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Lezioni morali di ipocrisia

di Egle Patanè

Sono diciassette le ore che ci separano dal fischio d'inizio del Mondiale di Qatar. Un Mondiale storicamente unico che senza dubbio resterà quello più in evidenza nella lista dei ventuno Tornei giocati fino a questo momento, ventidue a competizione terminata. Unicità che viene inevitabilmente associata in primis alla straordinaria collocazione stagionale in cui si disputa. Secondarie ma non per importanza le altre variabili che fanno di questa competizione una delle più segnanti: quello che comincerà alle 17 (ora italiana) di quest'oggi sarà l'ultimo Mondiale a 32 squadre, prima di passare alla nuova formula che prevede la partecipazione di 48 Nazionali, e (probabilmente) l'ultimo Mondiale di giocatori dal calibro di Leo Messi e Cristiano Ronaldo (anche se non è detto il portoghese molli a giudicare dalle recenti dichiarazioni), l'ultima chiamata per vincere l'unico grande titolo mancante ad un palmares già ricchissimo di trofei e soddisfazioni che fungerebbe da titolo di coda (o quasi) di una carriera inenarrabile se non con video-supporto. Ma questa è un'altra storia, meravigliosa, eccitante, eccezionale e chi ne ha più ne metta, che non è il momento di raccontare, o semplicemente di cui discutere. Tutto bello, tutto romantico, tutto molto wow quanto detto fino a questo momento, eppure il dark side del fantastico iperfuturistico Mondiale di Qatar esiste eccome

Niente a che vedere con la grande assenza dell'Italia, certamente triste ma non di certo immorale. Niente a che vedere neppure con i Pink Floyd o eventuali colonne sonore del Torneo in questione, o forse sì, vedi il caso Dua Lipa. Il dark a cui facciamo riferimento è ampio, triste ma soprattutto ahinoi neanche troppo scioccante a dirla tutta. Ma in questo caso fa bene rimembrarlo, se non altro perché se è vero che dietro ad ogni Mondiale di calcio c'è sempre il sogno di un ragazzino che si realizza o comincia, tanto vale difenderne la purezza, questa inevitabilmente sconosciuta nel backstage del grande evento che partirà tra poco. Di controversie legate all'allestimento dei grandi eventi ne conosciamo a bizzeffe, a partire dal Mondiale di Brasile del 2014 all'Expo di Milano 2015. Ma l'alone di tristemente anti-etico e immorale che avvolge la Coppa del Mondo che sta per cominciare è probabilmente, con le giuste proporzioni, ineguagliabile nella storia. Ed eccola difatto l'altra uncità. Nell'ormai lontano 2010, quando furono presentati alla Fifa i dossier progettuali della formale proposta come Paese ospitante l'evento, gli impianti - otto per la precisione - che da oggi pomeriggio saranno teatro del grande spettacolo non esistevano neanche. Il che significa che nel giro di dodici anni, nel bel mezzo del torrido deserto qatariota è avvenuta una vera e propria migrazione di manovali che potessero realizzare il miracolo architettonico che da oggi potremo 'ammirare'. Anche in questo caso si potrebbe pensare ad un non so che di spettacolare e fantascientifico, se non fosse che i manovali che ne hanno realizzato l'opera fossero tutti provenienti da paesi poveri quali India, Pakistan, Sri Lanka, Bangladesh... sottopagati a dir poco. Secondo un'inchiesta svolta dal Guardian i lavoratori a cui questo 'miracolo' è costata la vita sarebbero almeno 6.500. 

Seimilacinquecento, ripetiamo. Numeri già di per sé aberranti che non tengono conto delle varie ed eventuali quali malattie, condizioni igienico-sanitarie - pessime aggiungeremmo - al quale sono state obbligate queste persone, e le condizioni di letterale schiavitù alle quali sono stati sottoposte.  Per rendersi conto del livello di 'arretratezza' - per non utilizzare altri scomodi termini - di cui parliamo, basti pensare al fatto che in Qatar vige ancora la regola della kafala, ovvero un sistema secondo il quale il datore di lavoro diviene tutore legale dell'operaio, assoggettandolo ad una dipendenza totale dallo sponsor, considerato che quest'ultimo può persino requisire i documenti ai lavoratori migranti. Ma questo non è l'unico, per quanto grave, neo - per così dire - di questo Mondiale. Allo schifo, perché di ciò si tratta, di cui sopra si aggiungono le controversie climatiche, quelle civilie quelle organizzative. A livello climatico Qatar 2022 è presentato come un evento 'carbon neutral', ma a smentire la cosa è l'agenzia Bloomberg che parla di Mondiale con il più alto numero di emissioni di sempre. Un altro, ennesimo, tocco di inciviltà viene servito dall'ambasciatore dell'evento Salman che qualche giorno fa ha definito l'omosessualità un danno mentale. Un tocco di classe medievale che precede la neonata regola secondo la quale è vietata la vendita di alcolici, che nascondendosi dietro il nome dell'Islam, non è altro che uno dei tanti modi di 'limitare' i possibili problemi legati all'ordine pubblico. Il governo qatariota è difatti ben conscio del malcontento generale e dei tentativi di boicottaggio che potrebbero nascere. Motivo per il quale si è ben attrezzato di vari dispositivi di sicurezza, dalle attrezzature di sorveglianza statunitensi, ai droni turchi, passando per le fregate italiane e gli agenti di polizia marocchina. Il 'come' tutto ciò verrà applicato è ancora da scoprire, ma non ci stupiremmo in caso di ulteriori inspiegabili  'stranezze'. E chissà in quel caso cosa direbbe Infantino. Magari un'ulteriore arringa degna del peggior arrampicatore sugli specchi sulla falsariga del discorso pronunciato ieri durante la conferenza stampa di presentazione.

A diciassette ore dal fischio d'inizio del calendario d'avvento meno nobile della storia, ci prendiamo l'onere di scrivere queste quattro righe come lezione morale d'ipocrisia. Questa sconosciuta ai tavoli della Fifa, o semplicemente ben mascherata e ripulita... esattamente come Qatar 2022.


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