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Les jeux sont faits!

di Domenico Fabbricini

Les jeux sont faits direbbero i francesi, i giochi son fatti. Certo, la prassi vuole che ora si dica che il campionato è ancora lungo e tutto può ancora succedere, ma tutti sanno, in fondo, che dopo questo derby la lotta al primo posto è chiusa, decisa. Anche quest’anno. L’Inter è ancora la squadra più forte del campionato e lo ha dimostrato proprio in un derby che, secondo molti e secondo gli “esperti”, avrebbe dovuto vedere riaprirsi i giochi con una vittoria (o al massimo un pareggio) del Milan. Perché il Milan stava meglio, giocava meglio, l’Inter era in crisi, ecc. Risultato: un’Inter nettamente superiore nel primo tempo, una squadra che non ha quasi accusato l’inferiorità numerica a parte una sfuriata nei primi minuti del secondo tempo da parte di un Milan che cercava con tutte le energie (ma poche idee) di riagguantare il punteggio in superiorità numerica, che ha raddoppiato nella prima vera azione di contropiede della ripresa, e che si è concessa il lusso di parare un rigore a Ronaldinho nel recupero negando ai rossoneri anche la soddisfazione di siglare il gol della bandiera. Successo su tutta la linea, perché anche quando attaccava il Milan si doveva fermare davanti al muro eretto da Lucio e compagni, girandoci attorno, cercando il passaggio filtrante prontamente stoppato dalla difesa o provando improbabili tiri dalla distanza. E anche quando qualche pallone riusciva a filtrare, sulla strada ci si ritrovava uno Julio Cesar splendido, tra i migliori in campo.

E se il Milan doveva essere l’avversaria più ostica nella rincorsa allo scudetto nerazzurro, l’esame si può dire superato a pieni voti. Certo, battendo la Fiorentina il Milan può riportarsi a -6 e uno scivolone dell’Inter potrebbe riportarla a -3, ma siamo solo nel campo delle ipotesi, come si ipotizzava che i rossoneri da questo derby potessero uscire come la vera anti-Inter. Qui invece si sta analizzando la realtà attuale che parla di un’Inter a +9 sulla seconda e padrona assoluta del campionato. Non ce ne vogliano gli amanti dell’imprevedibilità o i superstiziosi, ma pare proprio che l’interesse della classifica debba, per come stanno ora le cose, spostarsi alla lotta per la Champions League.
Quello che ha stupido di questa Inter è stata ancora una volta la grande forza di volontà, la capacità di compattarsi nei momenti di difficoltà: difficoltà come quella che ha avuto Mourinho alle prese con i tanti forfait, ma chi è andato in campo ha dato lo stesso identico apporto degli altri compagni, una grande prova di squadra; difficoltà come l’eccessiva espulsione di Sneijder (i calciatori dicono di peggio ai direttori di gara, un “bravo bravo” onestamente non mi sembra molto più grave), che ha comportato un abbassamento del baricentro con conseguente aumento della sofferenza in difesa, ma nessun contraccolpo alla solidità della squadra, che anzi in contropiede ha trovato il 2-0. Mourinho ha parlato di fortuna, come quando ha deciso di tenere in campo Pandev, pronto alla sostituzione, per poi vedergli siglare il gol del 2-0, perché “il calcio è un gioco e ci vuole anche fortuna”. Mi permetto di aggiungere che in un gioco di abilità come il calcio ci vuole anche talento, e il modo in cui il tecnico ha affrontato le difficoltà di cui sopra e ha deciso di aspettare a sostituire Pandev, ne fa un vero Special One. Poi sarà anche vero, come ha detto sempre Mou, che è meglio un allenatore fortunato che uno bravo, ma in questo derby lui ha dimostrato di essere sia l’uno sia l’altro. Come alla roulette… les jeux sont faits, rien ne va plus!


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Domenica 15 dicembre