La serata perfetta
Sabato abbiamo vissuto la serata perfetta.
Vincere a Torino, dopo gli ennesimi errori arbitrali pro Juve, è stato a dir poco entusiasmante. Sono bastati diciotto secondi per tramutare il tifoso più neutrale in un nostro beniamino. La stragrande maggioranza dell’Italia non bianconera, davanti allo scempio del signor Tagliavento non ha potuto fare altro che tifare per i colori nerazzurri. Domenica mi sono imbattuto per strada e su internet con tanti tifosi del Milan, del Torino, delle squadre capitoline, del Napoli, ecc... Tutti quanti erano visibilmente e sinceramente felici per il nostro successo.
Spesso, dietro agli elogi si scorge un malcelato fastidio per le vittoria altrui. Bene, in questi giorni mi sembra invece, che le persone incontrate abbiano ostentato un grado di sincerità particolarmente elevato.
C’è di più. Vi posso assicurare che mi è capitato di incrociare anche juventini francamente dispiaciuti per gli obbrobri del famigerato direttore di gara. Quindi, ricapitolando: la Juve rubacchia e noi vinciamo, per di più a casa loro, mettendo al parola fine alla striscia di imbattibilità. Potrebbe bastare questo per etichettare come “perfetto” il sabato piemontese.
E invece, noi interisti siamo per natura perfezionisti e non vogliamo solo vincere. La perfezione della serata è stata infatti raggiunta attraverso il carattere, il gioco e la netta superiorità dimostrata. Dal punto di vista caratteriale la squadra è piaciuta soprattutto per la capacità di reagire al gol subito e per il fatto che non si è persa in inutili polemiche. Evitando così di consumare energie che sono poi servite per ribaltare il risultato. Ma c’è dell’altro: la squadra sta sposando in pieno il progetto tattico proposto dal mister. Il gruppo è sceso in campo convinto dello schema, apparentemente spregiudicato, scelto da Stramaccioni e, nel finale di gara ha seguito il tecnico anche quando ha deciso di cambiare rotta mettendo in campo gente più di lotta. La serata è anche servita, quindi, per sfatare alcuni luoghi comuni. Nel calcio quante volte abbiamo sentito dire: “Il gol a freddo ci ha tagliato le gambe” o “Nel finale i cambi del mister hanno dato un cattivo segnale alla squadra, apparsa troppo rinunciataria”.
Passando al gioco, i passi in avanti sono sempre più evidenti e il gruppo dimostra di essersi ormai coagulato attorno a un modulo confacente alle caratteristiche dei singoli. La qualità, poi, si è palesata in tutta la sua evidenza quando, a un certo punto, l’Inter giocava con Milito, Palacio e Cassano e dall’altra parte c’erano Giovinco e Bendtner…
Ciò detto, cari amici, adesso però viene il difficile. Fino a oggi la società è stata brava a non mettere pressioni e l’idea di vivere una stagione di transizione, atta a costruire qualcosa di solido per il futuro, aveva convinto la quasi totalità della tifoseria. Adesso, si potrebbe correre il rischio di pensare di essere arrivati al traguardo e di approcciare alle gare con l’idea (sbagliatissima) di essere diventati “grandi”. Questo non deve assolutamente accadere. Se vorremo strapparci delle belle soddisfazioni, la grinta, la determinazione, la fame e l’intensità vista nell’ultima gara dovranno essere il filo conduttore di tutta la stagione. La controprova, più che durante il turno infrasettimanale di Belgrado dove giocheranno tante riserve, ce l’avremo domenica a Bergamo. In quell’occasione vedremo infatti se tutto l’ambiente è stato in grado di metabolizzare l’ottimo test di sabato. Anzi il “perfetto” test di sabato…
BoA