Mercato: nuovo asse e più nomi. Icardi, c'è un retroscena. Deki e 2 milioni a partita: non si può
Quanto è difficile tornare grandi. Pensare all'Inter di Eto'o e realizzare che andrà in scena l'Inter di Rocchi fa rabbrividire, con tutto il rispetto per Tommaso che è l'ultimo colpevole della grottesca situazione venutasi a creare nella disperata ricerca al vice Milito. Semplicemente, l'Inter fatica come l'Inter (quella vera) mai dovrebbe neanche tollerare. C'è un po' di sfortuna, un po' di colpe dei preparatori, un po' di colpe dell'allenatore, un po' di colpe della dirigenza, un po' dei medici e un po' dei giocatori. Un po' di tutti, peccato che la Champions League doveva essere la panacea di tutti i mali e invece diventa l'ennesima condanna a un'Inter che difficilmente potrà ricostruirsi. E di conseguenza, difficilmente potrà riscoprirsi grande. Se non con le famose operazioni intelligenti, vedi Kovacic o Juan Jesus, Handanovic o Palacio.
Già, perché la grandezza può nascere anche quando meno te la aspetti. Come quando arrivarono a Milano dal Genoa - non dal Real Madrid -, Thiago Motta e Diego Milito. La mente e il braccio delle imprese memorabili. E proprio a Genova si sta riaprendo un asse di mercato in queste settimane. Ma non con Enrico Preziosi, come fu negli anni scorsi. Questa volta è con la Sampdoria, la nuova alleata dell'Inter. Telefonate continue in questi mesi, ricomposta grazie al cambio di d.s. per la Samp (da Sensibile a Osti) la frattura dell'operazione Poli con mancato riscatto e tira e molla sul prezzo. Poi, l'accordo diventato realtà per Mauro Icardi. E un canale di collaborazione che va avanti. Perché il nuovo asse di mercato è già partito, da Milano a Genova si parla di tantissimi nomi. Alla Sampdoria piacciono da impazzire i gioielli giovani targati cantera Inter: richiesto Longo già da gennaio, primi colloqui per Duncan, offerta concreta per avere Mbaye e osservatori in tribuna per monitorare Bardi. Se ne sta parlando (anche di altri ragazzi), servirà tempo ma i colloqui sono sereni e positivi. Naturalmente, senza che l'Inter perda e lasci andare i suoi giovani migliori: prestiti secchi con diritto di riscatto della metà, nessun cartellino andrà ceduto per intero.
Tutti nomi che ballano nell'ambito delle contropartite per l'operazione Icardi, chiusa a 12,5 milioni come valutazione, ma non sono gli unici. Perché anche l'Inter ha chiesto informazioni su Simone Zaza, cannoniere della Serie B con l'Ascoli e di proprietà della Samp: è un ragazzo giovane, segna a raffica, ha il contratto in scadenza nel 2014. L'idea è di prenotarlo, parcheggiarlo a Genova per un anno dove sostituirebbe Icardi e poi portarlo a Milano. Un'operazione vantaggiosa per entrambe le società, il rapporto ormai si sta solidificando. Ma deciderà anche e soprattutto il giocatore, essendo sostanzialmente padrone del cartellino (difficilmente rinnoverà) e ambito anche dalla Juventus del ds Paratici che lo portò a Genova, e dal Milan di cui è simpatizzante da sempre. Una corsa ancora lunga, come quella per Vasco Regini: difensore a metà tra Samp e Empoli, l'Inter lo osserva da settimane e ha chiesto informazioni. Anche lui non rinnoverà con la Sampdoria e può essere un'occasione. Non è ancora diventata una trattativa, vedremo se lo sarà. Ma Juventus e Milan, anche in questo caso, sono già pronte a farsi avanti. Storie di sfide di mercato, come magari sarà ad agosto prossimo o nel 2014 quella per Pedro Obiang. Un ragazzino che nel cuore del centrocampo blucerchiato sta diventando grande. E che a Branca e Ausilio piace tanto. Con un nuovo asse di mercato si potrà costruire davvero tanto. A cominciare da Icardi, un affare già chiuso da gennaio.
Proprio Maurito è un promesso sposo con la valigia già fatta. Casa da scegliere nel centro di Milano, amicizia già sbocciata con gli argentini dell'Inter che ha sempre ammirato da mesi e per i quali ha rifiutato Napoli e altre destinazioni: voleva solo l'Inter che porta nel cuore e quel gruppo di connazionali che lo emozionano al solo pensiero. Come si è emozionato lo scorso mercoledì, Icardi, quando dopo quel Samp-Inter è arrivato da lui capitan Zanetti. Un paio di battute insieme, il sorriso sul volto di Mauro, la promessa di rivedersi presto. E un retroscena: maglietta scambiata, a Javier quella di Maurito e a Icardi quella del capitano che ha scritto la storia dell'Inter. L'anno prossimo potranno scambiarsela ogni domenica, volendo. Ma cambierebbe solo il nome dietro, perché entrambi saranno ancora nerazzurri. In campo, insieme.
Forse però senza qualche senatore dell'Inter che nel 2010 ha scritto la storia. Cambiasso non ha problemi, Milito neanche (nonostante il corteggiamento continuo del Racing che non si arrende), Zanetti giocherà ancora. Ma c'è chi è ancora in bilico. Walter Samuel non ha ancora deciso cosa fare del suo futuro. Questa volta vuole scegliere con calma, valutando la tenuta fisica verso fine stagione e solo a quel punto dando una risposta sul rinnovo del contratto per cui ha un'opzione esercitabile sin dallo scorso maggio. Chi dovrà sedersi a un tavolo con i dirigenti e valutare tutto, specialmente quell'ingaggio così pesante, è Dejan Stankovic. Dici il suo nome e il cuore nerazzurro inizia a battere, sacrosanto e incancellabile il passato. Ma il presente è un'altra storia. Quei 2,7 milioni con premi sono decisamente troppi. Quasi 6 milioni di euro lordi per le casse dell'Inter, praticamente poco meno di 2 milioni a presenza visto che fin qui Dejan ha collezionato 3 gettoni. Una stagione sfortunatissima, piena di infortuni e con due operazioni. Poi, le ricadute e la paura di rischiarlo. Il fisico che non ha aiutato un campione straordinario. Ma senza Champions, con i conti che non tornano, queste cifre non possono più esistere, essendo che c'è chi come Palacio guadagna anche meno. E a fine stagione è ora di tornare a discuterne. Che sia dei soldi per restare insieme o del futuro a prescindere, deciderà Stankovic di comune accordo con l'Inter. E con la societá ha giá iniziato a parlarne, in via informale. Ma così non si può più, come una volta. La riconoscenza resta e resterà sempre, il campione non si critica, i conti però parlano chiaro. E fin quando resteranno questi, tornare grandi - ma grandi per davvero - resterà un'impresa dannatamente difficile.