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L'odore della Champions farà bene al campionato

di Maurizio Pizzoferrato

Un goccio di Porto l'Inter se l'è bevuto mercoledì sera e alla fine l'allegria era tangibile nel ventre di San Siro. Anche Dzeko e Onana avranno riso dopo aver imitato davanti al mondo del pallone Barella e Lukaku versione Marassi. Del resto, l'amore non è bello se non è litigarello, giusto? E all'Inter hanno deciso così. Di non nascondere niente, che emergano pure malumori e nervosismo durante la gara, poi grandi abbracci e sorrisi, ancora più larghi se, come con i portoghesi, arriva anche la vittoria. Vittoria del primo tempo della sfida, certo, ma intanto un passetto in avanti verso gli agognati quarti di Champions è stato fatto in attesa del verdetto finale datato 14 marzo nel plausibile inferno del Do Dragao di Oporto.

La bella serata di Champions dovrà dare la spinta giusta anche per non sbagliare domani in quel di Bologna dove all'ora di pranzo non ci sarà tempo per le tagliatelle al ragù o per i tortellini, ma bisognerà concentrarsi su una sfida che nella scorsa stagione consegnò definitivamente lo scudetto al Milan. Bruttissimi ricordi. È indubbio che questa Inter doveva essere più in alto in classifica, non doveva aver perso già sei partite, ma è chiaro come abbia pagato oltre misura la prolungata assenza di Lukaku e anche di Marcelo Brozovic che mercoledì, quando è entrato, ha confermato di essere un giocatore sopra la media che forse ha assorbito male il fatto di non essere ritenuto più un insostituibile, visto il gran rendimento di Cahalanoglu nel ruolo di play.

Con tutti disponibili e a pieno regime (incrociamo le dita) ora dovrà essere bravo Simone Inzaghi a gestire al meglio l'eventuale abbondanza. Perché il finale della gara con il Porto ha segnalato anche un Robin Gosens come da tempo non si vedeva. E non dimentichiamo che parliamo di un nazionale tedesco che nelle gare più impotanti potrebbe rivelarsi valore aggiunto e non solo sostituto di Dimarco, quando l'ottimo attuale titolare abbia bisogno di rifiatare.

E poi c'è Romelu Lukaku. Gol su rigore contro l'Udinese, gol in tapin dopo un gran colpo di testa finito sul palo, contro il Porto. Big Rom sta tornando, è ufficiale. Manca ancora un po' di brillantezza che gli permetta di “strappare” come nell'anno dello scudetto, ma anche così la sua presenza crea apprensione alle difese avversarie. Lui sta dando tutto in allenamento e in campo è palese il suo impegno per tornare leader della squadra. Ha bisogno di giocare, di stare bene e di segnare ancora. A prescindere da cosa deciderà di fare l'Inter a fine stagione, Lukaku sta dimostrando di tenere molto ai colori della Beneamata e i tifosi sono nuovamente al suo fianco, nonostante quella stramba decisione di provare a sfondare definitivamente in Premier con il Chelsea. No, Romelu sta bene a Milano, l'Inter è la sua quadra ideale a cui può regalare altri successi, oltre a ricevere l'affetto che non troverebbe da altre parti. Con il rigore trasfornato contro l'Udinese, Lukaku ha segnato 49 reti in serie A.

Domani a Bologna, contro una delle sue viitime poreferite, la possibilità di arrivare o sorpassare quota cinquanta. Lukaku-Lautaro la probabile coppia d'attacco titolare al Dall'Ara, con il fumantino, ma sempre prezioso Edin Dzeko pronto a subentrare dalla panchina. Il Bologna è avversario tosto, gioca in casa ed è guidato dal bravo Thiago Motta, uno degli eroi del Triplete nerazzurro. Ma questa Inter ha il dovere di mantenere alta la concentrazione e di non fare sconti a nessuno per conquistare più punti possibili da qui sino alla fine del campionato.

Con il dolce pensiero di poter continuare il viaggio anche in Champions League e in Coppa Italia, dove nella doppia semifinale sarà derby d'Italia contro la Juventus. Proseguono dunque le gare decisive per confermarsi squadra che punti a vincere e non solo a partecipare. È il dovere dell'Inter, dal quel lontano e magico 9 marzo 1908.


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