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Mauro Icardi perduto

di Daniele Alfieri

"Della prima disobbedienza di Icardi canta, Musa Celeste...". Un John Milton applicato al calcio reinterpreterebbe così i suoi versi (nel 600 la Genesi vendeva più della Gazzetta). Qual è il 'peccato originale' di Maurito? Svogliatezza secondo alcuni, per altri le scarse qualità da bomber fino ad oggi ipervalutate, una Rolls-Royce troppo eccentrica e le foto con Wanda Nara secondo gli esperti. Ma a rendere più fragorosa la sua 'caduta' sono state le dichiarazioni rilasciate nel post Bologna-Inter: "Se mi arrivano i palloni faccio gol, sennò accontentavi dei miei tre centri", il messaggio non tanto velato che non è piaciuto a Mancini e supponiamo nemmeno alla società e ai compagni. Il tecnico e la squadra gli hanno risposto sul campo: anche senza di lui si vince, sia chiaro, sempre con gli 1-0 che pare che oggi non portino più 3 punti. Non bastasse il furto della titolarità (non c'entrano uova e farina sbattute sulla chioma del Mancio), si è aggiunto anche quello del costosissimo orologio Hublot dopo l'esclusione dalla sfida con il Genoa. Tutto va in prima pagina, così la desolazione dell'argentino, dentro e fuori dal campo, ha finito per oscurare il primato della sua Inter. Una squadra di cui si studiano ancora i mali, la mancanza di concretezza e di gioco, e il fatto che l'unico ad avere un alibi fosse Felipe Melo, che ha trascorso la notte in ospedale.

Orologi a parte, sono i gol che mancano a un bomber smarrito dopo una stagione che lo ha consacrato a 22 anni con il titolo di capocannoniere della Serie A. Mancini li attende speranzoso ("Farà i gol che ci serviranno"), chissà forse sapendo che la media realizzativa non è poi così lontana da quella dello scorso anno. Alla quindicesima giornata Icardi aveva messo a segno otto reti, tre di queste nel 7-0 contro il Sassuolo, due su calcio di rigore, altre due nel 2-2 piovigginoso contro il Verona che costò la panchina a Mazzarri e una infine inutile nel trionfo a San Siro di Stramaccioni, che però guidava l'Udinese. Se eliminiamo quindi la tripletta nella facile vittoria contro gli emiliani e i due penalty, guadagnati fra l'altro da Palacio e Kuzmanovic, scopriamo che sono solo tre le firme in quindici partite, una in meno rispetto alle quattro di oggi, e che effettivamente in ben dieci gare l'attaccante era rimasto a secco, scendendo sempre in campo. Numeri alla mano, mi allineerei a Mancini quando dice che Icardi non è un problema (eccetto per chi come il sottoscritto ha speso 81 magic milioni al fantacalcio).

In attesa del recupero del suo centravanti e anche senza, l'Inter si conferma comunque formazione da scudetto. Per vincerlo servirà tenere lo stesso ruolino di marcia avuto in questo inizio, approfittando magari degli impegni europei delle rivali. Mai abbassare la guardia nemmeno contro le piccole, come ci ha dimostrato il pareggio del Milan contro il Carpi, ma si sa, come direbbe Mihajlovic la squadra romagnola ha speso più dei rossoneri e Castori ha avuto più tempo. "I cavalli vincenti si vedono alla fine", ma per tornare in corsa al serbo potrebbe non bastare nemmeno un corso accelerato di ippica. La lotta al vertice finirà però per essere un discorso chiuso a sole tre squadre, come ci aveva svelato in uno dei suoi interventi al Corriere dello Sport la sensitiva bulgara Teodora Srefanova, dopo averne dibattuto con gli alieni (il video sul sito). Noi speriamo che l'Inter possa giocarsela a pieno titolo per il gradino più alto di questo podio guidata da un Icardi tornato diesel per inanellare "i gol che serviranno" nella seconda parte di stagione. Tra il Paradiso perduto di Milton e quello riconquistato sono trascorsi quattro anni, decisamente troppi per un bomber-capitano chiamato a essere il simbolo di una nuova impresa nerazzurra.


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