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Le feste si fanno a maggio

di Luca Pessina

"Le feste si fanno a maggio, non a novembre o dicembre", recita Cambiasso al termine della gara di ieri tra Inter e Samp

Non è un caso che il leader di questa squadra si sia preso l'onere di riportare tutto l'ambiente nerazzurro coi piedi per terra. La giornata di ieri, la prima di Thohir (al fianco di Moratti e famiglia) a San Siro, con relativa sfilata di ex, pareva essere davvero una festa, anche se in toni soft, ma il calcio è così, non importano le posizioni in classifica, per vincere serve segnare un gol più dell'avversario e la Samp, meritatamente, ha zittito lo stadio. 

Gli uomini di Mihajlovic non hanno mai mollato e allo scadere hanno trovato il pari, con festoni e coriandoli già pronti e rapidamente messi via.

Si potrà dire che Renan ha trovato il gol della vita, che la squadra era sotto pressione davanti al nuovo presidente o anche che mancavano giocatori importanti. Tutto vero, ma anche tutte scuse. L'Inter di ieri è stata la peggiore del campionato, per meriti dell'avversario, ma soprattutto per demeriti propri, come ha sottolineato Mazzarri nel post partita. "Oggi eravamo in troppi sottotono", ha detto e poco conta se Thohir, il grande deluso, abbia preso questo pareggio con filosofia. L'ambizione dell'Inter è stare al vertice e con questi punti lasciati per strada è difficile tenere il passo.

Da migliorare, dal punto di vista tecnico, ci sono la fase del possesso palla (utile per tenere il risultato senza soffrire) e nel secondo tempo i nerazzurri hanno mostrato evidenti difficoltà di circolazione della sfera. Si dovrà ritrovare anche quell'atletismo che permette di arrivare per primi sul pallone e ieri i blucerchiati hanno corso di più dall'inizio alla fine della gara. Infine Mazzarri dovrà dare quella cattiveria agonistica, mista a concentrazione, che sembra si sia persa, dopo non essere mai mancata in avvio di campionato. Lui stesso ha spiegato: "Passi un episodio del genere, ma dovrà essere un caso isolato". E in settimana lo ricorderà certamente ai suoi.

Se la squadra finora ha mostrato passi avanti macroscopici rispetto allo scorso anno, una mano a Mazzarri deve arrivare proprio dalla dirigenza. Dopo il mea culpa, il tecnico di San Vincenzo ha sottolineato: "Per fare grandi campionati ci vogliono organizzazione – che abbiamo già dato – e investimenti”. Ora tocca a Thohir e alla nuova proprietà dare un segnale a tifosi e staff tecnico. A gennaio serviranno investimenti e non tirarsi indietro, errore commesso troppo spesso nel mercato invernale nelle ultime stagioni. L'obiettivo è restare a contatto con la zona Champions e completare la rosa con pochi innesti, ma che possano alzare il livello della rosa, per puntare a rientrare subito nell'Europa che conta. 

Quindi, a fronte della partenza di elementi come Pereira e Kuzmanovic, ormai bocciati da Mazzarri, e Olsen-Belfodil, che necessitano di farsi le ossa in provincia, ci dovranno essere due o tre innesti. Un attaccante arriverà, a precindere da Milito e Icardi (le condizioni del primo restano un rebus e il secondo ha fatto bene, ma necessita di fare la "gavetta" prima di mettersi sulle spalle l'attacco nerazzurro). Allo stesso modo servirà portare a San Siro un esterno, possibilmente sinistro, che dia le stesse certezze che offrono Jonathan e Nagatomo (senza dimenticare l'eterno Zanetti, che al rientro non ha sfigurato nel ruolo). Infine potrebbe mancare un tassello a centrocampo, dove Guarin non gioca più, Taider sta perdendo colpi e Kovacic è ancora da inserire. Il sogno è l'indo-belga Nainggolan: operazione difficile, ma non impossibile. Thohir ha già detto sì e se ci saranno le condizioni anche Mazzarri sarà ben felice di accogliere il Ninja a Milano.

Altro passo falso e festa rimandata. L'Inter stecca alla prima di Thohir, ma c'è tempo per rimettersi in carreggiata e la strada per risalire è chaira. Il tycoon e Mazzarri si mettono al lavoro. Loro, come Cambiasso, sanno che le feste si fanno a maggio, non a dicembre.


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