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L'investimento in attacco deve essere ben ponderato. Sessione estiva di calciomercato, condizionamenti arabi in ogni angolo

di Niccolò Anfosso

Una settimana fa scrivevamo, su queste colonne, che ogni ogni giorno che passa è un giorno perso. Il 5 agosto è arrivato, ma il sostituto di Onana non è ancora stato ufficializzato. Possiamo senz’altro evidenziare che questa sessione di mercato sia stata più anomala che mai, ma i movimenti in entrata, soprattutto dopo una fase iniziale in cui la dirigenza interista aveva chiuso diverse ottime operazioni, tra cui Bisseck e Frattesi, hanno subito una brusca frenata.

L’investimento in attacco deve essere ponderato: negli scorsi giorni Inzaghi ha dettato la via per competere ad alti livelli e la società deve rispondere sul campo, anzitutto trovando il profilo prediletto per il reparto offensivo. Il colpo Samardzic è sicuramente importante: porta estro e fantasia al reparto mediano, caratterizzando con dinamismo l’esecuzione offensiva della manovra.

L'arrivo di Sommer era molto importante e, anche se è stato definito solamente nella giornata di ieri, era quantomai necessario. Il portiere elvetico è l'erede di Onana: sarà compito arduo sostituire il portiere volato a Manchester, ma la missione è appena iniziata e i tifosi interisti devono accoglierlo con entusiasmo, il primo ingrediente di una nuova avventura. Adesso serve investire bene sulla punta, un’operazione da non sbagliare in nessun modo. Di certo le mosse dell'Arabia Saudita (nel mirino ora Kessie) stanno condizionando lo sviluppo generale di tutta Europa e se il mercato procede così lentamente, ecco, di certo, anche gli arabi hanno fatto la loro parte.

Capitolo Lega Calcio, a cui, come sapete, sono molto legato, soprattutto per sottolinearne le critiche: mentre abbiamo appena scavalcato la montagna TAR, che ha giustamente dato ragione al Lecco, riammettendolo in Serie B, Gravina si presenta in televisione per mostrare il grande potenziale del calcio italiano. Tuttavia viene evidenziato come nell'aspetto economico risulta evidente la necessità di riportare in equilibrio il sistema, mettendo sotto controllo i costi e destinando risorse per gli investimenti nei vivai e nelle infrastrutture.

Sarebbe riduttivo evidenziare come il calcio italiano debba rifondarsi a livello sistemico, partendo dalle strutture, passando per i settori giovanili e le categorie inferiori, spesso bistrattate e utilizzate solamente per far fare plusvalenze alle big di Serie A. Ogni anno lo ripetiamo senza soluzione di continuità, ma all’appello manca sempre e comunque quella decisa volontà di dare una sterzata al brusco cammino verso il qualche il sistema si è diretto. E, rimandando ogni decisione anno dopo anno, il declino diviene sempre più definitivo.


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