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La catena di comando

di Giorgio Ravaioli

Tristezza. Si puo' essere piu' tristi di questo campionato debilitato dalla fuga di piedi buoni all'estero, dal prevalere della ristrettezza in tutte le sue possibili accezioni e sfaccettature? Egemonizzato dalla sorda lotta di potere tra le due forze politico economiche implacabilmente ritornate al centro del ring del calcio italiano, in un clinch prolungato, interrotto da pelosi convenevoli tra vecchi compagni di merende e colpetti sotto la cintura? Avvolto da un torpore incrementato dal silenzio di spalti sempre piu' desertificati? Commentato da media che ormai possono ritrovare effimera euforia solo in improbabili vicende di mercato, sempre meno credibili e seguiti, anzi inseguiti dal rischio bancarotta in una sorta di Weimar che sanno di meritare? Si puo', ci abbiamo pensato noi. Direte, e la riconoscenza verso il presidente innanzitutto ma anche nei confronti di un gruppo di calciatori straordinari che ci hanno regalato nei loro anni migliori i nostri anni migliori provvedendo con un colpo di spugna, vigoroso e prolungato, a lucidare il nostro vivere  a far brillare una fede opacizzata dal tempo, troppo, per molti tutto, vissuto nell'attesa e nella subalternita'? Nessun dubbio lo sconforto che alimenta dapprima le perplessita' e poi, inevitabilmente, la polemica non puo' avere la venatura dell'ingratitudine. Ma tanta tristezza va compulsata non possiamo piu' limitarci ad esorcizzarla, recingendola nelle categorie dei cicli che finiscono, dei flussi dei risultati da osservare con la disincatata visione olistica con cui si accetta di essere semplicemente una parte del tutto. Si puo' auspicare semplicemente la frattura di quella catena di comando delle nostre pulsioni che con sempre piu' rassegnata schizzofrenia muove dalla riconoscenza e termina col  patetico confronto con quel che fu?

Distacco, insomma, per una migliore messa a fuoco di quanto vediamo? E forse lo "scurdammoce o' passato" gioverebbe a questo punto a piu' d'uno tra i nostri ragazzi che oggi  probabilmente pensa di agire nel sempre piu'  stretto segmento di linea di credito accumulata. Un caso per tutti: Maicon ma solo per un' accidiosa forma di sintesi. Immaginiamo per un attimo che, resettata la memoria, lo dovessimo giudicare esclusivamente per quello che e' e da- e se, ci e' consentito, in aperto contrasto coi suoi introiti-e lui ne fosse consapevole, la solfa cambierebbe? Noi crediamo di sì. Perche' se la flessione ancorche' prolungata puo' trovare il maggiore margine di tolleranza che risiede nella stima e nell'affetto conquistato, il tracollo nel rendimento e lo snaturamento delle proprie sembianze tecniche ad atletiche puzza di privilegio acquisito, di flanella istituzionalizzata che si regge sull'acquiescienza della societa' ma anche dell'ambiente nelle sue complesse articolazioni. Lo stesso indugiare proprio sulle responsabilita' della dirigenza se serve a diradare la cortina fumogena dei molti perche' che si addensano nelle nostre coscienze e' fuorviante se utilizzato per spiegare certe prestazioni e relativi risultati. L'assoluta mancanza di concentrazione, la regressione agonistica, il volto con cui la squadra ha affrontato Lecce, Palermo e soprattutto Roma ha insomma a che fare col decoro di tutti e di ognuno, allenatore non escluso, e non coi dialoghi sui massimi sistemi in cui tutto si tiene solo al lordo delle campagne acquisti diventate di smobilitazione e di altre ormai prevedibili secrezioni della critica di questo anno e mezzo. Per arrivare davanti ad Udinese, Lazio o chi volete voi le risorse che abbiamo in pancia sono non solo sufficienti ma ampiamente risolutive. Come per passare il turno contro il Marsiglia, del resto. E non ci sentiremo in dovere di ringraziare di nuovo se questo accadra'. Detto senza alcuna garanzia che cio' si realizzi, e' proprio il minimo.

Da Torino ed aree per cultura sportiva linitrofe, un moto di liberazione preceduto da tanta compiaciuta eccitazione ha fatto seguito alle motivazioni depositate dai giudici (donna) di Napoli in merito alla sentenza di condanna di Luciano Moggi ed altri ben noti imputati.  Ecco lo scampolo eiaculatorio, coccolato e ripetuto come una nenia con cui, fatto il ruttino, si addormenta un neonato: "....trattandosi di reato di tentativo, questo non ha la necessita' della conferma, che il dibattimento in verita' non ha dato, del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005 a beneficio di questo e quel contendente...".

Frutto artatamente tardivo del corpo a corpo con la pubblica accusa della pluriricusata giudice Casoria, la frase tradisce il proprio contraddittorio contenuto se solo si ha, come chi scrive, il puntiglio di metterla in relazione, ma e' solo un esempio, con i fatti che hanno portato alla condanna dell'arbitro Racalbuto "...compivano (l'altro in questione e' ovviamente Moggi) atti fraudolenti consistiti nella dolosa espulsione e ammonizione da parte di Racalbuto, rispettivamente, dei calciatori Pisanu e Contini, giocatori del Parma, successivo avversario della Juventus......conseguentemente squalificati dal giudice sportivo....atti delittuosi dunque che, comunque, alteravano la regolarita' e e l'andamento dell'incontro Roma/Parma....." o ancora- sempre riferito agli stessi Moggi e Racalbuto-...compivano atti fraudolenti finalizzati ad influire sul risultato dell'incontro di calcio Cagliari/Juventus (1/1) esito perseguito dal Racalbuto (direttore di gara) che si adoperava per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra di Moggi". Ma quale reato di tentativo? ma quale non provata alterazione del campionato 2004-2005? Il tutto con una preghiera che dal nostro piccolo non possiamo fare a meno di recitare a chi sta leggendo queste righe. Di fronte a tanta disinformazione volta a condizionare la coscienza dei semplici ma non solo, in ognuno di noi c'e' una forma di difesa che non risiede  nella ricerca di spunti di controinformazione, ma nell'affrontare questa emergenza scegliendo di essere innanzitutto autonomi e quindi dialettici, attraverso la spremitura dei fatti che si trova solo nei documenti. Quella in cui si puo' ribaltare a reti unificate la ratio di una condanna pronunciata in nome del popolo italiano e non la relazione di un procuratore sportivo e' una situazione, appunto, di emergenza che ci deve far trovare con le maniche rimboccate.


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