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La vera forza dell'Inter è nel pensiero di Dimarco

di Stefano Bertocchi

Siamo solo all’inizio della stagione, ma finora il percorso dell’Inter è stato (quasi) perfetto. Quel ‘quasi’ è dovuto al mezzo passo falso dei nerazzurri all’esordio in Champions League, quando l’aggressività della Real Sociedad e il calore dell’Estadio Municipal de Anoeta hanno messo in leggera salita la strada di Lautaro e compagni verso la qualificazione agli ottavi di finale. Ma è proprio lì, tra le difficoltà di San Sebastiàn, che l’Inter ha messo in vetrina il suo vero punto di forza: il gruppo.

In una partita cominciata male fin dai primi minuti d’orologio, la squadra di Inzaghi è riuscita comunque a rialzare la testa. Prima rispondendo agli schiaffi degli spagnoli con i guantoni di uno strepitoso Sommer (e con i legni centrati dagli uomini di Alguacil, baciati dalla sfortuna), poi colpendo al momento giusto con Lautaro Martinez, uomo-simbolo della nuova Inter Inzaghiana puntuale nel mettere la firma su un punto doppiamente prezioso: per l’andamento del girone (visto il successo del Salisburgo sul Benfica, un eventuale ko in Spagna avrebbe complicato - e di tanto - la corsa verso la fase ad eliminazione diretta); per l’aspetto mentale, perché un pareggio non fa male come una sconfitta ma allo stesso tempo contribuisce a dare una sberla morale all’ambiente, invitando tutti a restare con i piedi per terra. Il pericolo di sottovalutare qualcuno dopo la dignitosa finale di Istanbul e la fresca manita nel derby non deve esistere.

L’Inter a San Sebastiàn ha saputo soffrire al momento del bisogno. E se c'è un gruppo disposto a farlo, remando sempre e comunque nella stessa direzione a prescindere da che tipo di tempesta ci sia in mare, allora il comandante (Inzaghi) ha dalla sua la certezza di potersi fidare di tutti. Di potersi fidare del gruppo. Anche la vittoria di misura in quel di Empoli è passata in sordina, complice l’avvio sprint in campionato dei nerazzurri fatto di tanti gol segnati e di pochi subìti (2-0 al Monza, 0-2 a Cagliari, 4-0 alla Fiorentina e 5-1 nel derby). Di scontato però, nel calcio come nella vita, non c’è assolutamente nulla. Lo sa bene l’Inter, lo scorso gennaio uscita sconfitta a sorpresa a San Siro proprio contro gli azzurri, corsari con il mancino di Baldanzi mentre a Milano iniziava seriamente a montare il 'caso Skriniar'.

Al Castellani, non va dimenticato, l'Inter incrociava una squadra affamata di vendetta perché reduce dai 7 gol incassati dalla Roma e da un fresco cambio in panchina. Elementi che, almeno sulla carta, sembravano - erroneamente - indirizzare la partita verso un esito certo fin da prima del fischio d’inizio. Niente di più sbagliato. L’Inter ha creato tanto, colpendo e affondando l’avversario con la gemma di un Dimarco che poi, a fine partita, precisava a DAZN che “se si vuole vincere qualcosa si deve vincere per forza anche con le piccole”, abbracciando poi virtualmente il compagno Arnautovic dopo l’infortunio con la dedica dell'eurogol a caldo, subito dopo il triplice fischio. Un pensiero, quello di Dimash, che racchiude la vera forza di questa Inter: l’unione del gruppo.


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