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La differenza tra me e te

di Domenico Fabbricini

E fu così che l'Inter rimase ancora l'unica squadra italiana ad aver conquistato il Triplete. Sembra la conclusione di una bella favola (rigorosamente per nerazzurri) e in un certo senso, dal nostro punto di vista lo è. Perché il 'rischio' è stato concreto e, ad essere onesti, possibile per quello che ha fatto vedere la Juve in campionato. Perché a parte tutto bisogna anche essere sportivi, ed è innegabile che purtroppo i bianconeri mantengano ancora un gap troppo ampio con le altre pretendenti al titolo italiano, ma da qui a dare per fatta una vittoria di una Champions, mica il torneo rionale, contro il Real Madrid, mica una squadretta di dopolavoro, ce ne passa. Eppure nei giorni che hanno accompagnato l'appropinquarsi della finale di Cardiff buona parte dei media non ha fatto che celebrare prima del tempo la vittoria bianconera, a paragonare il Triplete della Juve a quello dell'Inter, per qualcuno anche migliore (secondo quali crismi poi?), ad esaltare i protagonisti di un trionfo annunciato, a ripercorrere nei titoli dei giornali la stessa cavalcata interista (“Juve, e uno” su tutti).

Annunciato forse, ma non realizzato perché sul campo, a parte il gol capolavoro di Mandzukic, non c'è stata storia. Probabilmente non ci sono tre gol di scarto tra Real e Juventus, ma non si può dire che le merengues non abbiano meritato il titolo. E allora, visto che nelle scorse settimane si sono sprecati i paragoni, proviamo a farlo noi un paragone dei due casi, quello interista e quello juventino.

L'Inter vinse il Triplete vivendo quell'esaltante cavalcata di fine stagione come un sogno, quasi in trance agonistica, con un titolo dopo l'altro che arrivavano in maniera quasi insperata, seppur alla base ci fosse un grande lavoro da parte di Mourinho e un gruppo solido e dalle grandi doti tecniche. Il Triplete per l'Inter, come disse anche Mourinho alla vigilia della finale di Madrid, era “un sogno, non un'ossessione”, un riscatto dopo anni bui, di bocconi amari, di nefandezze (Calciopoli su tutte), un'apoteosi di gioia rimasta cristallizzata in una cornice temporale difficilmente ripetibile, e che resta fissa lì, nel tempo e nella memoria, come un'istantanea.

Per la Juve è diverso, per i bianconeri il Triplete è diventato un'ossessione, un obiettivo da raggiungere ad ogni costo per eguagliare l'Inter, in una costante rincorsa al “noi siamo meglio di voi” che rode dall'interno, e che probabilmente manterrà per sempre distinti i due trionfi, qualora un giorno dovesse arrivare un altro Triplete italiano. L'Inter resterà sempre la prima, per ora unica, ma pur sempre la prima, e un altro Triplete di un'altra squadra italiana potrà solo eguagliare il record nerazzurro, ma non superarlo o cancellarlo, questo è bene ricordarlo. Vincere per sé, vincere per appagare una fame di successo che manca da troppo tempo, può darti quel quid in più per superare ostacoli anche apparentemente insormontabili; vincere per dovere di farlo, per colmare un senso di inferiorità verso qualcun altro che è riuscito a fare meglio di te credendoti comunque superiore, probabilmente costituirà per sempre il tuo limite più grande. Triplete o non Triplete.

Chiosa finale: nel 2010 il Real ci ospitò in casa propria "rubandoci" poi Mourinho durante i festeggiamenti. Era giusto che si facesse perdonare mantenendo la nostra esclusività...
 


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Domenica 15 dicembre