Le ragioni delle stesse stagioni
Che fatica parlare di Inter dopo certe partite, dopo continue iniezioni di positività e ottimismo di matrice fideista, dopo costanti illusioni, dopo ingressi in scena di uomini del destino a cui l’Inter e i suoi tifosi si aggrappano, nella speranza che li trascini verso un destino sfolgorante. Ogni volta, come ogni anno, le delusioni si moltiplicano mostrando impietosamente gli errori fatti in sede di mercato e smentendo platealmente l’inganno della fiducia.
L’inizio della partita è angosciante, con la squadra in evidente imbarazzo e i meccanismi che appaiono come nei più foschi presagi. La squadra in difesa si muove male e i giocatori sono scolastici ma senza aver studiato, così il Sassuolo in campo si accorge di ogni impaccio e ne approfitta immediatamente.
Il gol preso è allarmante per la dinamica (si fa per dire) di una difesa priva di contromisure.
Il re è nudo e non accenna a rivestirsi, i neroverdi ogni volta che varcano la soglia della metacampo sembrano sempre in grado di fare gol, l’Inter invece subisce passivamente perché gli automatismi sono ingolfati dalla presa di coscienza delle posizioni e il movimento dei compagni.
Un conto è l’allenamento, un altro è la partita. Nonostante questo l’Inter ha tre buone occasioni per pareggiare, la prima delle quali con un inserimento in area di Sanchez, bravo ad anticipare i difensori ma impreciso di testa.
Il Sassuolo amministra e in un paio di occasioni si comporta come un libro di Stephen King e fa venire i brividi, per fortuna solo con due scricchiolii e nessun colpo di scena. Lentamente l’Inter si rimette a giocare facendo possesso e, quando meno te lo aspetti, Skriniar in un’incursione nell’area avversaria, trova il calcio di rigore che da il via ad un’altra partita. Lukaku dal dischetto non tradisce.
L’Inter è persino sorpresa dall’evento e capisce di potersela giocare, così imbastisce le manovre con più efficacia e, in una triangolazione con Sanchez, Biraghi trova il gol del 2-1 tirando in porta da posizione angolatissima ma a distanza ravvicinata.
Nel secondo tempo i cambi di De Vrij per Ranocchia e subito dopo di Lautaro Martinez per l’ottimo Sanchez, Agoume per un fiacco Eriksen, predispongono la squadra ad una maggiore freschezza.
Il problema è che Gagliardini mangia il gol più incredibile dell’intera storia dell’Inter. In una ribattuta deve solo appoggiarla in rete a due metri dalla porta e invece con un colpo di magia nera la manda sulla traversa.
Un errore colossale che costa la partita e precede altri errori inspiegabili di Candreva a tu per tu col portiere, di Ashley Young in occasione del rigore e di tutto il sistema difensivo (ovvero anche i centrocampisti), terrorizzato dalla propria ombra
Lo svolgimento della partita non è commentabile razionalmente, perché gli errori a ripetizione fatti nei primi e negli ultimi venti minuti di gara, non appartengono a banali peccati individuali o fattori squisitamente tattici ma ad una formidabile assenza di qualità tecnica, personalità ed esperienza.
Puoi sbagliare una, forse, magari anche tre volte ma quando vai in crisi perché Obiang fa un passaggio, Berardi una giocata e Caputo un’iniziativa, significa che mentalmente la squadra non è adeguata a lottare per grandi traguardi.
Paradossalmente se l’Inter non avesse sentito troppo la partita, avrebbe corso più e meglio e l’avrebbe vinta ma non appena sente la pressione va in crisi e perde o pareggia regolarmente, come dimostra tutta la stagione.
In fondo è successo quello che stava per accadere due anni fa in Inter- Empoli all’ultima giornata, quando Traore, Farias e Caputo (ancora lui) sembravano Gento, Eusebio e Pelè.
La faccia attonita di Conte e le sue parole, pronunciate a fine partita, come un dettato dell’ufficio stampa, rivelano che aveva voglia di spaccare tutto e tutti. La sua delusione è verso gli uomini che ha scelto ma deve riservare una forte autocritica anche verso se stesso.
Tra parentesi se qualcuno ha dato un’occhiata ad Atalanta-Sassuolo si sarà facilmente accorto della differenza tra quel tipo di partita e questa. Il fatto che i neroverdi, percentualmente, siano la squadra che ha portato via più punti all’Inter, dopo la Juventus, qualcosa deve significare e non si sa chiederlo più all’Inter o al Sassuolo.
Ora che l’Inter non è veramente più in corsa per lo scudetto, pensi a cercare delle certezze da cui ripartire la prossima stagione, puntelli il terzo posto e non infili il solito tunnel buio.
Pensi a giocare e vincere, ora che è lontana dalle minime pressioni, dalle flebili speranze scudetto che si era procacciata. Vincere, anche senza uno scopo importante, è pur sempre bello.
Amala.
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