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L'Inter rende giovani

di Maurizio Pizzoferrato

Se sei un giocatore di movimento, dopo i trenta nel calcio sei considerato vecchio. O comunque non più in grado di offrire la massima garanzia di rendimento con continuità. Normale che sia così, si tratta di una legge di natura applicata allo sport, in questo caso al football. Ma in casa Inter ci si ribella a questo. La potenziale capolista (Juventus per una notte nuovamente in testa dopo la vittoria sul Napoli), sta beneficiando da tempo di prestazioni sopra le righe di giocatori ultratrentenni. Non sbaglia una partita il trenquatrenne Matteo Darmian, sia se utilizzato come braccetto in difesa o come quinto sulla fascia. Raramente fa toccare il pallone al centravanti avversario il trentaseienne Francesco Acerbi, che comunque da ampie garanzie anche quando è chiamato ad agire da braccetto di sinistra della retroguardia nerazzurra.

Senza dimenticare il trentunenne Stefan De Vrij, ora ai box per l'infortunio patito a Napoli, ma elemento sempre affidabile una volta chiamato in causa. E a centrocampo è titolare inamovibile il trentaquatrenne Henrikh Mkhitaryan, pupillo di Simone Inzaghi che, per la sua capacità di essere presente sia in fase di interdizione che in quella propositiva con un dinamismo da ventenne, lo considera pedina fondamentale per gli equilibri di squadra. Tra le cosiddette seconde linee, spiccano altri tre ultratentenni come Sanchez, Arnautovic e Cuadrado. Il loro rendimento, finora, non è stato certo brillante come quello dei titolari citati prima e gli infortuni non hanno certo agevolato la loro voglia di imporsi. Ma anche loro hanno messo lo zampino importante in qualche partita, pensiamo ai gol di Sanchez e Arnautovic in Champions League nella doppia sfida contro il Benfica e all'assist di Cuadrado che domenica scorsa ha permesso a Thuram di calare il tris al “Maradona”.

Radio Mercato fa sapere che nella finestra di gennaio per Sanchez ci potrebbe essere la possibilità di trasferirsi in Arabia, ma al momento, se in buone condizioni fisiche, il focoso attaccante cileno può ancora essere pedina molto utile per un ricambio di qualità in caso di bisogno. Sarebbe interessante studiare e capire come all'Inter siano tutti o quasi tutti, “giovani”, a prescindere da quello che recita la carta di identità. Probabilmente sta funzionando molto la tipologia di allenamento, sia dal punto di vista fisico che  mentale. Anzi, quest'ultimo aspetto pare essere determinante. I più anziani stanno affrontando l'avventura con la serietà propria del grande professionista, ma nello stesso tempo con l'entusiasmo di chi sembra scendere in campo per la prima volta vestendo una maglia così importante. E con questo calendario folle che costringe un grande club come l'Inter a giocare per vincere ogni tre giorni, appare ancora più lodevole il lavoro della società e dello staff tecnico che riesce a motivare senza sosta giocatori ormai vicini al capolinea della loro carriera.

Naturalmente gli ottimi risultati ottenuti finora sono anche il frutto del mix ottenuto con i campioni più giovani, quelli che stanno vivendo il momento più bello della loro storia calcistica, come Lautaro Martinez, Marcus Thuram, Nicolò Barella, Federico Dimarco e Hakan Cahalanoglu, tanto per citarne alcuni. L'Inter attuale è la somma di giovani campioni già esperti e campioni cosiddetti anziani, ma con lo spirito di chi ha qualche anno in meno. E così il mister, altro giovane che sta migliorando in maniera esponenziale insieme alla sua creatura, può lavorare portando avanti con convinzione la sua idea di calcio che si sposa alla grande con le caratteristiche umane e tecniche della truppa. Ma la stagione è ancora molto lunga, la Beneamata è attesa ogni volta ad una verifica che confermi quanto di buono fatto finora.

Dopo i quattro punti ottenuti in due trasferte molto difficili come quella di Torino con la Juventus e in quella di Napoli dove si è usciti con un perentorio 3-0 a favore contro i campioni d'Italia in carica, questa sera i nerazzurri ritroveranno l'abbraccio del Meazza che preannuncia l'ennesimo sold-out per la gara contro l'Udinese. Obbligatorio vincere, per riprendersi nuovamente la vetta della classifica.

E far capire al giovane Samardzic e al suo strano entourange cosa si siano persi.


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