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L'ultimo diventò Pallone d'Oro. E c'è già chi sta rosikando: va bene così

di Fabio Costantino

Forse l’entusiasmo dei tifosi che lo hanno accolto all’aeroporto di Linate lo ha sorpreso più delle decisioni di Arsene Wenger di escluderlo con una certa continuità dalla formazione titolare dell’Arsenal. In questi 4 mesi Lukas Podolski ha maturato così tanto risentimento da sperare giorno dopo giorno che gennaio arrivasse prima possibile, per fare le valigie e andare a cercare minutaggio e fiducia altrove. Detto, fatto, e a beneficiarne è stata proprio l’Inter, che non ha mai smesso di monitorare il rapporto tra il polacco naturalizzato tedesco e il manager francese, sempre più conflittuale. Occasione da non perdere, per Ausilio, che oltre ad Alessio Cerci aveva nella lista della spesa proprio Prinz Poldi, nella speranza che davvero potesse arrivare a Milano a condizioni economiche favorevoli.

Così è stato: 6 mesi a 600 mila euro, auspicando che si arrivi a pagarlo un milione di euro a giugno. Vorrebbe dire che l’obiettivo terzo posto è stato centrato e quei 400 mila euro sarà un piacere versarli nelle casse dell’Arsenal. Non c’è ancora garanzia del riscatto a fine stagione, meglio così. Lo stesso Podolski sarà più incentivato a guadagnarsi la conferma, sul campo. E dalla carica con cui è entrato in questa nuova dimensione, ne ha tutte le intenzioni. Il tempo dirà se questa operazione di mercato sia stata o meno lungimirante, per il momento accontentiamoci di qualche dato statistico che accompagna l’ex Bayern e Arsenal: 381 partite disputate, con 151 gol e 83 assist. In pratica, un gol ogni 2,5 partite. Niente male. Se poi si pensa che, pur giocando spesso da ala sinistra, con la nazionale tedesca ha firmato 47 reti, terzo marcatore nella storia pluridecorata dei teutonici (dietro due mostri sacri come Gerd Müller e Miroslav Klose), il suo palmares fa ancora più impressione.

Eppure, c’è già chi lo considera l’ennesimo ex campione, se non addirittura solo un buon giocatore, arrivato in Italia a fine carriera e destinato a non lasciare segno. Un po’ come Fernando Torres in 4 mesi di Milan, giusto per non andare troppo lontano nel tempo. Non ho la sfera di cristallo, non so dire se Podolski sarà in grado di fare la differenza per le sorti nerazzurre. Mi basta sapere che Mancini è soddisfatto di questo innesto ed è giusto sottolinearlo, visto che si sono sprecati fiumi d’inchiostro per evidenziare la sua (presunta) rabbia dopo il flop Cerci.

Personalmente, considero questo acquisto, finanziariamente e tecnicamente, uno splendido colpo di mercato, di quelli per cui il geometra verrebbe esaltato a oltranza (con Torres è stato così o sbaglio?). Stiamo parlando di un campione del mondo, nel pieno della maturità professionale (ha 29 anni e ancora tanto da dire/dare), con immensa voglia di giocare e mostrare ancora le sue indiscutibili qualità, soffocate dalle tante, troppe panchine a Londra. Perciò non mi sorprende l’onda che ha travolto l’attaccante di Gliwice non appena emerso dall'area sbarchi dell’aeroporto di Linate. Da tanto, troppo tempo non registravo un tale entusiasmo tra i tifosi per un nuovo acquisto dell’Inter, forse perché nessuno degli ultimi innesti arrivava con un pedigree di questa portata, unico campione del mondo a giocare nel Belpaese. E considerando che Poldi arriva a un costo irrisorio, ci si capacita ancora di più della bontà di questa operazione di mercato. Bene così, serviva una reazione dopo le ultime traversie.

La storia insegna che il calciatore tedesco, in maglia nerazzurra, si trova a proprio agio. L’unico a faticare, tra l’altro ultimo a vestire questa maglia, è stato Matthias Sammer. Ma anche allora la dirigenza nerazzurra non commise un errore strappandolo allo Stoccarda per 9 miliardi di lire nell’estate 1992. Nonostante appena sei mesi nerazzurri (11 presenze e 4 reti) e un ambientamento difficile (ma con un gol alla Juve, che sia di buon auspicio), il calciatore era un fuoriclasse e una volta tornato in patria, conquistò persino il Pallone d’Oro nel 1996. L’unica consolazione, i 500 milioni di lire di plusvalenza che Pellegrini incassò cedendolo al Borussia Dortmund. Da allora sono passati oltre 20 anni e la ricostruzione dell’Inter parla ancora tedesco.

Non fatico a sostenere che Podolski sia il giocatore più blasonato che Thohir abbia vestito di nerazzurro, dopo l’esperimento finora agrodolce con Hernanes. E mi fa piacere leggere sul web commenti negativi e diffidenti per questo nuovo arrivo nel calcio italiano, soprattutto da parte di tifosi di altre squadre. Qualcuno, e prendo in prestito un altrui neologismo ormai cristallizzato, sta rosikando (nel pacchetto inserisco anche chi va a ripescare interviste di oltre 7 anni fa). Significa che stavolta abbiamo fatto centro. Willkommen, Lukas. Und viel Glück.


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