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La mancanza di programmazione e la confusione tattica

di Domenico Fabbricini

L’Inter ripiomba nello sconforto. Proprio quando tutto sembrava superato, quando la vittoria nel derby aveva sancito il ritorno dei nerazzurri nel gruppo delle grandi, delle pretendenti a qualcosa di importante, l’incantesimo sembra essersi rotto; proprio quel derby che paradossalmente mentre l’anno scorso con la sconfitta aveva provocato un tracollo psicologico per la lunga rimonta attuata dai ragazzi di Leonardo, quest’anno con l’1-0 di Milito ha segnato l’inizio della nuova regressione. Subito dopo c’è stato il 2-1 con la Lazio, che già non aveva convinto per il gioco, poi la serie di sconfitte: Lecce, Napoli in Coppa, Roma (in mezzo il 4-4 col Palermo) e quella che fa più male, 0-1 col Novara.

Ma è davvero tutta colpa di Ranieri? Analizziamo bene la situazione: l’ “aggiustatore”, come viene soprannominato, sembrava aver guarito l’ennesima squadra malata, l’Inter si era portata a -3 dalla zona Champions dopo un avvio di campionato in zona retrocessione, il segreto nell’equilibrio trovato nel modulo 4-4-2, banale ma efficace. Poi il recupero degli infortunati e la conseguente nuova ricerca di un modulo affidabile: 4-3-1-2 con Sneijder e due punte o 4-4-1-1? E se provassimo il 4-2-3-1? Emblematica la gara di domenica in cui il tecnico ha provato almeno 3 moduli in corsa, nessuno dei quali è servito a scardinare il muro eretto da Mondonico. Per la prima volta Ranieri è apparso confuso, incerto, alla ricerca di una nuova identità che nel 4-4-2 aveva trovato. Il dubbio è, schierare Sneijder, uno senza il quale la luce si spegne (e lo abbiamo detto tante volte) ma sbilanciare la squadra, o tornare allo schieramento quadrato? Eppure l’Inter ha vinto anche col 4-2-3-1 di Mourinho, ha quasi sempre giocato con due o tre punte, non può essere nello sbilanciamento il problema.

Il problema, a mio avviso, è negli uomini che la società gli ha messo a disposizione: gli ha venduto uno come Eto’o per prendere un Forlan che, se continuasse così, sarebbe il primo candidato al Bidone d’Oro 2012; gli ha venduto Motta (nonostante le richieste del tecnico di tenerlo) per prendere un Palombo bravo sì, ma che giocava in B con la Samp e che sicuramente non ha le giocate dell’italo-brasiliano; gli ha tenuto giocatori avulsi dalle strategie societarie come Zarate e Castaignos, non gli ha preso un attaccante che pure serviva. Ci troviamo in una fase di transizione, come una squadra che è in fase di allestimento e che si ritrova a cominciare il campionato senza aver finito il proprio progetto. Il mercato di riparazione sarebbe dovuto servire proprio a riparare a queste mancanze, invece è come se ci si fosse mossi a rilento, continuando nell’opera di allestimento ma lasciandola ancora una volta incompleta, da terminare magari a giugno prossimo.

Un atteggiamento inspiegabile, cui non eravamo abituati, come se si fosse ormai rassegnati a un campionato di transizione, scusandosi con un “abbiamo vinto tutto, ora siamo in fase di rinnovamento”. Quanto deve durare questo rinnovamento? E soprattutto, quali sono i programmi? Perché, è opinione condivisa da tanti tifosi, sembra che un piano non ci sia. Si prendono e si cedono giocatori nell’arco di 6-12 mesi, sulla base del rendimento in quei mesi, non si accontentano le richieste dei tecnici di turno ma solo i parametri del Fair Play Finanziario muovendosi tra occasioni e sconti piuttosto che sulle reali necessità di rinforzo della squadra. E che Dio ce la mandi buona…

Non è questa l’Inter che conosciamo, dopotutto ci troviamo di fronte a un campionato così modesto che dopo 4 sconfitte in 5 partite l’Inter si ritrova ancora a soli sei punti dalla zona Champions, basterebbe poco per essere più costanti. Eppure la squadra è a grandi linee quella che aveva inanellato sette risultati utili consecutivi, l’allenatore è lo stesso, e come a inizio campionato non era da zona retrocessione così ora non può dirsi fuori da giochi. Basta trovare la quadratura del cerchio e insistere su quella per salvare almeno quest’annata, per poi programmare, ma seriamente, da giugno in poi. Perdere la Champions vorrebbe dire un duro colpo a livello economico che potrebbe minare ancor più le possibilità finanziarie di questa squadra.

E Ranieri che farà? Lascerà perché deluso dal comportamento societario, verrà sacrificato in nome di una squadra che non gira come dovrebbe? E’ atipico che a febbraio si parli già della panchina dell’Inter a giugno, ma come dicevo in principio non è solo colpa di Ranieri, quale sarà la sua scelta non lo sappiamo, ma è un dato di fatto che il tecnico sta facendo i salti mortali per mettere in campo nel migliore dei modi il materiale umano che ha a disposizione. C’è bisogno di rinnovamento, di rinfrescare la rosa e sostituire gli elementi che ormai hanno dato tutto o che non si sentono più parte del progetto, e ripartire da una squadra di qualità e prospettiva. Per riaprire un nuovo ciclo, anche rispettando il FFP: sì, è possibile.


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