L'Inter va avanti anche senza bandiere
Alla fine Milan Skriniar è rimasto a Milano, ma comunque lontano dall’Inter. Perché nel quarto di finale di Coppa Italia contro l’Atalanta, deciso dalla rasoiata di Darmian che vale un posto in semifinale per i campioni in carica e una dose di fiducia in ottica derby, l’insostituibile (almeno fino a ieri) difensore slovacco non era al suo solito posto nella difesa nerazzurra sul prato di San Siro. E quando (e se) ci tornerà da titolare, lo farà senza più avere la fascia da capitano stretta attorno al braccio. Una caduta libera nelle gerarchie di leadership il cui motivo è ormai noto anche ai muri: dal 30 giugno in poi, quando il suo contratto con l’Inter sarà ufficialmente scaduto, l’ex Samp potrà celebrare il matrimonio con le ambizioni sportive/economiche del Paris Saint-Germain. Troppo pochi i 6/6,5/7 milioni di euro a stagione offerti dal club di Steven Zhang in confronto all’ingaggio faraonico, con goloso bonus da doppia cifra alla firma, messo sul piatto dal ricco Nasser Al-Khelaifi.
L’errore della dirigenza interista è aver trattato in colpevole ritardo il rinnovo di un giocatore così importante per la squadra, sia in campo che nello spogliatoio. Quello di Skriniar, che ovviamente è libero di prendere le decisioni che ritiene migliori per il suo futuro, è semplicemente racchiuso negli atteggiamenti rivedibili e nel non aver fatto chiarezza sulla spinosa vicenda, quando l’occasione si è presentata, almeno con quei tifosi che fino a pochi giorni fa lo invitavano a restare con cori e striscioni ad hoc. E che ora, probabilmente, lo avrebbero voluto volentieri già all’ombra della Tour Eiffel.
Perché, per esempio, non affondare il più classico dei dribbling ai microfoni anziché lasciare aperte delle porte che in realtà erano già chiuse a doppia mandata? ("Una speranza ai tifosi per il rinnovo? I tifosi mi conoscono dopo tutti questi anni. Quindi ovviamente" le parole a Sport Mediaset alla vigilia di Viktoria Plzen-Inter). E perché - questo è un altro evitabile scivolone - far parlare per la prima volta pubblicamente il suo agente mentre si giocava una partita di campionato (in cui oltre tutto, dulcis in fundo, riesce anche nell’impresa di farsi espellere in neanche un tempo di gioco per ‘leggerezze’ non da lui)? E aggiungiamo, perché non trovare una soluzione-ponte contrattuale con il club che l’ha reso grande? Per fare un esempio recente, Gleison Bremer (che tra l’altro in estate era il suo erede designato) aveva prolungato l’accordo in scadenza con il Torino aggiungendo una clausola rescissoria - e scatenando poi la famosa asta che l'ha portato alla Juventus - pur di non lasciare i granata con un guadagno di zero euro. Una soluzione che al signor Skriniar e al suo procuratore Roberto Sistici non è passata minimamente per la testa, ma tant’è.
Anche Beppe Marotta, dopo l’ottimismo professato in passato, è stato messo spalle al muro dal corso degli eventi. "Skriniar ha fatto una scelta che rientra nei suoi diritti e noi abbiamo il dovere di rispettarla", le diplomatiche parole dichiarazioni rilasciate a Sport Mediaset prima della sfida con l’Atalanta. La domanda che i tanti tifosi dell’Inter ora - legittimamente - si pongono è "Con quale testa giocherà ora Skriniar da qui a fine stagione?". In questo caso l’ad nerazzurro si sente certo che "dall’alto della sua professionalità e serietà che ha sempre dimostrato", Skriniar "saprà dimostrare con i fatti, in questi mesi che mancano al termine della stagione, di essere all’altezza del ruolo e di militare con la maglia che sta indossando". Anche se appare ogni giorno più chiaro che "non si possono più immaginare le bandiere nei club". Perché le bandiere (forse) non ci sono più, ma l’Inter sì. E andrà avanti anche senza di loro.