L'Inter torna convincente. Conte torna polemico
La vittoria col Sassuolo ha diminuito l’alto livello di acidità dei tifosi verso Conte e la squadra. Giocare tre giorni dopo l'orrenda partita col Real e riuscire a vincere con una prestazione convincente, in casa della seconda in classifica era l'unico rimedio possibile nell'immediato. L’Inter è stata dunque capace di reagire nella prima emergenza ma Conte è tornato a fare Conte in conferenza stampa, tornando ad essere acido verso la società. Andiamo per ordine. Nel percorso tra San Siro e Reggio Emilia qualcosa dev'essere successo, la squadra ha giocato finalmente compatta, umile e partendo dalla propria metà campo, invece di giocare sterilmente in quella avversaria.
I giocatori si sono aiutati, i reparti erano sinergici, e la difesa finalmente non aveva da difendere spazi infiniti lasciati dai compagni che svolgevano il loro compito nel rettangolino stabilito. Benissimo Skriniar (che doveva essere ceduto), Darmian, il cui rendimento ha sorpreso tutti e gli attaccanti che hanno dimostrato che la dipendenza da Lukaku non esiste. Le critiche durissime arrivate in settimana sono piovute soprattutto su Conte e la sua gestione, più che in direzione dei titolari, anche se a molti è venuto il sospetto che anche tutto l'organico fosse sopravvalutato e distante anni luce dai Real e dai Barcellona. Tutto pur di dare una spiegazione di un inizio stagione tanto balbettante, nel quale la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata la probabile eliminazione dalla Champions per il secondo anno consecutivo, perdendo per l'ennesima volta una partita importante, una costante della gestione Conte. Ora però ha vinto ed è tornato in quota in classifica, confermando che questa squadra può ancora ottenere un grande risultato. Come ogni stagione che si rispetti c’è un personaggio che divide e lacera le discussioni tra tifosi e giornalisti e quest'anno, molto più della scorsa stagione, è decisamente il turno del tecnico.
Devo però ricordare a tutti che essere anti Conte o sentirsi “Contiani” di ferro, rinfacciandosi colpe e meriti in modo tanto netto non ha senso. Personalmente ho appoggiato il lavoro dell'allenatore e creduto di comprendere il senso delle sue invettive fino ad agosto, poi ho cambiato opinione alla luce di alcuni comportamenti fuori dal campo, delle risposte sprezzanti verso le critiche, del modo in cui fa giocare la squadra e della persecuzione verso Eriksen che verrà ceduto ufficialmente dall’Inter per responsabilità oggettive di chi non ha saputo gestirlo meglio di così. Quello che dovrebbe preoccupare casomai è l’inattesa polemica di Conte verso la società: “Le critiche non devono essere fatte solo ad allenatore e calciatori” basterebbe questa frase netta, chiara per rimanere perplessi ma poi continua: “L'allenatore può essere una soluzione, ma non l'unica. Sulla barca in tempesta dobbiamo esserci tutti e tutti devono remare nella stessa direzione, senza lasciare affondare l'allenatore o qualche giocatore. Mi auguro siamo tutti sulla stessa barca".
Forse Conte non legge i giornali ma tutti abbiamo letto e visto le parole al miele di Steven Zhang all’assemblea dei soci, quelle altrettanto dolci di Antonello e quelle di grande appoggio pronunciate più volte da Marotta. Francamente è difficile immaginare una società più vicina di così ad un tecnico che è ad un passo dall'eliminazione in Champions. E’ la prima volta che un allenatore dell'Inter chiede apertamente ai giornalisti di non attaccare solo lui ma anche la società. Così, disinvoltamente. L'unica spiegazione può venire dall'aver subodorato che la società sia pronta ad esonerarlo qualora l’Inter uscisse ufficialmente dalla coppa martedì sera, denunciando così la doppia faccia dei dirigenti. Se così non fosse le sue dichiarazioni non sono comprensibili. Conte sostiene che non si vede l’ora gettare fango sull’Inter e ha ragione, ma si ha sempre la sensazione che quando dice “Inter” parli di sé medesimo, non della squadra.
Un mese fa avevo pronosticato l'uscita dalla Champions e la vittoria dello scudetto. Rimarco questa convinzione, specie in un torneo senza dominatori in cui l’Inter è improvvisamente seconda e durante il quale sarà bene che nessuno, a partire dall'allenatore, deragli emotivamente.
Amala
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