L'ombra di Moratti sull'Inter di Thohir
Iniziamo da una buona notizia. La calma piatta e la mancanza di emozioni che avevano caratterizzato le prime sei giornate di questo campionato, a prescindere dai risultati non certo esaltanti conseguiti sul campo, è svanita in due giorni. Inter-Napoli non ha certo risolto in 90 e passa minuti i problemi che investono la squadra, ma la dinamica della gara ha restitituito all'ambiente nerazzurro quell'adrenalina di cui non può fare a meno. Il calore dello stadio, la doppia rimonta frutto di grinta e orgoglio, quando anche il più ottimista dei tifosi si stava rassegnando alla terza sconfitta consecutiva, ha provocato quelle scosse che nella storia interista non sono mai mancate. Peccato non aver potuto ascoltare la disamina di Mazzarri dopo una partita che, oltre all'espulsione, gli ha provocato quegli smottamenti psicofisici che spesso lo mandano in tilt.
Il sisma nerazzurro è proseguito il giorno dopo al “Westine Palace”, lussuoso hotel milanese in zona stazione centrale, dove si è svolta l'assemblea dei soci del club. Il bilancio consolidato, al di là di operazioni di contorno che regalano un utile virtuale di 33 milioni, segna un rosso di 103 milioni. Il presidente Thohir e il nuovo management sostengono il Fair Play Finanzario, ma intanto l'Inter rischia una sanzione da parte dell'Uefa che ha convocato i vertici del club per il prossimo 7 novembre. Thohir e soci dovranno essere bravi e convincenti nell'esporre un piano di risanamento che non durerà meno di tre anni. Ma intanto, nella prestigiosa location meneghina, sembra iniziata la resa dei conti tra la vecchia Inter ed il nuovo corso.
“Con il FPF i club non sono più giocattoli in mano ai proprietari - ha detto in conferenza stampa Erick Thohir -. Siamo pronti a sanare le perdite prodotte dalla passata gestione”, ha aggiunto il Ceo (amministratore delegato) Michael Bolingbrooke. A Massimo Moratti, presente qualche minuto prima all'assemblea in virtù di un 30% che pesa più di quanto possa indicare la percentuale, saranno fischiate le orecchie. Lui, il figlio del grande Angelo, con l'Inter nel cuore ancora prima di nascere, padre del Triplete, attaccato così, con poche ma taglienti parole, da due signori che la storia dell'Inter l'avranno solo letta, non certo vissuta. Nemmeno in minima parte. Il paradosso, avrà pensato l'attuale Presidente onorario, è che la svolta sia stata provocata da lui stesso, andando a pescare in Oriente qualcuno che provvedesse a indirizzare il club verso strade ormai imprenscindibili per non rischiare addirittura di scomparire.
Moratti stima Thohir, lo ha voluto sul ponte di comando ed esulta con lui quando l'Inter segna, ma poi arriva graffiante la battuta. “Finché sarà consentito saltare ai gol della squadra del cuore”. Questione tecnica: Thohir blinda Mazzarri, rimandando le valutazioni sul tecnico, che continua a non piacere alla stragrande maggioranza del popolo, a fine stagione. Del resto il solito Fair Play Finanziario non permetterebbe di mettere a libro paga un altro allenatore. Discorso che piace alla logica, non al tifoso Moratti, che torna a circondarsi di microfoni, taccuini e telecamere per dire che, al di là della bella reazione vista con il Napoli, Mazzarri sarebbe nei guai se non dovessero arrivare subito risultati positivi. Un concetto che non diverge molto nella sostanza dal pensiero di Thohir, anche il tycoon indonesiano indica i risultati come giudice, ma la differenza tra i due nell'esporre il concetto è enorme e fa rumore.
Botte e risposte quindi, nel giro di un'ora scarsa, senza esclusioni di colpi, appena finita un'assemblea dei soci di un club che ormai ufficializza due anime. E se fino a lunedì mattina quella indonesiana/americana sembrava ormai padrona incontrastata, ora permettetemi di avere qualche dubbio. L'ombra di Massimo Moratti pesa ancora sull'Inter e se Mazzarri non riuscisse a far decollare la squadra già da domani sera al “Meazza” con il Saint-Etienne in Europa League, passando per domenica a Cesena nell'ottava di campionato, non faccio fatica a immaginare il ritorno di massa ai tradizionali appostamanti sotto la Saras per cibarsi del Moratti pensiero. Non so se tutto questo faccia bene all'Inter, ma Massimo Moratti continua a “essere” l'Inter. A prescindere da chi sia il reale proprietario. Piaccia o no.