Mario, il piccolo Atlante
Ci risiamo: Mario Balotelli è tornato nell'occhio del ciclone. In tanti, a partire da José Mourinho, hanno rimarcato in questi giorni il peso della sua espulsione nel corso del match col Rubin Kazan, a causa di quei due falli stupidi che gli sono costati altrettanti gialli. Un allontanamento dal campo che ha ulteriormente messo in difficoltà l'Inter, da quel momento finita in totale balìa dell'avversario, come ebbi già modo di rimarcare nelle pagelle del dopo-partita, e che a fine partita darà adito all'allenatore nerazzurro per sentenziare, in maniera sconsolata, che probabilmente no, il ragazzo non cambierà mai, che quel salto di qualità caratteriale non avverrà. Balotelli, impossibile negarlo, si è reso protagonista di un errore da matita blu. Ma, come fu, come non fu, il rosso di Kazan ha scatenato intorno a lui un autentico putiferio, da parte di una critica a tratti mi è parsa davvero esagerata.
Dopo martedì, SuperMario, che tra l'altro si è pure scusato per la sua espulsione tramite il suo sito ufficiale, è stato al centro di un vero e proprio tiro al bersaglio: si è sprecato l'eco delle voci indignate dell'atteggiamento tenuto in campo da questo ragazzo, del quale in parecchi si sono addirittura prodigati nel rimarcare tutti gli episodi che lo hanno visto protagonista nel male, addirittura andando indietro nel tempo fino alla gomitata su Legrottaglie con la quale si "presentò" al grande pubblico in quell'incontro di Coppa Italia a Torino contro la Juventus, nell'ultimo anno di Mancini. Come se Mario avesse ormai marchiata a fuoco l'etichetta del ragazzaccio incorreggibile e irrefrenabile; come se sempre in quella partita non ebbe il merito di realizzare due gol splendidi; come se i suoi atteggiamenti siano sempre e solo qualcosa che viene dal suo istinto irrefrenabile e mai siano indotti da fattori esogeni (vedi Inter-Roma dello scorso campionato). Come se, soprattutto, la pessima prestazione dei nerazzurri di martedì fosse colpa solo ed esclusivamente sua, che, Stankovic a parte, è stato forse l'elemento che ha fatto di più finché è rimasto in campo.
Come se ingigantire ogni minima cosa che veda protagonista il nostro Balotelli sia cosa buona e giusta. Io non ricordo tanto clamore, personalmente, nei giorni successivi al derby, sull'episodio che ha visto protagonista Gennaro Gattuso, giocatore esperto e navigato a confronto del "ragazzino" interista, che, dopo l'espulsione, si è lasciato andare a una plateale "catilinaria" nei confronti di Clarence Seedorf, reo di essersi "trastullato" in panchina e non aver accelerato i tempi del riscaldamento visto che il numero otto rossonero, già ammonito, aveva chiesto la sostituzione per un problema fisico. Qualche cenno di dissenso c'è stato, ma nulla in confronto a quanto udito nei confronti di Mario, che purtroppo rimane il "bad boy" del nostro calcio. E allora, è facile andare avanti di carichi da 11 nei suoi confronti, costringerlo a sopportare più peso del lecito, novello Atlante designato suo malgrado a tenere sulle sue spalle, spesso e volentieri lui più di altri, la zavorra di frecciate che bene o male affligge un po' tutto il vituperato pianeta nerazzurro; insomma, una riproposizione, alle soglie del 2010, della figura del mitologico Titano che reggeva sulle proprie spalle la Terra. Ma state tranquilli, perché, avendo ormai capito la figura di Balotelli, questo peso non lo schiaccerà affatto. Come si dice, "ciò che non uccide, fortifica..."