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L'Inter supera sé stessa e la Juve

di Lapo De Carlo

La lunga e appassionante domenica piovosa è iniziata bene ed è finita meglio. La Juventus ha pareggiato in casa contro il Sassuolo e poche ore dopo l’Inter ha sconfitto la Spal, con un secondo tempo da brividi, come da tradizione storica. Primo tempo eccellente per geometrie e attenzione, secondo affannato, pur amministrato con esperienza.

La squadra di Conte ormai entra in campo con sicurezza e chiarezza di intenti, gioca senza solisti e ragiona con pazienza, sapendo di avere uomini in grado di decidere la partita, intendendo dare un ritmo sincopato alle partite in casa, come quelle di una Spal che a Milano ha tentato di giocare corta per imbrigliare le iniziative nerazzurre.

Il gol di Lautaro ha smascherato le intenzioni spalline e il fraseggio è diventato ancora più disinvolto, fino a trovare il raddoppio grazie ad un cross di Candreva, sempre per l’argentino.

Il gioco interista, in tutta la prima parte di gara, è stato metodico e paziente, con una manovra che prevedeva di coinvolgere soprattutto la fascia destra presidiata da Candreva e la sovrapposizione di D’Ambrosio, cercare Lukaku per fare da sponda e innescare Lautaro Martinez in velocità.

Intenzioni riuscite ad eccezione di un ricorso minore al palleggio e i possibili cross di Lazaro, nelle scelte dei centrocampisti. L’austriaco è stato spesso servito con appoggi lenti e raramente in profondità, con il risultato di costringerlo a tentare così l’inevitabile uno contro uno o il retropassaggio al compagno più vicino. Nella ripresa Brozovic gli ha invece servito un paio di palloni fuori misura.
Proprio nel secondo tempo è emersa quell’atavica riluttanza a chiudere partite in pugno, disperdendo preziose energie per conservare e amministrare il punteggio, dopo il gol di Valoti che ha “Maradoneggiato” in area interista.

Lautaro è un prodigio e si muove divinamente tra le linee, per questo si sente l’assenza di Sensi. In almeno due occasioni ha dettato il cross in profondità che poteva metterlo davanti al portiere ma nessuno ha la velocità del pensiero o la visione di gioco del centrocampista assente, con la forte preoccupazione di riaverlo ormai solo il prossimo anno. L’attaccante argentino ha effettivamente sbagliato il gol del ko ma nessuno si sente di poter muovere critiche a nessun giocatore, soprattutto perché il dato reale mostra una squadra che, pur con alcuni limiti strutturali e le assenze prolungate di Sanchez e Sensi, non due qualsiasi, mostra di dare tutto, ogni giocatore si sbatte, corre, da finalmente davvero tutto, è ancora in corsa per andare agli ottavi di Champions ed è prima in classifica

Il reparto sogni & concretezza dell’Inter sta lavorando duro dal primo giorno in cui Conte si è insediato, ed è affascinante osservare un lavoro orchestrale che risplende in campo grazie ad un evidente coinvolgimento di tutti i giocatori e il lavoro societario.

Per questo viene da chiedersi quanto davvero il nuovo tecnico (perché è qui da soli 6 mesi se qualcuno lo avesse dimenticato) prevedesse di avere un gruppo di giocatori tanto coeso e funzionale, tanto efficace e soprattutto forte. Certamente aveva programmato una stagione logorante e non credeva ci potessero essere tanti infortuni.

Varrebbe la pena sapere quanto fosse convinto che questa squadra potesse essere in testa alla classifica con 37 punti realizzati in 14 giornate.

È tutto oltre le più rosee aspettative e naturalmente va gestito anche emotivamente, specie con le prossime due partite contro Roma e Barcellona nelle quali la portata dell’avversario, la fatica e l’abitudine al ritmo alto faranno tutta la differenza.

Ci stiamo tutti abituando in fretta all’idea che l’Inter possa davvero lottare per lo scudetto fino a maggio e battere il Barcellona a San Siro. Questo incredibile desiderio di riscatto, dopo anni mortificanti, viaggia costantemente tra la convinzione che tutto possa accadere, a dispetto dei problemi e i limiti e quell’incertezza che è il rifugio della speranza, in un ambito in cui ogni cosa può pesare a favore o a svantaggio, compresa la tento temuta cena di Natale che in questi anni è stata il beffardo spartiacque tra un tipo di stagione esaltante e una più avvilente.

Attorno a questa squadra c’è un clima diverso ma lasciateci temere che un po' di quella pazzia sia rimasto qualcosa che Conte sta tentando in ogni modo di ricacciare indietro.
Amala.

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