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Mancio e i sogni nerazzurri

di Filippo Tramontana

Ci voleva, ci voleva proprio. Una ventata di ottimismo, un’emozione, una iniezione di fiducia a un ambiente che piano piano si stava appiattendo e chiudendo in un vortice di negatività profonda. Mazzarri ci ha messo l’anima ma senza dubbio ha sbagliato molte cose. È andato alla deriva senza capirlo, ha insistito sulle sue idee radicate senza avere la giusta elasticità e il giusto spirito critico per cambiarle strada facendo. È andato in confusione e la squadra, l’ambiente e i tifosi lo hanno capito. Ci voleva un cambio e la società Inter è stata in grado di capire che comunque un cambio qualsiasi non sarebbe servito. La squadra ha poca esperienza e poco carisma, ci voleva un “capo” che potesse arricchirla di queste qualità e trasmetterle ai ragazzi.

L’uomo giusto non poteva che essere il Mancio, libero, sereno, vincente, titolato e voglioso di scendere sul campo di battaglia. I tifosi dell’Inter non aspettavano altro dopo anni di delusioni e poca personalità. Arriva lui, Mancini. Il Mancio è tornato dove aveva piantato la sua bandiera, lui che ha sempre sostenuto questi colori contro tutto e tutti, che non ha avuto paura di rispondere ad alta voce agli attacchi in diretta Tv e in conferenza stampa, tutto per difendere la maglia e questo i tifosi se lo ricordano bene forse anche più dei risultati in campo. Ora l’Inter ha il suo degno condottiero che porta con sé in dote vittorie e anni nerazzurri di ottimo calcio, condito da emozioni uniche come la sera di Parma sotto la pioggia.

Ora inizia il “Progetto Mancini”. A quest'aria di festa va aggiunta la pressione del non poter fallire ma a questo il tecnico di Jesi è ben abituato. Si torna al 4-3-1-2 che tante soddisfazioni ha dato a Mancini e Mourinho e che questa rosa dovrebbe assimilare senza problemi. La grande certezza è che a San Siro per il derby i fischi iniziali dei tifosi interisti si trasformeranno in applausi di entusiasmo, il Mancio ha riportato il sorriso e questa non è cosa da poco.
 


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