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La reazione della ripresa è ormai un marchio di fabbrica. E una certezza

di Domenico Fabbricini

L'Inter dei secondi tempi è una realtà. Proprio in questa settimana sono state diffuse delle statistiche che parlano di un'Inter micidiale nei secondi tempi, un'Inter capace spesso di ribaltare il risultato proprio nella ripresa (basti ricordare Palermo, Genoa, ...), quando magari ci si aspetterebbe che la squadra subisca un calo. Ieri invece l'Inter ha giochicchiato nel primo tempo, è andata sotto, ma nella ripresa ha cambiato registro facendo dimenticare in un attimo la brutta prova del primo tempo e dominando il Genoa in lungo e in largo. Una trasformazione difficile da spiegare, Leonardo ha detto di non aver avuto bisogno di spendere alcuna parola perché i giocatori si erano già resi conto di aver giocato malissimo, e che forse non erano più abituati a giocare alle 15: il bioritmo dei calciatori era ormai settato sulle 20.45, di sabato, di domenica o di mercoledì, e ritrovare il ritmo a metà pomeriggio non era facile. Può darsi, ma quel che è importante sottolineare è che questa capacità di non assopirsi, di reagire, di rialzare sempre la testa è un segnale importantissimo. E' innanzitutto importante perché, come ha ricordato Leo in conferenza, significa che il carattere dell'Inter targata Mourinho è ancora vivo, senza scomodare per forza paragoni tra i due allenatori: è insito nella testa dei ragazzi. In secondo luogo è importante per quel che ci aspetta in quest'ultimo scorcio di stagione, con 5 punti di recuperare sul Milan e, più a stretto raggio, un ritorno di Champions da giocare a Monaco, con uno 0-1 dell'andata da recuperare.

Ecco, la prestazione di ieri mi lascia più che ottimista, se l'Inter è capace di queste reazioni stiamo ben sicuri che in terra tedesca se la giocherà con il coltello tra i denti, conscia del fatto che c'è in gioco la qualificazione ai quarti, di cammino ce n'è per ritentare di vincere il trofeo più prestigioso d'Europa. E certamente Leo, che da brasiliano sperimenta un gioco sempre più offensivo, si renderà conto di poter osare di più rispetto alla gara di andata. La speranza è recuperare il miglior Milito, ma anche senza di lui si potrebbe rispolverare il caro buon Pandev. Sì proprio lui che tante volte abbiamo criticato. Ieri ha praticamente cambiato la partita, il suo ingresso ha dato un'altra marcia alla squadra, ha generato almeno un gol e ne ha segnato un altro, andando più volte vicino alla rete. E' finalmente vicino alla forma migliore, una sorpresa per tanti tifosi e cronisti abituati a prestazioni scialbe, e allora il suo nome torna fortemente in auge al fianco di Eto'o nell'inferno dell'Allianz Arena.

E poi vogliamo dimenticare Nagatomo? Una forza della natura, in campo e fuori, e ieri oltre alla solita prestazione di grande abnegazione ha trovato anche la sua prima rete in nerazzurro. Una rete di carattere, voluta, un bolide scaricato in rete sotto la traversa dopo aver resistito a una carica avversaria. Il giapponese sta entrando sempre più negli schemi di Leo e nei cuori dei tifosi, un'arma in più per quest'Inter. Ed è tornato al gol, quasi fosse una novità ormai, Eto'o, che per qualche giornata senza rete ci stava preoccupando. Forse siamo abituati troppo bene visto che ha segnato già 30 gol in 38 partite quest'anno, 18 solo in campionato. E che dire di Pazzini? Un gol ogni 112 minuti. Numeri da grande, che sarebbe senz'altro prima in classifica se non fosse stato per la sciagurata gestione Benitez e i tanti punti persi per strada. Ma inutile recriminare sul passato, come ha sottolienato a fine partita mister Regno (vice di Ballardini) l'Inter è più forte del Milan, ci sarà tempo per rimettere le cose a posto (decisivo sarà il derby) ma prima c'è da riprendersi il proprio posto in Champions. Il giorno del riscatto è sempre più vicino.


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