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Manuale di sopravvivenza per il tifoso interista da qui a fine mercato

di Gianluca Scudieri

Siamo nemmeno a fine luglio e già le parole sprecate sull’Inter sono fantastiliardi. Ci sono parole per il mercato, parole per la squadra, ci sono parole per Mancini, parole per Zhang, altre per Thohir, altre per Moratti, altre sui milioni di obiettivi, altre per l’erba della Pinentina e di Brunico e perché no anche qualcuna dedicata alla qualità dell’aria di Milano in confronto a quella dell'Alto Adige e delle ore di viaggio e il jet-lag causato dal viaggio negli USA. No, ok, magari su questi ultimi argomenti non sono state spese parole (non ci giurerei), però sui primi si è valicato qualsivoglia confine. E come al solito, nemmeno la metà delle parole utilizzate sono coincidenti alla realtà dei fatti.

Iniziamo da quello che fa entusiasmare e deprimere nel modo più veloce in assoluto i tifosi: il caro vecchio mercato. Si è passati da: “Scansatevi che arriva Zhang e pim pum pam ecco Messi, CR7, il piede sinistro di Maradona, Ibrahimovic, Pelé del mondiale del 1958 e perché no anche Mourdiola" (una fusione dei due tecnici fatta appositamente da Suning per la panchina dell’Inter, ovviamente pagata di tasca loro). Diciamo che era chiaro sin da subito che non si potesse spendere miliardi di euro sin da subito, eppure l’entusiasmo ha preso il sopravvento. Poi, ovviamente, quando la realtà ha iniziato a fare capolino ecco il classico “Moriremo tutti”: “Banega? Ma era buono forse 5 anni fa, pff. Erkin? Ma l’hai visto all’Europeo?! Ansaldi?!! Ancora manco è nostro. E adesso pure Candreva (forse). Con quei soldi prendevi uno 7 anni più giovane”. Io capisco benissimo che il tifoso è stato abituato da sempre a mercati simili a quelli del Fantacalcio nelle epoche precedenti e appena sente la parola “soldi” tira fuori gli occhi di Zio Paperone con i dollari nell’iride, ma un po’ di cautela nei giudizi sarebbe d’uopo.

I tifosi, però, non è che si illudono da soli. La colpa è anche chi fra di noi giornalisti si lascia prendere troppo la mano. “Gabriel Jesus è fatta, c’è il sì dell’Inter. Operazione chiusa in 24/48 ore, Inter ottimista”. Di ore forse ne sono passate 480 e nel frattempo il giocatore ha indossato più o meno tutte le maglie del globo terraqueo senza mai un’ufficialità. Ma la lista può proseguire a lungo, questo è il primo che viene in mente per la mediaticità della situazione. Ci vorrebbe un po’ di giudizio in tutto quello che si scrive e si dice e parlo anche a titolo personale perché nessuno è esente da questo bailamme che serve soltanto a generare confusione e fraintendimenti nella tifoseria.

Poi, ovviamente, c’è chi i fraintendimenti se li crea in casa a colpi di tweet. Fra una geolocalizzazione a Londra e un hashtag proveniente dall’Oregon, la situazione Mauro Icardi regala sempre delle perle e non vediamo quali altri scenari potrà prendere questa telenovela rigorosamente prodotta nei limiti dei 160 caratteri e che ci accompagnerà per tutta l’estate (personalmente già mi immagino il colpo di scena in cui entrambi twitteranno dal divano di casa propria un botta e risposta, ho già l’acquolina in bocca).

Molti più di 160 caratteri sono stati spesi per i mal di pancia di Mancini. Touré e Zabaleta nella parte di ostriche indigeste hanno portato il Mancio a rigettare tutto quello che aveva da dire alla società e adesso si attende la resa dei conti. Sicuramente il tecnico jesino avrà dei malumori per degli eventi verificatisi dalla fine del campionato ad oggi, ma mi rifiuto di credere che siano dovuti al mancato arrivo dei due giocatori: cioè, alla fine sono arrivati Banega e Ansaldi in quel ruolo, non Scudieri (che nel palmares annovera la vittoria di un torneo di calcetto a Fifa 98 e stop) e Zappulla (non cercatelo su Transfermarkt, non esiste). I malumori manciniani ci potrebbero anche essere, ma sarebbero dovuti a vicende ben più importanti di due semplici acquisti mancati da cui potrebbero discendere problemi di natura tattica della rosa a disposizione di Mancini.

A tal proposito, la rosa “deve essere semplicemente puntellata con due, tre acquisti”. Queste parole ripetute da Ausilio, Thohir, Mancini e chiunque nel management abbia parlato in proposito, andrebbero stampate e messe come poster nelle camere di chiunque parli del mercato nerazzurro. E non solo per evitare di tirare fuori nomi ogni 30 minuti, ma anche per ricordare che la rosa di partenza è già buona e nella prima parte del campionato scorso, pur mostrando più di un limite, era in piena corsa per la Champions e lo è rimasta fino a marzo. Non serve stravolgere nulla, non serve l’ennesima rivoluzione solo perché adesso ci sono dei soldi freschi, o perché si debba rispondere alla Juventus. Serve calma, tanta calma e moltissimo raziocinio nel non farsi estenuare dalle milioni di milioni di milioni di parole spese sin qui e che aumenteranno esponenzialmente fino al termine del mercato. 

Con calma, cautela e usando la testa senza farsi prendere da insolazioni si potrà raggiungere tranquillamente la fine di questo periodo estenuante in cui anche un pareggio con il Wattens o una sconfitta con il CSKA Sofia  porta ad esclamare che questa squadra retrocederà o qualcuno a fischiare. Perché veramente di parole se ne dicono tante, anche troppe. Sebbene a volte sarebbe meglio tacere e pensare ad andare in ferie e magari staccare un po’ in questo periodo dell’anno perché si sa: il sole estivo provoca sovente insolazioni e perdita di lucidità.


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