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La volata di Zanetti, il surplace di Wes e la foratura di Kakà

di Giorgio Ravaioli

C'e' un fatto nuovo nel consumarsi giornaliero delle prevedibili traiettorie di mercato in questa cosidetta finestra invernale. Una finestra, va detto, che sul proprio davanzale italiano espone pochi vasi di fiori e per di piu' di qualita' piuttosto ordinaria. L'Inter non si e' ancora a tutt'oggi inserita nella trattativa intavolata sull'asse Milano-Madrid per riportare Ricardo Kakà in rossonero. Sì, perche' sino ad oggi la dispettosita' reciproca tra le due societa' milanesi l'aveva fatta da padrona ed e' ora inutile prorompere nella litania dei nomi sui quali si e' scatenata la contesa, praticamente tutti quelli su cui una delle due parti aveva manifestato anche solo semplice interesse. Come si dice oggi, operando un "sondaggio volto a verificare la disponibilita' delle parti coinvolte" e metter giu' insomma due cifre e qualche possibile contropartita tecnica. Si sono litigate perfino Lodi, uno che, per capirci, a 27 anni giocava ancora in B nel Frosinone. Con Kakà non sta accadendo nulla di cio' e crediamo non per un tardivo accordo di gentlemen agreement stipulato in fretta e furia per non complicare ulteriormente per entrambe la fase cruciale di questo ormai consueto appuntamento invernale, fatto in genere di aggiustamenti, lucidature, piccole riparazioni e tagliandi dei torpedoni pallonari in marcia verso il finale di stagione. In corso Vittorio Emenuele dove l'ex asso brasiliano e' gia' stato offerto piu' volte in passato, evidentemente, allora, si e' preferito non intralciare il flusso di ritorno verso il mitico abbaino delle promesse di un di', il nido d'amore eletto luogo di un affetto assoluto e circolare in grado di avvolgere con un solo abbraccio la famiglia benestante del calciatore ed un'intera tifoseria religiosamente nonche' fisicamente vicina.

E' rotto? Manno', anche la Milano nerazzurra ha un cuore che pulsa altrettale vicinanza verso chi e' protagonista di questi eventi che hanno proprio nel libro cuore la loro traccia, la falsariga a cui va aggiunta, detto per onor di cronaca, quella prefazione dettata dalla congiuntura politica che avrebbe indotto Susanna Tamaro a trasformare il suo celeberrimo "Va dove ti porta il cuore" in "Va dove ti porta il seggio elettorale".
Ma tant'e', i dirigenti nerazzurri sono anche molto presi a sbrogliare a colpi di ultimatum che poi sfumano in larvati penultimatum la questione Sneijder che assume ogni giorno di piu' contorni imbarazzanti per la ancora nutrita schiera dei supporters dell'olandese, intento a monetizzare in attesa di partire, non per quanto ha a pretendere, ma secondo azioni che sanno di taglieggiamento. Si muove felpato come chi sa poter avere buon gioco di fronte allo scoperto intento di chiudere i conti da parte della societa', essendo cio' il presupposto che puo' consentire al club di rituffarsi sul mercato nel poco tempo che residua. Mercato nel quale -sempre, come detto, con gli strateghi di via Turati alle calcagna- l'Inter ha  sinora chiuso per Rocchi (sic) e si e' messa in pista nella spasmodica ricerca di un esterno da piazzare nella linea a 5 della mediana. Schelotto, Jung e chi piu' ne ha piu' metta, fino addirittura a Cassani,-noi, per esempio, ma proprio alle strette, metteremmo Sapunaru classe '83, parametro zero nazionale rumeno e titolare del Saragoza- per un ruolo nel quale sommessamente facciamo notare che l'organico al momento dispone dei seguenti interpreti: Nagatomo, uno dei 3 migliori terzini del campionato ed in ulteriore crescita, Pereira 11 milioni di euro piu' bonus di individuo in apprezzabile ripresa nelle ultime partite, Obi prossimo a tornare pienamente operativo da validissima alternativa che conosciamo ed un tale Javier Zanetti, l'unico a dispetto dell'eta', che  martedi' scorso avrebbe potuto giocare in scioltezza un terzo tempo supplementare.

Ecco, quello che sfugge alla comprensione dei piu', e' quel mirino puntato con accanimento e insistenza recidivante su ruoli gia' coperti e comunque non fondamentali di fronte a necessita' impellenti che dovrebbero richiamare l'attenzione per trattative da intraprendere su altri fronti. E', poi, la conseguente dispersione di tempo e di energie non solo economiche che induce la preoccupazione che non vi sia completa  valutazione delle priorita'. E'  la sensazione inoltre che si punti quello stesso mirino quasi esclusivamente su quel poco che il mercato domestico offre a caro prezzo, sapendo di potere ipotecare parti dei cartellini di ragazzi del vivaio come parziale contropartita per un risparmio sulla quota da versare cash, secondo una modalita' operativa dimostratasi storicamente oltremodo rischiosa. Il tifoso nerazzurro, che una volta trepidava agli arrivi della Malpensa in attesa di un sogno, ha accettato l'idea di accontentarsi di quanto accade al check in ed a vivere con trasporto ed in presa diretta anche le operazioni in uscita, a custodia delle esigenze economiche vitali della propria bandiera e non reclama, quindi, il ridondare dei nomi e delle suggestioni. E' maturo , perennemente riconoscente ed anche per questo emancipato, Sa come oggi si deve voler bene ai propri colori. E proprio perche' e' maturo si aspetta dei segnali molto diversi, iniziative decise e ad ampio spettro.
E possibilmente con interventi, magari pochissimi, ma applicati sulle aree di maggiore critiita'.

P.S. La volata di Javier Zanetti in Inter-Bologna dell'altra sera, in quel frullatore di emozioni che e' stato il secondo tempo supplementare, e' l'immagine che racchiude agli occhi del sottoscritto la summa di 50 anni di passione per i colori nerazzurri.  Forza, orgoglio, volonta' che non si puo' imprigionare, contro tutto e contro tutti, contro anche le leggi biologiche e del calcio in particolare che avrebbero preteso dal nostro capitano che in quel momento si trovasse in un altrove fatto di affetti familiari e di calzature prive di tacchetti. Ed anche l'epilogo finale col pallone che rotola fuori dal campo in fondo e' interismo puro. Come la rovesciata di Rumenigge, come tutte le altre volte che, a ragione, abbiamo pensato di ricevere meno, molto meno di altri, a parita' dei meriti e di quanto dimostrato. Sempre in credito col destino e con qualcos'altro, destinati a soffrire per esistere cosi' come non capita alle razze padrone. Ma solo noi potevamo avere un capitano cosi'.


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