Mercato indecifrabile e trappole sul campo. Ma un dato solleva il morale
Oggi non è per nulla facile parlare di campo. Tra poche ore l’Inter scenderà in campo a San Siro contro il Cittadella, si tratta di Tim Cup e c’è poco da scherzare. Sarebbe fuori luogo nascondere il fatto che, senza le coppe europee, anche la competizione meno nobile del Triplete sia un obiettivo fondamentale per Mazzarri, alla prima nella Scala del calcio da padrone di casa. In questi casi, c’è solo un concetto che emerge: l’Inter ha tutto da perdere e poco, pochissimo da guadagnare. Perché anche un successo difficilmente sarebbe accompagnato da squilli di tromba, constatato il livello e il blasone dell’avversario. Le tossine a stelle e strisce saranno ancora percettibili nel giudizio post-match della critica, ma poco importa. Allo stato attuale, con un gruppo che sta cercando di trovare fiato e coesione, il risultato è l’unica cosa che conta. Per il resto, si prega di attendere.
Vincere e convincere, il binomio che ogni allenatore cerca per la propria squadra, è anche l’obiettivo ultimo del mister di San Vincenzo. Finora sono mancate entrambe le componenti ma chissenefrega. Il pallone che pesa inizia a rotolare oggi, alle 18.30 in un Meazza colmo di entusiasmo proveniente dall’est d’Italia (11 pullman da Padova, mica male). Lì sì che hanno tutto da guadagnare e saranno soddisfatti a prescindere, quanto basta per assicurarsi una prestazione libera di testa e di gamba, il rischio peggiore per l’undici ospitante. Pensare positivo dopo tante delusioni però è un obbligo morale, quindi mi auguro di godermi una bella partita e una prova convincente dell’Inter. E vincente, si chiaro.
Intanto, mentre il motore ricomincia a girare, mantengo una legittima perplessità sull’andamento del mercato in entrata (in uscita ormai sono rassegnato alle svendite). Nessuna sentenza, ci mancherebbe, ma a 15 giorni dal gong ancora non riesco a inquadrare bene le strategie di rafforzamento della squadra. Ok, non ci sono soldi e Thohir non ne sborserà salvo annunci roboanti ancora in tempi di compravendita (il mio euro sull’arrivo di Nainggolan è sempre sul tavolo). Isla dovrebbe essere ormai un discorso chiuso in favore dell’Inter, troppi i segnali positivi che arrivano da ambienti e personaggi vicini a questa estenuante vicenda. E poi c’è il ‘solito’ Taider, ipotesi a metà tra depistaggio e investimento per il futuro. Ok i due prestiti Rolando e Wallace, ma per migliorare questo gruppo, oltre alla mano di Mazzarri, serve uno sforzo in più. Altrimenti, incrociamo le dita e speriamo. Come sempre.
Mi piace infine sottolineare come, nonostante a livello di branding internazionale il marchio Inter non riesca a remunerare abbastanza (di qui l’apertura all’est del mondo), per i professionisti sia ancora una meta ambita. Pur giocando a carte scoperte e ammettendo un ridimensionamento finanziario significativo, il nerazzurro rimane un punto di arrivo per tanti calciatori. I casi più recenti: Dragovic, Wellington, Icardi, Isla, Osvaldo. Tutta gente che, pur potendo scegliere alternative più ricche, ha ammesso candidamente di preferire l’Inter per la loro carriera. Attestati di stima che la società non è riuscita o non riuscirà a ricambiare per tutti. I soldi saranno pochi, ma il blasone dell’Inter è ancora inattaccabile.