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L'Inter non ha (e non avrà) leader

di Lapo De Carlo

Sembra proprio che l’Inter stia valutando di cedere Mauro Icardi al Napoli. Sembra. E’ la prima scelta di Sarri e ci sono già 40 milioni sul piatto più un cospicuo aumento del suo ingaggio ad ingolosirlo. Sono però dell’idea che per 40 milioni l’attaccante non si dovrebbe mai vendere. Ad una diretta concorrente in campionato la cifra più congrua, considerando anche l’età e la crescita del giocatore, dovrebbe essere almeno di 60 milioni. Non a caso De Laurentiis sarebbe disposto a mettere sul piatto anche Gabbiadini. L’affare lo ha fatto comunque il Napoli, cedendo un quasi trentenne di grandissimo livello come Higuain ad una cifra spaventosa e ora può scegliersi un attaccante e un centrocampista di livello internazionale.  

Molti tifosi dell’Inter non amano Icardi ma del resto in questo momento non amano quasi nessuno. Troppe delusioni, troppi giocatori con la valigia in mano e rivendicazioni contrattualistiche, troppi calciatori a cui interessa poco dell’Inter, non attecchiscono e scivolano sul nerazzurro come una squadra di passaggio. Troppi personaggi che si distraggono, non raggiungono gli obbiettivi (Champions League) per proprie colpe e, a fine stagione, annunciano disinvoltamente di non sapere se resteranno. In questo vuoto pneumatico, in assenza di forti personalità, si è deciso convenientemente di dare ad Icardi il ruolo di capitano. Un interpretazione la sua, bolsa, asciutta, ondivaga, accompagnata in questi due anni, da dichiarazioni d’amore per l’Inter pronunciate con quel sorriso sornione che rivelava d’altronde quanto gli interessasse poco la faccenda. Indimenticabile la foto sconcertante del “capitano”, insieme alla moglie, in piscina a Saint Moritz, il giorno dopo la sconfitta con la Fiorentina 2-1.

Ci si è poi messa appunto Wanda Nara ad aumentare la distanza tra suo marito e l’ambiente, con i tweet a pioggia, per informare i follower su notizie clamorose, ad esempio se mangia pastasciutta o compra un orologio. Ora comunica grottescamente le sue pretese di rinnovo e annuncia le trattative con emoticon sorridenti. Impossibile fermare questo compulsivo esercizio di narrazione digitale. Wanda pensa: “twitto ergo sum”, risponde a tutti, poi cancella. La sobrietà per lei dev’essere una brutta parola. Icardi, da capitano per caso, sembra subire la situazione, lascia a Wanda la ribalta e si prepara a lasciare l’Inter. Il giocatore però è forte, la butta dentro ed è un attaccante da palcoscenico internazionale.

L’Inter ha faticato tutto l’anno a buttarla dentro, figuriamoci ora se al suo posto, realtà surreale, arrivasse Dzeko. Se non giungesse l’offerta desiderata invece, Icardi andrebbe tenuto ma senza la fascia di capitano.  E qui sorge il secondo problema. Ancora oggi, per l’ennesima stagione, non esistono giocatori con le attitudini per portare questa fascia. Non c’è carisma, manca in assoluto la leadership. Il fatto sconcertante è che manca da anni e di questo non ci si preoccupa granché. Poi ci lamentiamo perché la squadra si disunisce durante le partite o, peggio durante la stagione, si fanno grandi analisi in cui si danno le colpe all’allenatore di turno e nessuno parla più di giocatori. Mai.

Pochi mesi fa parlavamo di una squadra capace di regalare partite negli ultimi 15 minuti ad avversari come Carpi, Lazio, Sassuolo, Fiorentina, Torino. Oggi l’eredità di una stagione funestata da un girone di ritorno masochistico è tutta caricata sulle spalle dell’allenatore. Delle responsabilità dei giocatori, nessuna traccia. Intanto chi sarà il capitano dopo questa estate? Chi saranno i leader?

Non Handanovic che ogni anno chiede di essere ceduto e poi resta ma con quel broncio perpetuo. Non Palacio che, nonostante l’età e la permanenza in nerazzurro dal 2012, non è una guida. Non Miranda che ha lo stesso carattere schivo dei primi due (ma sarebbe il primo a cui darei la fascia). Nagatomo non è il caso, Jovetic deve prima fare una stagione decente, Felipe Melo ne avrebbe le caratteristiche ma la sua esuberanza in eccesso e le attitudini al fallo plateale ne fanno, come Medel, un combattente ma non un leader. Le squadre che raggiungono i grandi traguardi hanno uno zoccolo duro, un gruppo di giocatori di riferimento che diventano le fondamenta di una squadra. Anche quest’anno l’Inter non avrà questo. State certi che questo elemento indispensabile non verrà mai analizzato.

Ci sarebbe Candreva ma sarebbe l’ultimo arrivato, come Banega e da quanto si intuisce, si preferisce prendere ancora Berardi. E’ una scelta che fatico a comprendere e mi limito ad osservare. Di Mancini messo ai margini del progetto evito di parlare. Tanto valeva esonerarlo. Comunque, mi scrive qualcuno, devo essere più ottimista. 

Quando avrò esaurito gli argomenti prometto di diventarlo.

Amala


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Domenica 15 dicembre