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La filosofia di Perisic contro le menzogne del calendario

di Fabio Costantino

Ci siamo presi una pausa, ma siamo tornati padroni del nostro destino. Lo shock negativo del derby di inizio febbraio è stato compensato da quello positivo della battaglia dello Stadium, i cui primi dividendi sono stati pagati già contro il Verona. A conferma che il problema dell'Inter era soprattutto nella testa più che nelle gambe. Che poi, si sa, dove non arrivano le gambe è proprio la testa che deve compensare. Senza ombra di dubbio ha pesato il tour de force tra gennaio e febbraio che, al di là del successo in finale di Supercoppa e della vittoria mutilata di Liverpool non ha offerto grandi soddisfazioni. Tanti, troppi punti lasciati per strada e accompagnati da prestazioni timide, a tratti impaurite e figlie dello shock stracittadino di cui sopra. Diciamo anche che il primo esperimento di calendario asimmetrico non è stato molto amichevole con l'Inter, usando un eufemismo. Ma tant'è, è inutile rimuginare oggi, perché in un modo o nell'altro le cose sono tornate al loro posto e la corsa Scudetto coinvolge concretamente tre squadre.

Tornando alla questione calendario, bypassando l'ennesima sterile polemica sul fatto che le tre contendenti dovrebbero giocare contemporaneamente (toh, il problema nasce quando è l'Inter che vince in anticipo...), il discorso che merita maggiore attenzione, confortato anche da recentissimi dati empirici, è l'impossibilità di etichettare come facile o difficile il programma finale del campionato.

Oggi l'opinione pubblica sostiene che siano i nerazzurri ad avere un calendario agevolato rispetto a Milan e Napoli. Sulla carta, magari, gettando l'occhio alla classifica e al 'blasone' delle prossime avversarie. Ma si tratta di un ragionamento futile, perché la storia di questo torneo insegna che dare per scontato i tre punti sia un errore imperdonabile. L'Inter dovrà affrontare le trasferte di La Spezia, Cagliari, Udine e il recupero di Bologna, mentre in casa ospiterà Roma, Empoli e Sampdoria all'ultima giornata. A parte i sardi, che sabato sera hanno messo in difficoltà la Juventus, le altre saranno già idealmente con un piede a mollo in acqua, perché non avranno nulla da chiedere in termini di classifica (a meno che i giallorossi non rientrino nella corsa al quarto posto, ma restano un'enorme incognita). Bene no? No. Perché le suddette scenderanno in campo con la mente sgombra è l'unico obiettivo di fare bella figura ed entrare, chissà, nella storia di questo torneo. E indovinate chi avrà tutta la pressione addosso nel pieno della corsa Scudetto? Esatto.

Oggi non esiste avversario che non possa toglierti punti, persino la Salernitana fanalino di coda ha negato al Milan un successo sulla carta scontato, per non parlare dei due 0-0 consecutivi contro Bologna e Torino che hanno ridato valore al famoso asterisco. Il Napoli stesso è uscito con le ossa rotte da match ampiamente alla sua portata, addirittura in casa, l'ultimo ieri contro l'ottima Fiorentina di Vincenzo Italiano (mina vagante se ne esiste una). L'Inter, poi, non ne parliamo: tra febbraio e marzo è stato quasi un disastro. Posto che Simone Inzaghi sappia benissimo a cosa la sua squadra andrà incontro (considerando anche che, rispetto agli azzurri di Luciano Spalletti, i nerazzurri giocheranno due partite in più tra recupero e semifinale di Coppa Italia), sarebbe giudizioso non fare calcoli in base al calendario, aggiungendo punti da qui alla 38esima in base al valore dell'avversario. Nessuno regalerà nulla e oltre al valore e allo stato di forma le tre davanti dovranno anche affrontate la pressione di dover vincere a tutti i costi. Un autentico spauracchio.

L'approccio dell'Inter dovrà essere sempre quello visto contro il Verona, tipica squadra che, dall'alto di una classifica tranquilla, ti toglie punti solo per il gusto di farlo. Alla fine, la soluzione è banalmente quella indicata da Ivan Perisic domenica sera: "Se giochiamo, corriamo e lottiamo come oggi non ho paura di nessuno". E noi con lui.


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