente e fisicamente la partita successiva. Io non credo che questo sia accaduto. In tanti anni di Inter ho visto partite come quella di Empoli, giocate senza testa e senza senso del gioco almeno un centinaio di volte. E’ successo persino all’Inter di Mourinho quando rimediò un pesante 3-1 a Bergamo. C’è un impalpabile senso di abbandono e desolazione che si insinua nelle teste di uomini che conosciamo per quello che fanno in campo, per i quali proviamo un'innata simpatia, grazie ai colori che indossano temporaneamente e che crediamo di conoscere bene perché hanno tutti un profilo Twitter. Non è così.
Hanno una vita diversa dalla nostra, valori simili ma inquadrati in una realtà in cui il sacrificio assoluto è quello dell’allenamento e di una prestazione che dovrebbe essere sempre al massimo della preparazione mentale. Oggi più che mai il guadagno, la notorietà e la straordinaria importanza che ha la gestione della propria fama incide sul rendimento di una squadra. Alcuni giocatori non riescono probabilmente a restare concentrati per affrontare l’impegno e il privilegio di essere in una grande squadra. Non è una cosa che possono fare tutti, non è così semplice. E’ la differenza tra il grande giocatore e quello di livello inferiore. Questa seconda categoria ha interpreti capaci di fare grandi prestazioni seguite da altre tremendamente scadenti. L’Inter ha diversi giocatori che dopo una buona partita non riescono ad affrontare la successiva con la stessa rabbia, la stessa fame.
Non è un pensiero scoraggiato o tranciante che parla col senso dell’oltraggio. Non parlo insomma con cognizione di sfogo ma con una certa noia verso quella mentalità che ho cercato di raccontare e racchiudere presuntuosamente in poche righe la scorsa settimana, una mentalità che appare e scompare nel giro di pochi giorni senza un motivo apparente.
La verità sta nelle risorse mentali dei giocatori, nella loro volontà di perseguire un obiettivo, nella capacità di restare atleti anche fuori dalla Pinetina. Se Mancini non riuscirà a cambiare la mentalità ad alcuni dei giocatori che fanno una partita buona e una pessima e che, necessariamente, resteranno in rosa, sarà difficile raggiungere la Champions come l’Europa League.
A corredo di questa teoria, la frase di Hernanes che ha detto a fine gara: "Contro di noi diventano tutti fenomeni, è incredibile". Meno vincente di così non si può.
Amala ma che pazienza…