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L'Inter che potrebbe essere

di Lapo De Carlo

Battere il Palermo, quart’ultimo in classifica, con due gol di scarto non è un elemento in grado di scuotere l’animo ma capace di rasserenarlo per almeno una settimana.
Il fatto è che l’Inter ha giocato praticamente tutta la partita restando permanentemente in attacco e meritando un vantaggio anche superiore. E’ una novità assoluta di questa stagione che si porta dietro un interrogativo che proporrò tra qualche riga.
Mi ha fatto particolarmente piacere vedere Perisic giocare su livelli alti, dopo la fatica di mercoledì. Ancora buona la prestazione di Kondogbia, che, per desuetudine a vedere il gioco, si costringe a fare giravolte elastiche in mezzo al nulla come a quattro avversari, riuscendo comunque a spuntarla quasi sempre. Insieme a Medel il francese ha dato equilibrio riuscendo a reggere il centrocampo e a dare intensità, oltre a un appoggio continuo ai disimpegni della difesa. Palacio è tornato a fare Palacio dopo più di un anno e mezzo, un periodo troppo lungo causato da un infortunio curato con la terapia conservativa invece che con un'operazione e che ne ha minato le prestazioni anche nel girone d’andata. Icardi ha fatto ancora gol e a fine partita ha ripetuto la litania sulle colpe dei giornalisti rispetto alle polemiche per le prestazioni della squadra. Inutile spiegargli che dopo questo girone di ritorno se giochi nell’Inter certe prestazioni sono inaccettabili e che a sollecitare l’ingresso in campo degli attributi sono stati Ausilio in primis e Zanetti subito dopo. Senza contare i tifosi, rimasti allocchiti dall’atteggiamento della squadra negli ultimi due mesi. Dispiace vedere D’Ambrosio che non sa giocare con uno o due tocchi. Una partita opaca per un laterale che è sembrato particolarmente a suo agio come difensore centrale in Coppa Italia.

Nonostante la vittoria e un maggiore impegno della squadra non sono mancati gli attacchi di masochismo che più volte hanno dato possibilità di rientro in partita ad un Palermo, diciamolo, davvero passivo. A fine primo tempo, inizio ripresa, intorno al 25° e 10 dalla fine i passaggi a vuoto più sconcertanti. Azioni banali di una partita in controllo che stavano per condannare l’Inter all’ennesima serata di sofferenza.
Resta il fatto che la squadra ha giocato con più voglia.

In questo senso la gara di ritorno in Coppa Italia è un indicatore notevole del grado di responsabilità dei giocatori nerazzurri rispetto alle prestazioni inspiegabili degli ultimi due mesi. Non si può parlare di moduli non adeguati, scelte tecniche non condivisibili e altro, usando Mancini come capro espiatorio se poi una squadra messa in campo senza difesa titolare e imbastita in avanti con un attacco sperimentale, è riuscita a compiere quasi l’exploit contro la Juve in coppa Italia, unicamente con la forza di volontà. Quali che siano i motivi non c’è giustificazione che tenga sul perché la squadra abbia cessato di essere tale dalla partita con Lazio di dicembre fino ad oggi.
Mancini ha parlato apertamente di Ljajic come di un giocatore di grande talento, incapace di allenarsi seriamente con continuità. Ha chiaramente asserito che esiste un'assenza di mentalità e lo ha fatto poco prima di fare il pompiere in eccesso, quando dichiarava disinvoltamente che la squadra aveva fatto troppo nel girone d’andata e non era da scudetto, così come di un momento difficile e nulla più questo 2016. Una valutazione sfacciatamente diplomatica che riporta al punto di cui sopra.

Per quanto mi riguarda la risposta a questo risveglio, tutto da confermare col Bologna e la Roma, viene da una presenza finalmente muscolare della società e da una reazione del gruppo che ha risposto. Il fatto è che la mentalità non si costruisce in due partite e il problema si ripresenterà molto presto.
Dopo ogni editoriale ricevo delle valutazioni molto articolate di lettori che approvano quanto scritto o mi biasimano per non aver attaccato di più e meglio la società.
L’accusa preferita è quella che io difenda Mancini contro ogni logica. Approfitto di questo spazio per rispondere che se chiedo di non effettuare l’ennesimo cambio di allenatore a fine stagione non significa che non veda gli sbagli del tecnico.
L’assunto è questo: credo che Mancini abbia fatto degli errori anche clamorosi. Mi sono però semplicemente chiesto come si possa arrivare a pretendere il settimo allontanamento in cinque anni e mezzo senza considerare lo stato in cui versa la società, oltre alla prova provata che se tutti (ma proprio tutti) quelli che siedono da qualche tempo sulla panchina nerazzurra prendono abbagli in seri,e la colpa non può più essere solo loro.
Mazzarri tecnicamente era un allenatore valido. L’ho amato meno di altri per la sua mentalità, il suo approccio all’Inter, la sua comunicativa e un senso di ineluttabilità che stava precipitando l’ambiente verso un fondo estremo. Non bastano due campagne acquisti apparenti per risollevare l’Inter. Apparenti perché se non hai i soldi per comprare chi vuoi, ti costringi a prendere prestiti, cerchi giocatori come Salah, Yaya Toure, Cuadrado, Benatia, Dybala e non arriva nessuno perché senza coppe e senza i soldi del City ti devi prendere buoni giocatori ma non i grandi. Per fare l’Inter dovremo avere lo stesso allenatore e altre due sessioni di mercato.
Ci sarà questa possibilità?


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Lunedì 16 dicembre