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La mentalità del Mancio

di Filippo Tramontana

Doveva essere un successo e successo è stato. L’Inter questa volta non aveva proprio alternative, doveva vincere per tanti motivi: doveva dare un segnale all’ambiente, doveva dare e darsi morale, doveva muovere una classifica che si stava facendo pericolosa e imbarazzante. L’Inter ce l’ha fatta e ha vinto anche giocando una buonissima partita. Non è stata una vittoria casuale e fortunata ma voluta e ottenuta con carattere e gioco. Non è stato tutto oro e non è filato tutto liscio nel match di Verona, ma i progressi devono essere per natura graduali e lunedì sera ne abbiamo visti parecchi.

Ci sono ancora tanti problemi nelle fasi elementari, quelle in cui i giocatori di questo livello in teoria non dovrebbero avere particolari problemi. Troppi disimpegni sbagliati, ancora tanti errori di incertezza e decisioni, troppi contropiedi buttati. Facciamo un paio di esempi: Guarin butta nel cestino un contropiede 3 contro 1 che avrebbe chiuso la partita con un passaggio sciagurato alla tribuna del Bentegodi, mentre Kuz (uno dei migliori in campo) perde un paio di palloni sanguinosi a centrocampo favorendo una, fin lì inimmaginabile, ripartenza del Chievo in campo aperto. Imprecisioni che non si devono commettere assolutamente se non si vuole trasformare una partita equilibrata o addirittura in discesa in un match dall’alto rischio sconfitta.

Questioni di dettagli che però spesso fanno la differenza tra l’ottenere i 3 punti o tornare a casa a mani vuote. Ringraziamo anche il solito Handanovic che con un paio di autentici miracoli ci salva la serata. Il resto però è da promuovere. Come nel primo tempo contro l’Udinese l’Inter del Mancio ha tenuto in mano il pallino del gioco, verticalizzando tra le linee e coinvolgendo e fasce. D’Ambrosio ha dato garanzie sia in fase difensiva che in fase propositiva e finalmente si riesce ad arrivare ogni tanto prima dell’avversario sulle palle vaganti. Ottimo carattere e buona circolazione di palla con una concentrazione e un'intensità sicuramente più convincenti rispetto al passato.

L’Inter di Mancio gioca più alta, quindi più corta, la squadra corre perciò meglio e spreca meno energie fisiche. Si vedono i progressi ma questi miglioramenti non devono rimanere un episodio isolato. Contro la Lazio si dovrà dare continuità di prestazioni e risultati, solo così si scala la classifica e si ottengono le soddisfazioni non con titoli e parole al vento.


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Domenica 15 dicembre